«Sì, mi ha sorpreso» di F. Poi.

«Sì, mi ha sorpreso» «Sì, mi ha sorpreso» Il pm Albertini: tutta colpa delle identificazioni difficili MILANO. «Il fatto c'è ed è grave, lo scrive anche il gip nella sua ordinanza. Ma nessuno dei venti bambini albanesi liberati in via Palizzi, riconosce il proprio aguzzmo». Bastano queste due frasi al pubblico ministero Bruna Albertini, per spiegare quell'improvvisa scarcerazione dei venti albanesi schiavisti, firmata dal gip Tacconi dopo appena una giornata di carcere, un giro di mterrogatori e un muro di silenzio inviolabile. Va bene dottoressa Albertini, ma uno dei bambini, il primo, ha riconosciuto chi gestiva il campo, chi era il capo, cosa erano costretti a fare... «Sì, il suo racconto era dettagliato ma non basta. Qui c'è un problema di riconoscimenti fotografici, c'è un problema di prova processuale. Anche il gip nella sua ordinanza di rigetto ammette che erano quelli, ma poi mancavano le prove». Colpa del giudice, allora? «No, ma come capita in questi casi, quando si tratta di indagini nei confronti di albanesi, senza fissa dimora, spesso senza documenti e con nomi fittizi, le identificazioni sono sempre difficili». Però... «Guardi, il gip non ha escluso che ci sia stato il fatto, che ci sia stato lo sfruttamento. Ma il codice parla di indizi gravi e soprattutto di identificazione certa degli imputati». Beh, a questo punto, a meno che l'accusa porti una prova inequivocabile, magari la foto di un albanese che spegne una sigaretta sul braccio di un bambino, la magistratura non può fare niente. E' così? «Non è vero, ci sono elementi d'accusa che possono essere rafforzati». E' troppo rigida la legge, allora? Questi bambini vengono poco tutelati? «Neanche questo è il problema. Le garanzie del codice valgono per tutti gli imputati, che siano italiani o che siano albanesi. Lo so che la cosa può essere difficile da capirsi, ma solo così diventa comprensibile la decisione del giudice». D'accordo, ammetta almeno che non se lo aspettava? «E' vero, non mi aspettavo il rigetto della richiesta di custodia cautelare in carcere. Però il lavoro continua». Più che altro, sembra destinato a ripartire da capo. Giusto? «Le indagini non si fermano qui. Valuterò se presentare appello o se chiedere altri atti d'indagine». Sì, ma intanto gli albanesi sono stati scarcerati, si sono già resi irreperibili... «Le misure cautelari le facciamo anche con i latitanti», [f. poi.]

Persone citate: Albertini, Bruna Albertini

Luoghi citati: Milano