Già in fuga gli aguzzini dei bimbi albanesi di F. Poi.

Già in fuga gli aguzzini dei bimbi albanesi Scarcerati perché le piccole vittime non sono state credute. An accusa: «Siamo davanti a bestie umane» Già in fuga gli aguzzini dei bimbi albanesi Milano: bufera sui giudici, Diliberto chiede le carte MILANO. Scomparsi nel nulla, a poche ore dalla decisione del giudice di non convalidare il loro fermo: i venti albanesi arrestati dai carabinieri per aver ridotto in schiavitù una ventina di bambini, hanno fatto immediatamente perdere le loro tracce. Diventa così un caso politico, il blitz dei carabinieri di venerdì scorso nell'ex raffineria di via Palizzi, le richieste di arresto formulate dal pubblico ministero Bruna Albertini e l'ordinanza che azzera tutto, firmata dal giudice per le indagini preliminari, Cesare Tacconi. Ieri sulla vicenda è intervenuto anche il ministro della Giustizia, Oliviero Diliberto, che al Tg3 ha assicurato: «Se sono stati scarcerati quegli albanesi, evidentemente non vi erano sufficienti indizi. Conto comunque di verificare le carte personalmente». «Nessuno di noi conosce le carte, conosce il fascicolo processuale. Se li hanno scarcerati, c'erano fondati motivi. Credo che dovremmo avere un grande rispetto dell'indipendenza della magistratura», non si sbilancia troppo, per ora, il ministro. Ma insiste sulla necessità di capire che cosa sia successo nel palazzo di giustizia milanese, perchè le foto dei piccoli schiavi albanesi fermi al semaforo, la confessione di uno di loro che ha raccontato la sua odissea e le percosse subite, perchè tutto questo sia finito in una bolla di sapone. E' l'ultima grana, che investe il palazzo di Corso di Porta Vittoria. E il ministro vuole capire, a fronte delle immagini sparate lunedì dai telegiornali, dei titoli di giornale sulla liberazione dei piccoli schiavi, visibili ad ogni semaforo o in quell'angolo di Quarto Oggiaro, dove i carabinieri sono inutilmente andati armi in pugno. «Quella dei bambini schiavi albanesi è una vicenda agghiacciante. Bisogna capire, interrogarsi e poi naturalmente intervenire per evitare che queste cose succedano», assicura il ministro del¬ la Giustizia, che non è il solo a parlare degli interventi che si debbono fare, per arginare il fenomeno, mentre dalla Puglia arrivano notizie di nuovi sbarchi di albanesi, di un nuovo esercito pronto a fare l'elemosina ai semafori. «Il giudice avrà avuto i suoi motivi. Ma sicuramente, carenze normative non ce ne sono», difende la legge il ministro dell'Interno Rosa Russo Jervolino. «La legislazione italiana contro lo sfruttamento dei minori è indubbiamente una delle migliori nel mondo. Il problema è quello di applicarla», non si sottrae dalla questione la responsabile del Viminale. Altre dichiarazioni dal mondo politico, sono più accese. «La decisione di quel giudice rischia di generare sfiducia nei cittadini», assicura Athos De Luca dei Verdi. «Uno Stato che non riesce a tenere in prigione gli schiavisti di bambini non può essere considerato uno Stato civile», tuona Sonia Viale della Lega Nord, ministro del governo della Padania. «Mettiamo in atto azioni severe e dimostrative nei confronti degli scafisti», aggiunge lei, proponendo misure drastiche. Che ad esempio la polizia possa aprire il fuoco contro i gommoni, quando fanno ritorno in Albania, dopo aver lasciato il loro carico di clandestini sulle coste pugliesi. «Certe bestie umane non debbono più circolare sul territorio», va giù duro contro gli albanesi anche Giampaolo Landi di An. «C'è un silenzio complice delle istituzioni», denuncia Elisa Pozza Tasca dell'Udr, vice presidente della commissione infanzia del Consiglio d'Europa. «A gennaio aggiunge Pozza Tasca - dovrò relazionare in Europa sulla condizione dei bambini in Albania: dovrò aggiungere una parte sulla schiavitù dei bambini albanesi in Italia». Ma che la normativa sia carente lo ammette lo stesso procuratore capo di Milano, Francesco Saverio Borrelli. [f. poi.]

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