Da Trieste una nuova speranza anti-cancro
Da Trieste una nuova speranza anti-cancro I ricercatori dell'Università: «In Olanda sono più ridotti i tempi burocratici per la sperimentazione» Da Trieste una nuova speranza anti-cancro Un farmaco sarà testato da 40 pazienti di Amsterdam DAL LABORATORIO ALL'UOMO STRIESTE I scrive Nami-A, si legge speranza. Almeno così auspicano, pur con molta cautela, gli inventori di un farmaco antitumorale frutto di una lunga ricerca interamente condotta a Trieste. A realizzarlo sono stati i dipartimenti di Scienze Chimiche e di Scienze Biomediche dell'Università Giuliana con il sostegno della Fondazione Callerio e della Polytech, una società di ricerca e di sviluppo del settore chimico-farmaceutico che opera nella cittadella scientifica dell'Area di Ricerca di Trieste. Ma che cos'è il Nami-A? E' un farmaco a base di rutenio, il più raro dei metalli del gruppo del platino, elemento chimico in grado di controllare le metastasi, tanto nei numero quanto nelle dimensioni. Non solo. L'azione che viene svolta da questa sostanza non è citotossica, non determina in altre parole la morte cellulare (che si attua invece nella chemioterapia). Riequilibra, invece, la produzione delle sostanze che favoriscono la moltiplicazione delle metastasi stesse. Controllandole e mibendole. Come ciò avvenga non è ancora del tutto chiaro neppure agli stessi studiosi, che tuttora stanno conducendo le ricerche. I risultati ottenuti dagli esperimenti sugli animali sono stati però così eclantati da provare a ottenere gli stessi effetti benefici sull'essere umano. Prima di cantar vittoria bisognerà attendere. Quanto ottenuto sino ad oggi in laboratorio consente però di essere legittimamente ottimisti. E di aver fiducia. Nei prossi¬ mi giorni il Nami-A verrà somministrato a 40 pazienti del «Netherlands Cancer Institute» di Amsterdam. Pazienti che hanno accettato di tentare la via delle cure sperimentali, dopo essersi lasciati alle spalle le terapie tradizionali, ma senza aver ottenuto alcun beneficio. Per loro, molto probabilmente, l'assunzione di questo farmaco rappresenta l'ultima spiaggia. Ciò che conta tuttavia è che almeno sulla carta questa sostanza non procura devastanti effetti collaterali. Per conoscere gli esiti di questa nuova battaglia al cancro bisognerà attendere comunque almeno nove mesi, il tempo necessario per stabilire i dosaggi massimi tollerabili dall'uomo. In questo arco di tempo ogni paziente verrà sottoposto a sei cicli di somministrazione via endovena del Nami-A della durata di una settimana ciascuno. «Fino ad oggi - sottolinea il professor Giovanni Sava, docente del dipartimento di Scienze Biomediche e della Fondazione Callerio - il Nami-A si è dimostrato particolarmente efficace sui tumori polmonari, patologie nelle quali sono state riscontrate riduzioni superiori al 90 per cento. Per arrivare alle fasi 2 e 3, che riguardano invece l'efficacia della terapia su una casistica prima limitata e poi più ampia, occorreranno almeno 4 anni di studio». Ma, mentre la ricerca si condurrà a Trieste, avamposto scientifico nello studio di farmaci antitumorali ricavati dagli elementi chimici del gruppo del platino, la sperimentazione varcherà inevitabilmente i confini nazionali. Perché? «Siamo arrivati fino ad Amsterdam e non in una città italiana solo perché all'estero la burocrazia è più snella spiega il dottor Alberto Perbellini della Polytech -. In Italia per effettuare la prima fase di sperimentazione sugli esseri umani bisogna aspettare molti mesi. Fuori dai confini nazionali bastano quattro settimane». Elena Marco
Persone citate: Alberto Perbellini, Giovanni Sava
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