Tv show, la Gruber fa discutere di Maria Corbi
Tv show, la Gruber fa discutere Tv show, la Gruber fa discutere Fede: «Ha ragione». Mentana: giudichi la gente ROMA. «I singolaristi perennemente critici rischiano di essere patetici». Firmato Pierluigi Celli, direttore generale della Rai. E subito qualcuno, l'Agenzia Italia, ha dato il nome di Lilli Gruber al destinatario, non citato, di queste parole polemiche visto che la giornalista del Tgl ha firmato lunedì su «La Stampa» un intervento critico sul modo in cui la televisione ha seguito i bombardamenti americani in Iraq. Un attrito in casa Rai subito ridimensionato, però, dallo stesso Celli che più tardi ha spiegato di non riferirsi alla Gruber. «Ho voluto sottolineare che se c'è gioco di squadra i risultati si vedono. Quando chiamo in causa qualcuno lo chiamo per nome», ha detto il direttore generale della Rai che pubblicamente non ha voluto esprimere giudizi sulla coperI tura televisiva data alla guerra del Golfo, ma che in una riunione di vertice ha sottolineato positivamente lo sforzo della macchina informativa della Rai e criticato alcune mancanze come, in qualche caso, l'assenza dei traduttori la sera del primo attacco americano. L'intervento della Gruber che ragiona sul ruolo avuto dalla televisione, tutta la televisione, in questi giorni, su ciò che avrebbe potuto fare e non è riuscita a fare, apre comunque un dibattito. Da Mediaset il direttore del Tg4, Emilio Fede, si dice d'accordo in linea generale con la Gruber tranne che per quello che lo riguarda. In «difesa» porta il testo di un articolo che uscirà sul settimanale «Diario» che lo promuove come «l'unico che ha avuto l'umiltà e insieme la professionalità, e forse la furbizia, di mettere le maiuscole alla Cnn rendendo un servizio di pura cronaca al telespettatore». Fede non risparmia critiche alla concorrenza: «Molti dei miei colleghi non sono in grado di fare questo mestiere. Il problema è di gestire la diretta anche con poche immagini». La Gruber sottolinea come fossero pochi gli inviati della tv sul «fronte», ma Fede risponde rammentandole che a molti giornalisti non è stato concesso il visto d'ingresso in Iraq. E che in ogni caso questa volta non si è trattato di «una guerra, ma di un attacco senza praticamente risposta». «E' anche mancata l'emozione - continua Fede - di avere sul campo di battaglia i "nostri ragazzi". L'altra volta tutti hanno seguito con apprensione la cattura di Bellini e Gocciolone, le immagini dei piloti nelle mani degli iracheni. La Gruber ha comunque ragione a dire che ci sono stati tanti bla, bla, bla, con speciali che avrebbero fatto meglio a non fare. Perché la gente si aspettava di vedere delle cose e di sapere cosa succedeva, di capire se gli obiettivi erano stati colpiti, se c'erano state vittime. Era inutile fare della filosofia. Io ho fatto la cronaca». Sempre da Mediaset Enrico Mentana, direttore del Tg5, cerca di tirarsi fuori dalla polemica innescata dall'articolo della Gruber: «Non spetta a me dire come ci siamo comportati. Io sono uno dei giocatori, non l'arbitro. Spetta ai telespettaori giudicare. E posso dire che visti gli indici d'ascolto la gente ha dimostrato che voleva essere informata e noi abbiamo lavorato venti ore al giorno per farlo». «Comunque - continua Mentana - questa volta è stata una cosa ben diverso dalla guerra del Golfo. L'attacco è iniziato improvvisamente ed è finito altrettanto improvvisamente. E in ogni caso per fare un dibattito serio bisogna analizzare cosa è stato fatto da tutte le televisioni, cosa non è stato fatto e cosa invece poteva essere fatto». Maria Corbi A sinistra Lilli Gruber Qui accanto Pierluigi Celli direttore generale della Rai
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