I' impeachment del cronista Twain di Franco Pantarelli

I' impeachment del cronista Twain I' impeachment del cronista Twain «Capitol Hill ammutolisce, l'accusatore incalza» IL PROCESSO A JOHNSON NEW YORK NOSTRO SERVIZIO La storia americana ha un solo precedente di impeachment: quello decretato dalla Camera contro il Presidente Andrew Johnson nel 1868. Contro Richard Nixon, infatti, il voto di impeachment non fu mai emesso perché lui si dimise prima. Andrew Johnson, poi, fu salvato dal Senato per un solo voto. Ma come andarono le cose? Ce lo racconta Mark Twain, che aveva già avuto modo esprimere la sua opinione sui politici («Non sono solo cibo per le risate, sono un intero banchetto») e che fu inviato a Washington dal «Chicago Republican» a riferire sugli avvenimenti. Il 13 febbraio del 1868 il primo tentativo repubblicano di cacciare Andrew Johnson fallisce e Mark Twain scrive: «In questa città, nel suo alloggio alla commissione della Camera per la Ricostruzione, si ò spento il nostro amato fratello Impeachment. Era malato di generale debolezza. Nei giorni scorsi le sue condizioni erano migliorate, tanto che tutti avevano sperato di vederlo presto camminare di nuovo, forte e sano. Ma purtroppo non si sa mai cosa un nuovo giorno riserva. E' accaduto che le infermiere, distrutte dalla continua vigilanza esercitata sulle condizioni del malato, a un certo punto si sono addormentate e oplà!, il collasso. Miss Bingham, sebbene più forte di Miss Stevens, chiamata familiarmente Thad, non si è presa la briga di fornite in tempo la medicina al malato e lui è morto». (John Bingham era il repubblicano «moderato» dell'epoca e Thaddeus Stevens era il nemico giurato di Andrew Johnson). Pochi giorni dopo, con il licenziamento di Edwin Stanton, il ministro della Guerra, da parte di Andrew Johnson, il tentativo di deporlo riprende e Mark Twain racconta la «resurrezione» del¬ l'impeachment. «L'eccitazione che quella notte pervadeva la capitale non aveva paragone dall'assassinio di Abramo Lincoln. L'aria era piena di voci e di paure. Ogni cervello tranquillo, sconvolto dalla sorpresa, vedeva fantasmi: anarchia, ribellione, sanguinosa rivoluzione... E nel mezzo dell'oscurità politica l'impeachment, quel corpo già morto, si alzò e ricominciò a camminare». L'indomani «quella parola, Impeachment, era sulla bocca di tutti. Prima delle nove c'era già una moltitudine davanti al Capitol. Aspettavano l'impeachment. Non sapevano con esattezza cosa fosse, ma avevano qualche generica idea. Forse sarebbe arrivato come una valanga, una tempesta, e magari il Capitol sarebbe crollato. Ogni tanto un membro della Camera si alzava con solennità, tutti si preparavano ad ascoltare le sue parole, ma lui aveva molto poco da dire». Poi però si alza a parlare Thaddeus Stevens. «In un momento, tutte le facce sono di nuovo piene di attenzione. Il vecchio, emaciato signore parla rivolto allo Speaker e quando finisce nell'intera Camera non si muove una foglia. Lui a quel punto legge la risoluzione che tutti aspettano e quando arriva al punto "Il Presidente degli Stati Uniti deve essere impeached..." le prodigiose parole hanno una tale solennità che i presenti sembrano inclini a pensare che la temuta tempesta stia per far crollare il soffitto pieno di dipinti. La figura spettrale dell'oratore, la tensione sul mare di facce, l'impressionante silenzio e la portata storica dell'occasione, facevano di quella scena la più drammatica che fosse mai stata vista al Capitol». Johnson, assolto dal Senato, riesce a finire il suo mandato. E quando lascia la Casa Bianca al suo successore Ulysses Grant, che poi sarebbe diventato famoso per le sue terrificanti sbronze e per aver guidato l'amministrazione più corrotta della storia, Mark Twain immagina il suo ad¬ dio. «Lasciando il mio incarico, sono fiero di poter guardare indietro senza rimpianti per come ho svolto il mio dovere. Violando diligentemente il mio giuramento, rendendomi ridicolo ad ogni occasione, insistendo caparbiamente negli errori, intralciando la legge, incoraggiando l'anarchia, ho spazzato via il disprezzo che all'inizio si provava per me. I fatti parlano da soli. Ho posto il veto alla ricostruzione, ho posto il veto alle libertà civili, ho abbracciato i traditori, ho perdonato gli assassini, ho sorriso al Ku Klux Klan, ho reso la parola Presidente sinonimo di rozzo. La mia missione è stata compiuta. Posso morire contento». La chiosa di Twain all'addio di Johnson è: «Non un occhio asciutto, né un cuore in pena. Quelle parole ispirate avevano eliminato ogni tristezza. Era mezzoggiorno e non c'era tempo da perdere. Uno dette le carte e ci mettemmo a giocare». Franco Pantarelli A sinistra lo scrittore Mark Twain cronista al primo caso di impeachment della storia americana. Sopra, il presidente Ulysses Grant. A destra Andrew Johnson che nel 1868 subì la procedura di impeachment ma fu assolto

Luoghi citati: New York, Stati Uniti, Washington