Netanyqhu cala il sipario: ma tornerò di Aldo Baquis
Netanyqhu cala il sipario: ma tornerò Israele alle urne in primavera, i nodi irrisolti della pace il leitmotiv della campagna elettorale Netanyqhu cala il sipario: ma tornerò IIpremier scioglie il governo, elezioni anticipate TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Israele va ad elezioni anticipate. Rimasto alla guida di un governo in fase avanzata di sgretolamento, il premier conservatore Benyamin Netanyahu ha ieri accolto la richiesta laborista di sciogliere la legislatura con due anni di anticipo dicendosi al tempo stesso fiducioso di godere tuttora di ampi consensi: se non fra i banchi del Parlamento, di sicuro - ha ripetuto più volte - fra la popolazione. Un anno di tenaci sforzi da parte del leader dell'opposizione laborista Ehud Barak (anche contro il giudizio dell'ex premier Shimon Peres, che ha a lungo aspirato a un governo di unità nazionale con Netanyahu «pur di salvare la pace») è stato premiato la scorsa sera in una Knesset sovraffollata quando 81 deputati hanno convenuto che è ormai necessario mettere fine al governo del Likud, 31 hanno votato contro e quattro si sono astenuti. La data delle elezioni (che dovrebbero aver luogo a marzo-apri¬ le) non è stata ancora fissata. Netanyahu è giunto al voto dopo aver impresso al governo una improvvisa virata a destra congelando la realizzazione degli accordi israelo-palestinesi della Wye Plantation all'indomani della missione mediorientale di Bill Clinton nella speranza di raccogliere il sostegno della destra radicale. E infatti la lobby dei coloni - che aveva aspramente denunciato quelle intese - si è prodigata in Parlamento per impedire la caduta del governo. Ma il Likud - lacerato dai contraccolpi degli accordi di Wye Plantation - è arrivato in ginocchio al confronto con i laboristi. Benyamin Begin (il figlio dell'ex premier, Menachem Begin) sta per lasciare il partito per guidare Tkumà, una nuova formazione di estrema destra. Il ministro della Difesa Yitzhak Mordechai (un pragmatico) minaccia pure di lasciare il partito dopo aver appreso dai giornali che il suo incarico è stato già segretamente offerto a un ex generale, Matan Vilnay. Anche l'ex ministro delle Finan¬ ze Dan Meridor lascia il Likud per agglomerare attorno a sé i moderati di centro, mentre due leader del partito finora vicini a Netanyahu il ministro delle Comunicazioni Limor Livnat e il sindaco di Gerusalemme Ehud Olmert - contestano ormai la sua leadership. La settimana scorsa anche il ministro delle Finanze Yaakov Neeman aveva espresso sfiducia nei confronti di Netanyahu rassegnando le dimissioni. Accanto al premier è rimasto ormai soltanto Ariel Sharon. Malgrado questi rovesci, il premier uscente ostentava ieri una ottima cera. In Parlamento ha argomentato che le prossime elezioni saranno centrate «sul tentativo consistente di Yasser Arafat di far crollare venti anni di accordi regionali quando pretende - ha sottolineato Netanyahu - di proclamare in modo unilaterale il 4 maggio 1999 uno stato indipendente con Gerusalemme per capitale». «Una cosa è certa: qualsiasi governo è preferibile per Arafat a quello guidato da me...», ha aggiunto beffardo, lasciando intendere che gli altri leader politici - molti dei quali con brillanti carriere militari alle spalle - rischiano di mostrarsi remissivi di fronte all'acerrimo nemico di Israele. Uno dei suoi rivali - il laborista Ehud Barak, ex capo di stato maggiore, pluridecorato - gli ha replicato subito per le rime sostenendo che le elezioni anticipate non sono state provocate da Arafat Icome sembrava di capire dal discorso di Netanyahu) bensì dai fallimenti del governo uscente nella politica estera, nella economia, nella educazione. Gli sguardi di Barak e di Netanyahu sono adesso puntati su una terza figura, ancora non entrata ufficialmente nella politica attiva: si tratta di Amnon Lipkin-Shahak, ex capo di stato maggiore, che si accinge nelle prossime settimane a fondare un partito di centro che gli faccia da motore propulsore verso la candidatura alla carica di premier. Nei sondaggi, il carismatico Lipkin-Shahak va fortissimo, supera Netanyahu, subissa Barak, malgrado non si sia ancora espresso su alcuna questione controversa. Nei giorni scorsi Lea Robin - la vedova di Yitzhak Rabin - ha tentato di convincere Barak e LipkinShahak ad unire le forze contro Netanyahu. Ma il secondo non accetta un ruolo subalterno perche progotta di creare un nuovo polo di centro, fra i laboristi e il Likud. Aldo Baquis afflmss Nella foto grande. Peres sotto un ritratto di Rabin. A sinistra Netanyahu. Qui sotto, il leader laborista Barak
Luoghi citati: Gerusalemme, Israele, Tel Aviv
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