La lunga notte dell'accordo

La lunga notte dell'accordo La lunga notte dell'accordo La mossa giusta del «regista» D'Alema LE TRATTATIVE SEGRETE E ROMA domenica. Il cielo sulla capitale è livido. Un pubblico esiguo e silenzioso si dirige all'Olimpico per lo scontro tra Lazio e Udinese. E intanto tutta la Roma che conta aspetta la «riunione segreta» decisiva per sbloccare il Patto Sociale che poco dopo la fine della partita inizierà a Villa Madama, proprio lì a mezzacosta sulla collina di Montemario. sopra io stadio e l'aulabunker del Foro Italico. Le macchine blu scivolano tra le curve dell'Olimpica proprio mentre sotto si sta facendo buio e gli ultimi tifosi laziali sfollano soddisfatti verso la stazione Lepanto della metro. Il ministro del Lavoro Antonio Bassolino arriva direttamente da Napoli, un po' dopo il presidente del Consiglio, un apparentemente rilassato Massimo D'Alema, che non mostra il disappunto per non poter assistere alla partita in posticipo tra l'Inter e la sua Roma. La «riunione segreta» è molto importante e vale qualche sacrificio. Quando alle 17 e 30 arriva puntualmente la delegazione confederale, la sala adibita a riunioni nella villa dei principi Farnese è occupata. L'autorevole delegazione del governo è ancora a colloquio con «i piccoli» - come li chiamano i confederali -, vale a dire Confcommercio, rappresentanze dell'artigianato... C'è un ritardo sulla tabella. In fondo è un ritardo felice, perché, grazie ad esso, D'Alema e i suoi decidono di ricevere Cgil, Cisl e Uil assieme alla delegazione confindustriale, cui era stato predestinato il turno successivo. La riunione unificata sarà a questo punto necessariamente più lunga, ma anche - è la speranza più decisiva. La speranza si realizzerà. Nella sala sono presenti, per il governo, D'Alema, i ministri Bassolino, Vincenzo Visco e Carlo Azeglio Ciampi, il sottosegretario Franco Bassanini e i due tecnici Nicola Rossi e Massimo D'Antona. Per i sindacati, ci sono i tre segretari confederali Sergio Cofferati (Cgil), Sergio D'Antoni (Cisl) e Pietro Larizza (Uil). Pre¬ senti anche due vice: Guglielmo Epifani (Cgil) e Adriano Musi (Uil). I rappresentanti della Confindustria sono quattro; Giorgio Fossa, presidente, Carlo Callieri (vice), Innocenzo Cipolletta (direttore generale) e Rinaldo Fadda (vicedirettore). Se i resoconti sono esatti, 16 persone in tutto. Gli addetti-stampa sono stati lasciati a casa perché, appunto, la riunione è «segreta». Per la verità, proprio mentre si aspettano i confindustriali, i sindacati cominciano a porre qualche problema al governo. Bassolino torna ad assicurare che interverrà su Bruxelles per tentare di recuperare il provvedimento pro-emersione delle imprese in nero, da poco fatto cancellare dall'Unione Europea. Poi Ciampi, coadiuvato dallo stesso Bassolino, deve rispondere sul blocco dei contratti d'area, di cui è ritenuto responsabile dai sindacati. Ciampi nega esista un congelamento, i sindacati ne dubitano e fanno l'esempio di Manfredonia. C'è appena tempo per impegnarsi a una verifica collettiva, quando entra la Confindustria e la riunione può cominciare. Sono da un po' passate le 18. Apre D'Alema, tranquillo ma grave: «Questo è un momento chiave per il Paese...». Si decide di affrontare subito il nodo più serio, quello dei livelli di contrattazione, sul quale le parti appaiono ancora molto lontane. Callieri ha delle cose da dire. Esprime la preoccupazione degli industriali per la salute delle aziende italiane, per gli effetti negativi che può avere sui loro conti l'introduzione della moneta unica. Insiste molto su questo quadro cupo, tanto che a un certo punto Ciampi perde educatamente la pazienza. Il suo intento è difendere i risultati raggiunti con l'accordo del 23 luglio '93 sulla concertazione: «Non vorrete mica sostenere che oggi le imprese sono più in crisi di 5 anni fa, spero». L'atmosfera si fa tesa. La discussione diventa difficile, anche perché si scopre che le posizioni sono in buona parte trasversali. D'Alema e Ciampi sono per mantenere più o meno i due livelli del '93, Bassolino e Callieri sembrano interessati a una proposta di D'Antoni: due anni di contrattazione nazionale e due di aziendale e territoriale alternati. Cofferati e Larizza propendono per la prima soluzione. Bassolino propone un documento, che però non funziona. Si è fatto tardi, è quasi mezzanotte. D'Alema prende la parola: «Una rottura su questo punto bloccherebbe tutto l'accordo. Poiché la soluzione del '93 ha funzionato a detta di tutti e non abbiamo trovato un'idea comune migliore, perché non lavorare su quella? Teniamoci quello che abbiamo». I sindacati ci stanno. La Confindustria è un po' più scettica, ma in fondo proprio la trasversalità dei dissensi favorisce i sindacati. E' l'I di notte. Si concorda di far circolare subito la parola «schiarita». Paolo Passarmi Ma prima Ciampi ha dovuto fare la voce grossa con la delegazione degli industriali Carlo Azeglio Ciampi

Luoghi citati: Bruxelles, Lazio, Manfredonia, Napoli, Roma