L'invasione dei gamberi americani di Leonardo Osella

L'invasione dei gamberi americani IN NORD ITALIA L'invasione dei gamberi americani MA chi l'ha detto che i gamberi d'acqua doli* sono scomparsi? Do mandatelo a chi vive nel Roero quella zona di Piemonte fra Car magnola e Bra; oppure a chi abita le sponde del lago d'Iseo, in Lombardia. Vi risponderanno che le rive lacustri o delle peschiere stanno franando rovinosamente proprio a causa dei gamberi che scavano gallerie e riducono il terreno a groviera. Per la verità non si tratta del gambero nostrano, quello che la nomenclatura linneiana qualifica come Austropotamobius paìlipes. Questo, raro era e raro ri mane, confinato in zone prealpine come la Valsesia e il Biellese, e la legge lo protegge vietandone l'uso culinario. I gamberi che sovrabbondane; sono di origine americana e la loro presenza dalle nostre parti si deve a tentativi, non andati a buon fine, di acclimatarli a scopo di allevamento. Almeno cos'i è sicuramente avvenuto per il Procarhbarus clarkii della Loui siana, un decapode neartico che si ò diffuso nell'Italia del Nord. «Questa specie - scrive Giovanni Battista Delmastro, che studia il fenomeno per conto del Museo civico di storia naturali di Carmagnola - colonizza in particolare un breve tratto del Rio Venesima, corso d'acqua tributario del Banna, che a sua volta confluisce nel Po, ed è sfuggi to da un'azienda agricola dove c'era un piccolo allevamento intensivo su scala sperimentale». II primo ritrovamento in Piemonte di questo animale è stato fatto nel settembre 1989: un esemplare piuttosto grosso, della lunghezza di 10 centimetri (può raggiungere al massimo i 15). Pochi mesi dopo furono esaminate alcune pozze d'acqua, piuttosto piccole, e con gli opportuni accorgimenti in una di esse, profonda 80 centimetri e con una superficie di 2 metri quadrati, ne vennero trovati ben 63, così classificati in base al sesso e alle dimensioni: un maschio di 112 millimetri, quattro femmine fra i 73 e i 65, sei tra 58 e 48 e 52 tra 40 e 26 nulli metri. Queste e altre successive osservazioni fatte provano che questi gamberi possono soppor tare condizioni estreme di prosciugamento idrico ed escursioni termiche dell'acqua che vanno dagli 0 ai 30 gradi. Nel frattempo altri ritrovamenti sono stati segnalati nel lago di Iseo. In questo caso si tratta di un'altra specie neartica, l'Orconectes limosus, originario del Maine e della Virginia e già acclimatato in Austria, Francia, Germania, Polonia e Svizzera. Fu catturato in Italia per la prima volta con reti a tramaglio nel 1991 a elusane da pescatori e guardapesca. Osserva ancora Delmastro, commentando le ricerche svolte in merito da altri biologi: «C'è il rischio che questi gamberi colonizzino gran parte del bacino padano, e questa è un'eventualità assai negativa: infatti il gambero americano, data la sua notevole aggressività, potrebbe causare non trascurabili squilibri ambientali nei nostri biotopi acquatici». Qltretutto pare oi mai assodato, secondo studi l'atti in Scandinavia, che le specie americane trasmettano come portatrici sane a quelle europee la «peste del gambero» (non patogena per l'uomo). E in ogni caso, come ha fatto osservare un altro esperto, Alessandro Mancini, a proposito del Procambarus clarkii, «si tratta di una specie in grado di danneggiare seriamente specie litiche pregiate, disturbandole soprattutto nel periodo della frega». L'Orconectes de] lago d'Iseo non vanterebbe neppure particolari benemerenze organolettiche e perciò anche l'eventuale promozione della sua cattura avrebbe uno scarso interesse economico. Quello dei gamberi importali è un altro esempio della dissennatezza con la qtiale spesso 1 uomo si muove a scapito della natura. E sì che la storia ha qualcosa da dire. Lo stesso Mancini scrive che già nel 1930 il Procambarus clarkii, importato in Giappone come cibo per la Rana toro (a sua volta allevata a scopo alimentare), portò soltanto danni e nessun beneficio. Altrettanto avvenne nel 1934 nelle Isoie Hawan, quando 400 individui di Procambarus importati si dispersero nelle campagne allagate e diventarono un terribile flagello, «divorando indiscriminatamente piante coltivate e non». Leonardo Osella

Persone citate: Alessandro Mancini, Banna, Delmastro, Giovanni Battista, Mancini