Ma i grattacieli servono ancora?
Ma i grattacieli servono ancora? DIBATTITO Ma i grattacieli servono ancora? // telelavoro riporterà le città a misure umane Pubblichiamo volentieri questa lettera che apre un interessante dibattito HO letto in TuttoScienze del 25 novembre l'articolo sui grattacieli più alti del mondo e in particolare sul World Financial Center di Shangai, alto 460 metri, nuovo primato mondiale. Sono stato a Shangai nel '96 e mi sono reso conto della drammaticità con cui si sviluppa questa città di 14 milioni di abitanti. Poteva essere l'occasione per introdurre nuovi concetti urbanistici, invece diventerà una delle tante metropoli assurde che affliggono il pianeta, e di cui conosciamo benissimo l'errore di fondo (crescita incontrollabile, dimensioni che determinano la morte della «polis», quartieri di qualità e socialità troppo diverse, inquinamento, problemi di sicurezza, di servizi, di viabilità). Gli amministratori di Shangai importano festosamente dall'Occidente modelli edilizi e urbani superati perché non hanno previsto i presumibili cambiamenti dovuti alle nuove tecnologie informatiche. Si parla ancora di centri di affari o commerciali, come ai tempi della Carta di Atene. Si pensi alla consultazione del 1992 per il centro di a Ilari di Lu Jia Zui: quattro milioni di metri cubi, il 70 per cento uffici, il 20% abitazioni e il 10% commerciali, gran consulto fra gli architetti Rogers, Poster, Perrault, Nouvel, Fuksas e Piano! Parliamo dunque dei grattacieli. Nascono alla fine dell'Ottocento e discendono dall'invenzione dell'ascensore, come giustamente fa osservare l'autore dell'articolo. E obbediscono a due necessità: sfruttare il terreno urbano e rendere possibile la intercomunicazione fra gli addetti dei grandi complessi terziari. Oggi noi diamo un significato molto diverso allo sfruttamento urbano, perché con il concetto della qualità della vita, concetto sviluppatosi solo dopo la fine della seconda guerra mondiale, il rapporto fra la superficie di cementificazione del suolo (con il correlativo insediamento umano) e quella dell'area a verde, si è modificato a favore di quest'ultima. Quindi, intorno a un grattacielo da 20.000 persone come quello citato, secondo la cultura urbanistica attuale bisognerebbe lasciare a verde almeno 20.000 metri quadrati al netto di strade, cioè un'area di 140 metri di lato. Si tratta di un mega edificio, con destinazioni simili a quelle previste dalla consultazione Lu Jia Zui: 70 per cento di uffici, che nei giorni festivi si svuotano, mentre il 20 per cento di prestigiosi appartamenti negli ultimi piani si svuo¬ ta perché i loro abitanti si godono i week-end. Per due giorni su sette l'edificio è vuoto salvo il 10% degli spazi commerciali: ristoranti, bar, negozi. In sostanza il 90 per cento dell'edificio è inutile per 2 giorni su 7. Ma la regione più seria per cui mi sembra che la tipologia del grattacielo e del concetto di centro di affari siano superati, è la caduta della sua originaria necessità di risolvere la intercomunicazione fra gli addetti dei grandi complessi terziari, che appunto oggi è largamente sostituita dall'informatica e da Internet. La velocità di diffusione di questi mezzi fa presumere che in un prossimo futuro il lavoro torni all'abitazione, e si ponga fine all'esodo casa-lavoro della fine del Seicento, inizio dell'industrializzazione, che appunto ha prodotto prima lentamente poi con una velocità cancerogena la formazione delle città industriali e poi le sempre più vaste concentrazioni metropolitane, con tutte le loro conseguenze sociali. Credo dunque ad un ritorno a degli insediamenti umani rinascimentali, cioè fine della metropoli, ritorno a città di 20/30 mila abitanti, sviluppate in altezza (non più di 120/160 metri), dove il lavoro si svolge all'interno della propria abitazione; abitazione/ufficio, abitazione/lavoro artigianato o a cottimo per grandi industrie. Ma se è valida l'ipotesi che il lavoro ritorna all'abitazione, quali altri motivi vi sono nel persistere ad alimentare la tipologia delle metropoli, dei grattacieli e dei centri finanziari? Resta l'orgoglio (discutibile) che il mio è più alto del tuo! Sergio Hutter Architetto .... . ... . ■ Architettura avveniristica nel centro di Shangai: qui è in progetto il grattacielo più alto del mondo. Ma hanno ancora senso queste costruzioni gigantesche nell'era del telelavoro?
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