VOLIAMO SUI TAPPETI di Marco Belpoliti

VOLIAMO SUI TAPPETI VISIONI VOLIAMO SUI TAPPETI Le giravolte della mente fm ROPRIO un periodo di «vacanza» (dall'io, se non pro; Wk prio dell'io) può essere il momento giusto per indirizzaci re la propria attenzione verso qualcosa d'«altro», per HV incontrare differenti «visioni» lontano dai consueti I j& modi di vedere la realtà, per poi ritornare alle faccende H quotidiane con uno sguardo differente (e non sarà movimento inutile). I visionari «non vedono oggetti, li visionano)), scrive Henri Focilion in Estetica dei visionarie altri scritti (a cura di Marco Biraghi) libro utile per ì^HLi conoscere il pensiero artistico di questo grande storico dell'arte, ma anche occasione per viaggiare dentro il fantastico e visionario, dal Medioevo a Piranesi. Nella splendida postfazione al volume, che aiuta a leggere questa come le altre opere di Focilion, Marco Biraghi richiama una frase tratta da Atlante occidentale di Daniele Del Giudice: visionario non è solo chi vede mostri, ma anche chi guarda ciò che non c'è «e tale visione, per precisione e densità, non è meno sconcertante». Opera visionaria («I visionari formano un ordine a parte, singolare, indeterminato») è anche Antichi tappeti orientali di Alois Riegl (a cura di A. Manai) studio mirabile di uno dei maggiori esponenti della «scuola di Vienna» che ha rivoluzionato la nostra idea dell'arte: fine della distinzione tra arti maggiori e arti minori, attenzione agli aspetti tecnici, insistenza sull'idea di stile, ecc. ; curato graficamente in modo ineccepibile, è un libro godibile e può essere letto con profitto anche dal lettore profano. Con II dio dell'ebbrezza, strenna economicissima ma di grande utilità, Elémi¬ re Zolla ci ha dato un libro indispensabile su più piani: per il notevole saggio sulla figura di Dioniso dall'antichità sino ad oggi, per l'antologia dei brani tradotti o ritradotti (una scelta sul tema dell'estasi procurata dalle droghe), ma anche un manuale per leggere la storia dei movimenti e delle personalità che hanno coltivato l'idea di trascendere il tempo attraverso la dilatazione della coscienza: «Qui il tempo diventa spazio». Libro da leggersi in parallelo con uno dei grandi classici della psichiatria moderna, La schizofrenia di Eugèn Minkowski, introdotto da un accuratissimo e penetrante saggio di Stefano Mistura; Minkowski ci mostra, attraverso la psicopatologia degli schizoidi e degli schizofrenici e l'autismo, come la malattia consista nella perdita di un contatto vitale con la realtà: l'esatto opposto del percorso delineato da Zolla, per cui il reale deve essere trasceso al fine di ritrovare davvero 1'«altra realtà», quella vera (ma c'è un punto in cui le due strade s'in- crociano: là dove gli stati estremi, patologici, volontari o involontari, rivelano il problema dell'«essere»). Ultimo libro di questo percorso visionario tra arte, religione e psichiatria, è il recente volume di Carlo Pasi, La comunicazione crudele, dedicato ai «grandi irregolari del linguaggio» in bilico tra ragione e follia: Baudelaire, Artaud, Bataille, Celine, Michaux, Beckett; bellissime le pagine sulla scrittura-sacrificio di Bataille e lo «specchio della crudeltà» di Artaud: un libro da leggersi con calma, in silenzio, una meditazione sul rifiuto di comunicare nella letteratura. Ultimo libro, vero jocker, anch'esso opera massimamente visionaria, è il romanzo di Antonio Moresco, Gli esordi, uno dei pochi eventi della letteratura italiana contemporanea, libro scritto con la lucidità della febbre, esempio di quella visione in cui il massimo dell'oggettività coincide con il massimo di soggettività: lì si visiona, non si vede. Marco Belpoliti 59. Vasi con fiori

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