REMEMBER '68 UTOPIA IN VETTA di Alberto Papuzzi
REMEMBER '68 UTOPIA IN VETTA MONTAGNA REMEMBER '68 UTOPIA IN VETTA Tra il Bianco e le Dolomiti NEL 1882 il viennese Karl Blodig, anni ventitré, iniziò una serie di scalate che avevano per obiettivo la collezione dei Quattromila delle Alpi. Mezzo secolo più tardi collezionò le vette n. 65 e n. 66. Questa mitologia alpinistica si rispecchia nel Grande libro dei Quattromila delle Alpi, frutto della collaborazione d'un giornalista e un fotografo, Damler e Burkhardt, già apparso otto anni fa in veste economica, oggi riedito in un grande formato, ricco di illustrazione. Qual è, invece, l'immagine moderna della montagna e delle scalate? La risposta è Millennium, curato da Marco Ferrari: i flash di sessanta fotografi, scattati negli Anni Ottanta e Novanta: balzano agli occhi un estetismo e un narcisismo che sono componenti fondamentali della visione attuale della montagna. Un vero regalo, in fondo al volume, le tavole panoramiche di Paul Helbronner, anno 1900, dalla cima del Bianco. Altri due libri strenna tendono a esplorare i significati leggendari degli spazi alpini. Alle grandi guide illustrate appartiene Dolomiti di Sesto e di Braies: Giovanni Cenaceli! racconta i sentieri dell'Alta Pusteria, dai paesaggi distesi che circondano il perfetto Lago di Braies a celebri topos della montagna come le Tre Cime. In cpjesto territorio di pellegrini e viaggiatori, si cimentò il britannico Paul Grohmann, grande iniziatore dell'alpinismo dolomitico. Di un mondo esotico e remoto, simbolo di asprezza e solitu¬ dine, ci parla Patagonia, anch'esso una brillante riedizione, a dieci anni di distanza dalla prima. Frutto delle esperienze di due straordinari viaggiatori e alpinisti, Buscaini e Metzeltin (anche coniugi), il libro percorre geologia e ambiente, storia e costume, ideologia e prassi, ricordi di arrampicata e documentarissima descrizione delle Ande patagoniche. Ma la vera strenna, soprattutto per chi non considera la montagna un mondo separato, potrebbe essere Nuovi mattini, un'antologia sul «singolare Sessantotto» degli alpinisti, a cura di Enrico Camanni. Il nuovo mattino era il titolo nel 1972 d'un articolo di Gian Piero Motti suda Rivista della Montagna. Indicava le trasformazioni d'un alpinismo che si liberava del peso delle tradizioni. Una New Age, che si esprimeva anche nei nomi delle vie, nell'abbigliamento hippy, nelle storie dei protagonisti d'una stagione rivoluzionaria, ma anche utopistica. In questa chiave, uscendo dall'ambito dell'editoria di montagna, un libro unico, capace di fondere storia e favola, empirismo e utopia, è L'uomo che piantava gli alberi, racconto di Jean Giono illustrato da Tullio Pericoli. Alla splendida storia dello scrittore francese, su un pastore dedito nella vecchiaia a rimboscare una brulla montagna, si affianca una storia per immagini in cui il pittore ricrea amorevolmente la natura, come anch' egli fosse impegnato a far germogliare gli alberi. Alberto Papuzzi 68. Ponte
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