PREDILIGO CHI NON SI ILLUDE di Giuseppe BertaPierluigi Battista

PREDILIGO CHI NON SI ILLUDE PRESENTE PREDILIGO CHI NON SI ILLUDE Da Aron e Bettiza a Arbasino TBL ™ ON è semplice identificare un luogo come crocevia simbolico di Wgà una vicenda storica in cui si riassumono i grandi dilemmi di una B Nazione. Questo compito è stato brillantemente assolto dallo I storico Giuseppe Berta che ha curato per la collana «L'identità w|, italiana» diretta da Ernesto Galli della Loggia per il Mulino il vo1& lume Mirafiori: Mirafiori, appunto, come emblema delle evoluWR zioni economiche, politiche, sociali, sindacali di un Paese entrato in un brevissimo lasso di tempo, e in modo tumultuoso, nelI ■ l'universo della modernità industriale. 1 Un Paese che ha parlato e continua a parlare un lessico politico variegato e multiforme. L'Ombra rossa di Enzo Bettiza, per esempio, offre una straordinaria galleria di personaggi e ambienti per comprendere i rapporti tra l'Italia e quella che Frangois Furet chiamava l'«illusione» comunista e per ricostruire la vicenda di un gruppo di intellettuali e giornalisti che con il Giornale di Indro Montanelli hanno fondato un'impresa politico-editoriale coraggiosa e controcorrente. Controcorrente come Raymond Aron, che del quotidiano montanelliano di cui Bettiza è stato a lungo condirettore era tra i più prestigiosi collaboratori e che ha tardato molto a entrare nel cuore della cultura politica italiana, refrattaria al messaggio moderato e liberale del grande intellettuale francese. Ora sono stati pubblicati gli scritti aroniani mai tradotti su Machiavelli e le tirannie moderne, inquadrati e spiegati in un lungo saggio del curatore Dino Cofrancesco. Nel profluvio di libri usciti in Italia per il trentennale del '68, merita una menzione il dialogo epistolare tra due protagonisti di quell'anno come Angelo Bolaffi e Erri De Luca che in Come noi coi fantasmi. Lettere sull'anno sessantottesimo del secolo tra due che erano giovani in tempo danno una rappresentazione non melensamente agiografica e non autoindulgente di quel passaggio cruciale per la fragile democrazia repubblicana. Una democrazia che in questi ultimi anni ha conosciuto la prova di una «rivoluzione giudiziaria» i cui meccanismi rivelano la crescita di un nuo- 8. Un cane e un orso vo potere, il potere dell'«opinione» e la tendenza del potere giudiziario ad assumersi improprie mansioni di «controllo della virtù», che viene descritto e giudicato da un libro di Alessandro Pizzorno, 71 potere dei giudici, occasione nel 1998 di molte polemiche. Chi invece volesse accostarsi a uno straordinario catalogo di tic mentali e luoghi comuni che ammorbano lo spirito pubblico di un Paese diventato preda di una nevrosi politically correct non ha che da rivolgerei ai Paesaggi italiani con zombi di Alberto Arbasino. Con un suggerimento: leggere poche pagine alla volta per gustare tutto il sapore di idee pericolosamente anticonformiste. Arbasino è nemico del tutto e subito. Pierluigi Battista vo potere, il potere dell'«opinione» e la tendenza del potere giudiziario ad assumersi improprie mansioni di «controllo della virtù», che viene descritto e giudicato da un libro di Alessandro Pizzorno, 71 potere dei giudici, occasione nel 1998 di molte polemiche. Chi invece volesse accostarsi a uno straordinario catalogo di tic mentali e luoghi comuni che ammorbano lo spirito pubblico di un Paese diventato preda di una nevrosi politically correct non ha che da rivolgerei ai Paesaggi italiani con zombi di Alberto Arbasino. Con un suggerimento: leggere poche pagine alla volta per gustare tutto il sapore di idee pericolosamente anticonformiste. Arbasino è nemico del tutto e subito. Pierluigi Battista 8. Un cane e un orso

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