STORIA D'ITALIA MA ALL'INGLESE di Angelo D'orsi
STORIA D'ITALIA MA ALL'INGLESE NOVECENTO STORIA D'ITALIA MA ALL'INGLESE Meno politica e più società Ltt IMPROBO tentativo, necessariamente discutibile (non esente da crudeltà), di stendere un regesto dei titoli '98 ^ meritevoli di essere scelti come doni (e di durare), parte da un volume, anzi un volumone, che solo tecnicamente è una novità. In effetti la Storia d'Italia dal dopoguerra a oggi di Paul Ginsborg non è altro che la somma tipografica, in bella veste, dei due tomi apparsi a distanza diquasi un decennio dedicati alla vicenda italiana dal '43 al '96. Si sono aggiunti un'appendice statistica e un utile indice analitico. Un libro dedicato a coloro che dicono di non amare la storia, pensandola come mia noiosa sequenza di fatti e date dell'ambito politico. Qui la politica viene dopo - spesso anche molto (talvolta troppo!) - la società: una storia da sociologi, o da antropologi, persino da psicologi che ci fa capire trasformazioni e persistenze dello scorso cinquantennio, fornendoci chiavi di lettura dei futuri possibili del fu-Bel Paese. Ancora un approccio non politico è quello che ci propone Giuseppe Berta; non si tratta di una vera storia della Fiat, la quale, a dispetto delle centinaia di titoli dedicati a singoli momenti o personaggi, è di là da venire, ma piuttosto di sondaggi condotti in chiave incrociata di storia dell'impresa (in particolare del management) e dei conflitti. Insomma una storia attenta al farsi e al disfarsi dei due soggetti-chiave, padronato e lavoratori, lungo un sessantennio cruciale che ha imposto la Fiat come il primo gruppo in¬ dustriale italiano. Manca nella ricostruzione di Berta il ventennio fascista, mancanza spiegabile essendo le relazioni industriali congelate sotto la cappa del corporativismo statalistico. Il fascismo costituisce invece lo sfondo ineludibile delle lettere che uno dei padri della Repubblica, Vittorio Foà, scriveva nella sua detenzione durata oltre otto anni, a Regina Coeli e a Civitavecchia. All'interno della ricca e variegata epistolografia carceraria deU'anttfascismo, questo corpus, notevolissimo anche per mole, ha tra l'altro, ai fini del budget dell'acquirente, il vantaggio di un prezzo contenutissimo (peraltro la veste non è gran che, per tacere della «cura», che lascia piuttosto a desiderare). Le cinquecento epistole ai familiari di Foà sono una miniera di spunti etici, esistenziali, politici e storici cui si può attingere come e quando si vuole. Un livre de chevet per tutti, o quasi. Così come è un memento il libro di Jay Winter sulla Grande Guerra. Inserendosi nella scia di contributi innovativi come quelli di Fussell e Leed, Winter analizza il modo in cui quell'immane massacro produsse cambiamenti culturali e antropologici nella vita e nella testa degli europei: quasi un messaggio in limine per i costruttori della nuova Europa unita. E in considerazione del fatto che tra le cause di contrasti sempre più emerge il fattore religioso, un breviario essenziale per chi non voglia abdicare all'uso della ragione è l'efficace ricognizione storica e teoretica di Edoardo Tortarolo sul laicismo: un'idea che oggi in Italia, particolarmente, è messa alla prova, e invitata dalle circostanze a uscire allo scoperto per difendere un bene di tutti: l'estraneità dello Stato all'ambito religioso, e la corrispettiva non ingerenza delle gerarchie ecclesiastiche, di qualunque chiesa, nella conduzione dei governi. Un invito a considerare «laicamente» le cose, a cominciare dalle proprie, private, e dalle relative sofferenze, ci giunge anche dall'Epistolario leopardiano, un eccezionale monumento letterario e filosofico che, anche in ragione dell'acribia dei curatori, Brioschi e Landi, e della sontuosità dell'edizione, ben merita uno sconfinamento extra moenia: il mio «jolly» dedicato a tutti gli indaffarati, i distratti e i frettolosi. Purché, naturalmente, possano permettersi la spesa. (Ma un cenone di Capodanno può costare anche di più...). Angelo d'Orsi // lutto della Grande Guerra come memento per l'Europa, una lezione dalle carceri fasciste, un manifesto per i laici non dogmatici 5. Fossa da morti
Luoghi citati: Civitavecchia, Europa, Fossa, Italia
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