MI BEVO BLOODY MARY di Giovanni Bogliolo

MI BEVO BLOODY MARY FRANCESI MI BEVO BLOODY MARY Con qualche sorsata di birra PER la cinquina francese propongo un classico, un romanzo, un giallo, un best-seller e un libro di poesie. Il classico è Marion Lescaut, la grande storia d'amore e di degradazione in cui l'abbé Prévost, raccontando le peripezie di una passione alle prese con le volubili disposizioni dei cuori e con le squallide necessità dell'esistenza, ha messo a nudo la fragilità dell'animo umano e l'impenetrabile mistero della Provvidenza. Senza tiritere moraleggianti però, o appena con quel tanto che gli serviva per contrabbandare, con due secoli e mezzo d'anticipo, quella che Silvia Ballestra, la giovane e spigliata traduttrice, trova «una storia assolutamente punk». l Il romanzo è in realtà l'insieme dei tre - Il grande quaderno, La prova e La terza menzogna - che Agotha Kristof ha dedicato a una cupa e ossessiva storia familiare e che l'editore Einaudi ha opportunamente raccolto sotto il comune titolo di Trilogia della città di K (pp. 380, lire 32.000): una storia di separazione e d'esilio, rifratta da coscienze e memorie tragicamente divergenti e filtrata da una scrittura di un nitore e un rigore impareggiabili. Il giallo è più esattamente un noir d'annata (1979) di quel formidabile inventore di storie e di linguaggio che s'è scelto come pseudonimo il nome di uno dei più celebri vilains della letteratura francese: Jean Vautrin. E per BloodyMary l'indicazione cromatica è molto più di una convenzione editoriale: nera è la vicenda e più nero ancora, anche se visto con occhi rassegnati e scanzonati, è il mondo in cui è ambientata. Il best-seller è, inevitabilmente, La prima sorsata di birra, il delizioso repertorio di piccoli piaceri della vita con cui Philippe Delerm ha inaugurato quel genere di scrittura ultraminimalista che un critico francese ha spiritosamente definito «menchenientista». Il libro di poesia è il punto più alto della meditazione lirica dell'invenzione fantastica che Joè Bousquet ha tratto dal suo letto di dolore: La conoscenza della sera (a cura di A. Marchetti), una raccolta di versi e di prose poetiche a cui la 14. Bott vertigine speculativa dei mistici medioevali e il ritorno nostalgico ai modi della lirica cortese concorrono a fornire febbrile sostanza di pensiero e arcane suggestioni formali. Come jolly, infine, una delle letture più vivificatrici di quest'almo: I contemporanei delfiituro, di Giuseppe Pontiggia (Ed. Mondadori, pp. 268, lire 29.000), una riflessione illuminante sull'abusata e fraintesa nozione di «classico» e un viaggio attraverso un centinaio di scrittori antichi e moderni, italiani e stranieri, che classici sono e soprattutto possono continuare a restare se, invece di costringerli a vestire a tutti i costi i nostri panni, sappiamo diventare noi, come c'insegna Pontiggia, loro contemporanei. Giovanni Bogliolo 14. Bottigliere

Persone citate: Agotha Kristof, Einaudi, Giuseppe Pontiggia, Jean Vautrin, Joè Bousquet, Philippe Delerm, Pontiggia, Silvia Ballestra