AL MARKET CON ZOMBI

AL MARKET CON ZOMBI I NUOVE AL MARKET CON ZOMBI Al cine con Lodoli Iletterati degli Anni Sessanta lamentavano (o meglio proclamavano) che il romanzo era morto. E forse avevano torto (interessante era comunque il gesto della proclamazione). I letterati degli ultimi Anni Novanta lamentano che i critici sono morti (sarebbe loro la colpa dell'assenza praticamente da sempre di un vero scrittore italiano nella graduatoria dei «dieci migliori») o che sono morti gli autori (incapaci di raccontare, perché questo sarebbe il loro compito, questi Anni Novanta). E certo hanno torto. E non perché non è vero che i critici attualmente in esercizio non siano granché o non è vero che il panorama complessivo della nostra produzione narrativa sia di color grigio, compito ma senza luce. Hanno torto perché mancano di ogni generosità intellettuale, di ogni doverosa curiosità che li induce a stare fermi (e comodi) dentro le loro lamentazioni o (vuote) indignazioni e gli impedisce di reagire, se non con un gesto di fastidioso rifiuto, davanti ai movimenti pur lievi (ma gli indizi sono sempre esili) che increspano la calma piatta del romanzo italiano. Perché non pongono mente al fatto che nel gran mare indistinto in quest'anno che sta finendo si sono segnalati almeno quattro testi narrativi certamente significativi non solo per il valore (piccolo o grande) che ciascuno di essi singolarmente possiede ma per la connotazione d'insieme che li marca, quel loro muoversi dentro una consapevolezza unitaria delle difficoltà che affliggono l'attuale cultura creativa italiana e l'impegno a cercare una linea di uscita comune? Sto parlando di Pueito Piata Market di Nove, di Pericle il Nero di Ferrandino, di II male naturale di Mozzi, di Dei bambini non si sa niente di Simona Vinci. Sono quattro autori (e testi) di diverso impatto e pregio ma in tutti è la voglia di fare altro; in tutti è il convincimento che non si scrive per non dire niente o per esercitarsi in compiti di bella scrittura; in tutti è ferma la persuasione che l'autoreferenzialità della letteratura (il dovere della scrittura di rispondere a se stessa) non è altro che il risultato di uno scontro delle parole con le cose da cui le parole escano vincenti nel senso che si fanno capaci di incamerare la realtà del mondo strappandola alla sua condizione di evento effimero. Sì, è" vero, i quattro testi si nutrono di assassini, stupri, droga e altre violenze d'oggi. Ma non è per questo che chiedono attenzione e presentano una indicazione comune. E' piuttosto per una uguale tensione linguistica, eticamente sostenuta, che produce (e si manifesta nel) la feroce semplicità della Vinci, la smagliatura ossessiva di Mozzi (che disfa le cose come si tirano i fili di una maglia), la lucidità rovente di Ferrandino, l'occhio stravolto di Nove. Né queste diverse esperienze di scrittura nascono dal nulla (o da riferimenti lontani). Vicino, vicinissimo è Arbasino (oramai grande ma lo era anche prima, bastava accorgersene) con l'ultimo Paesaggi italiani con zombi. Qui domina un linguaggio che non dà scampo, al quale nessun aspetto della realtà sfugge e ottiene perdono per i suoi compromessi, approssimazioni e fandonie. Anche qui è il linguaggio che sferza (attiva) il lettore e non la semplice denuncia della sporcizia dei giardini pubblici di Milano (che pure arma quel linguaggio). E così sono cinque i testi narrativi dell'anno per me di buona importanza. Ma poi c'è un sesto che non è un testo narrativo ma una rubrica settimanale di appunto un settimanale che esce il mercoledì. E' la lubrica di cinema di Lodoli sul Diario. E' da tempo che la leggo con godimento; ma il massimo (del godimento) è stata la recensione alla Leggenda del pianista di Tornatore, paragonato a una perfetta medicazione, eseguita da un chirurgo sopraffino, per una ferita che non c'è. Angelo Guglielmi sto di un racdigressivo, di atti sui docummaginazione ecolo e i mari tino che cerca sangue dei gemessa. sta però negli mo posto met, Favola delle n accreditato I.Sole no troppo fitto didi raccolte che smolto arrischiateticolare dello ZibRolando Damiancaci guide alla letstrevole di questaidee; e l'edizioneCampanella, a cumette di avvicinagregio commentopoesia di Campan

Persone citate: Angelo Guglielmi, Arbasino, Ferrandino, Lodoli, Lodoli Iletterati, Simona Vinci, Tornatore

Luoghi citati: Milano