FIOR FIORE DI MERINI di Giovanni Tesio

FIOR FIORE DI MERINI POESIA FIOR FIORE DI MERINI E tentati da Sereni ENTRE in Inghilterra la Oxford University Press decide di chiudere con la sua collana di poesia, sbattendo la porta in faccia a un bel numero di poeti prestigiosi, la vera strenna è che gli editori italiani non siano giunti a tanto, hi tempi di fretta e di profitto, tocca alla poesia illuminare i nostri passi più che alla cometa la via del presepio. A cominciare dall'antologia Fiore di poesia con cui Maria Corti ha colto per Einaudi il fior fiore della poesia che Ada Merini ha scritto in quarantasei anni. Una violenta rappresaglia in versi contro gli indulti del vivere. Un percorso poetico, che parla di cuori zingari, di oltraggi sublimi, di bellezze corporeali, di gioia pura, di erotismo dilaniato, di delirante «diversità». E della struggente nostalgia di un «altro» Eden. La stessa nostalgia a cui rimandano, con voce naturalmente diversa, i due recenti «Meridiani» che Mondadori ha riservato a Giorgio Caproni e a Ma¬ rio Luzi. All'Opera in versi di Giorgio Caproni, cittadino di tre città (Livorno, Genova, Roma), la coerenza di un viaggio narrativamente affabile e mitemente cerimonioso, che s'inoltra sempre più per sottrazione - fino agli estremi limiti epigrafici del laconismo in un verso - nell'enigma esistenziale del vivere la più vertiginosa forma di esili e di assenza. All'Opera poetica di Mario Luzi, cittadino di una città sola, quella del Giglio, i tempi di una vocazione precoce che, tra inquietudine e solennità, non cessa mai di cercare il punto d'equilibrio di un'esperienza vissuta come interrogatorio «Senza fondo e senza fine». Sicuramente periferica, anche se singolarmente esatta, la voce di Giampiero Neri, che in Teatro naturale raccoglie i versi di un'intera vita, stringendo in un libro esiguo i pochi dintorni di un viaggio domestico costantemente in cerca di domande essenziali. Mentre può riuscire altrimenti marginale il consiglio del libro grosso con cui il settantaquattrenne Cesare Ruffatto, già medico radiologo, ha raccolto da Marsilio sotto il titolo sottilmente provocatorio, Scribendi licentia, «la maggioranza dei testi poetici in dialetto padovano» scritti negli ultimi dieci anni. A far da jolly, senza venir meno al recinto della poesia, un libro di nuovo e per più versi totale. Ancora da Mondadori, La tentazione dellaprosa, di Vittorio Sereni. Tentazione non minore che, pur godendo di un'ampia autonomia, fa da canone e sinopia alla tentazione per eccellenza maggiore. Il libro dei «diari» e delle prose di un poeta che ha fatto della prosa il maggior nutrimento della sua poesia. Un libro di trent'anni, come dimostra YIntroduzione di Giovanni Raboni, che non basta un anno solo ad esplorare. Giovanni Tesio

Luoghi citati: Genova, Inghilterra, Livorno, Roma