Un '99 insidioso per Wall Street

Un '99 insidioso per Wall Street Le previsioni danno il Dow Jones a 9500. Ma c'è chi scommette su quota 12 mila Un '99 insidioso per Wall Street Gli analisti: «Crescerà dell'8,4%» MILANO. Tra il Toro e l'Orso, i guru di Wall Street scelgono il Torello. 150 maggiori analisti del mercato borsistico Usa hanno guardato nelle loro sfere di cristallo e hanno visto per il Dow Jones un 1999 di crescita contenuta nei limiti di un 8,4% che non entusiasma, ma che comparato con i diffusi allarmi di crack globale non è neanche da buttar via. Mediando fra le loro valutazioni, dalla quota 8823 che fa da base (alla data dello scorso 15 dicembre) l'indice dovrebbe salire a 9268 in giugno e 9567 a metà dicembre '99. Le valutazioni sono comunque molto variegate, al punto che Elaine Garzarelli, divenuta famosa per aver previsto lo «sboom» del 1987, scommette addirittura su un clamoroso balzo a 12000, mentre il meno noto Robert F. Dickey punta su un deprimente 6800. Tra i due estremi prevale comunque la prudenza. Un anno da 6+. Perché i guru sono così poco ottimisti sul futuro prossimo della Borsa di Wall Street? I fattori principali rilevati da una inchiesta di Business Week sono la crisi asiatica (con le code russa e sudamericana) e la conseguente saturazione globale degli impianti produttivi, e più in particolare, all'interno dei confini statunitensi, un mercato del lavoro molto teso che rischia di erodere i profitti aziendali. La media delle previsioni segna infatti per questi ultimi un modesto balzo del 3,5%. Tuttavia, va sottolineato, su entrambi questi i fronti c'è qualche speranza di miglioramento ed è per questa ragione che la maggior parte delle previsioni su Wall Street non volge decisamente al negativo. Il Far Fast potrebbe riprendersi nella seconda metà dell'anno e quanto ai lavoratori americani, persino le spremutissirne imprese Usa hanno ancora un po' di spazio per il «downsizing» (cioè le razionalizzazioni e' i licenziamenti) così da tener su i profitti, e dunque i corsi dei titoli. Secondo Ned Relay di BankBoston le imprese Usa procederanno ancora quel poco che è possibile su questa strada, già così battuta, e questo aiuterà il Dow Jones a superare quota 10.000. Un altro ottimista è Man Roness (Jw Genesis Securities) che punta su quota 10500 e illustra la sua previsione con un bellissimo biglietto da visita: è l'unico stratega di Borsa ad avere azzeccato esattamente, l'anno scoreo, il valore degli indici Dow Jones e Nasdaq (quest'ultimo è specializzato nelle piccole imprese) al 15 dicembre '98. La sua aspettativa per Wall Street nel '99 equivale a un balzo del 19 per cento. A rendere la maggior parte degli analisti prudente, piuttosto che pessimista, è anche la fiducia che la Federai Reserve continuerà ad abbassare i tassi di interesse, come ha fatto ripetutamente alla fine di quest'anno, per contrastare un possibile rallentamento dell'economia americana. C'è ampio margine, perché il tasso di interesse fissato dal presidente Greenspan è ancora ben più alto di quelli europei (lo era anche prima del recente calo concordato a livello continentale). Hugh Johnson di First Albany sottolinea che durante le due presidenze Clinton l'autorità monetaria Usa è già stata regista di un brillante wBm «soft landing» dell'economia e che «ha in mano tutte le leve per pilotarne con successo un secondo». Quanto alla turbativa dell'ùnpeachment di Clinton, gli analisti sono stati sondati prima che venisse votato, ma le prime reazioni di Wall Street segnalano un'assoluta mancanza di preocupazione. «Finché restano al Tesoro Rubin e alla Fed Greenspan, gli mvestitori staranno tranquilli: non cambia nulla», ha detto Stephen Soukup di Prudential Securities. L'impeachment «non altererà minimanente» la politica economica di Bill Clinton, secondo Edward Kerschner di Paine Webber. E per James Paulsen, di Nor- west Investment Management, «ai fini borsistici l'impeachment è assolutamente un non-evento». Nemmeno le eventuali dimissioni di Clinton cambierebbero il quadro, perché il vicepresidente Al Gore che gli succederebbe è considerato un suo «clone». Gli unici che potrebbero davvero far festa in caso di destituzione di Clinton, suggerisce con malizia Charles Gabriel (un altro di Prudential), sono i titoli del tabacco e della sanità privata, ('due settori sul libro nero di Clinton». Questo introduce la questione dell'analisi per settore. Dato che sono i profitti aziendali a determinare, in gran parte, le performance borsistiche dei titoli, vale la pena di dare un'occhiata a com'è comparto per comparto in Usa nel '98 e a come si prevede che vada il prossimo anno. E' stato un 1998 da boom per le industrie del tempo libero (+708%) e dei servizi sanitari (+338%) mentre nel settore dei metalli non ferrosi si è registrato un 65% e per carbone, petrolio e gas un -46%. Male anche per i pezzi di ricambio per auto (-39%), che invece dovrebbero fare la parte del leone nel '99 (+113% la previsione). Maglie nere, fra un anno, dovrebbero risultare i servizi petroliferi (-9%) e l'acciaio (-4%). Per concludere, va sottolineato che l'anno scorso i guru di Wall Street hanno sbagliato per difetto, collettivamente, le loro previsioni '98 di un buon 4,5%. In campo borsistico succede quasi sempre che la realtà si mostri, a posteriori, migliore delle previsioni. Pare che ci voglia più coraggio a scomettere su un Dow Jones a quota 12.000 che a 6800. Perché chi, a conti fatti, avrà errato per eccesso verrà bollato da scriteriato ottimista, mentre chi sbaglierà nella stessa misura per difetto figurerà lodevolmente prudente. Se il passato insegna qualcosa, si può azzardare che Wall Street nel '99 farà meglio del + 8,4%. [lui. gra.] Fiducia nell'azione della Federai Reserve «L'impeachment? E' un non-evento» Il presidente della Federai Reserve Alan Greenspan

Luoghi citati: Albany, Milano, Usa