Ocalan, bocciati gli 007 italiani di Giovanni Bianconi

Ocalan, bocciati gli 007 italiani Dura requisitoria del Comitato parlamentare di controllo: scarsa efficienza dei Servizi Ocalan, bocciati gli 007 italiani «Non informarono il governo» Ufi ROMA. L'inchiesta sul «caso Ocalan» è finita, e le conclusioni non sono certo rassicuranti. Che cosa hanno fatto i nostri 007 per prevenire lo sbarco di «Apo» in Italia? Poco o niente, risponde il comitato parlamentare di controllo sui Servizi segreti (Cis) che scrive: «Una volta profilatasi concretamente la possibilità dell'arrivo di Abdullah Ocalan in Italia, i Servizi di informazione e sicurezza non hanno assicurato all'Esecutivo un quadro conoscitivo adeguato delle possibili conseguenze di tale evento». Ci si è limitati ad un lavoro di routine, mentre secondo il Cis «la delicatezza del problema avrebbe sicuramente richiesto l'attivazione di canali di collaborazione tra i Servizi collegati, anche ai massimi livelli di responsabilità dei Servizi stessi». Tutto questo non è avvenuto, e il Comitato mette in guardia il governo: «il grado di efficienza dimostrato» dagli 007 in un caso tanto delicato «non ha corrisposto alle aspettative; inoltre è ora che in sede di riforma (ormai non piii procrastinabile) della legislazione in materia, si provveda a definire con maggior precisione il compito dei nostri Servizi di sicurezza». La netta bocciatura è contenuta nelle dieci pagine di relazione conclusiva del comitato presieduto dal deputato di Forza Italia Franco Frat.tini e approvata venerdì scorso all'unanimità. E' la sintesi del lavoro svolto con le audizioni del vicepremier Mattarella e del ministro della Difesa Scognamiglio, oltre all'acquisizione di alcuni documenti. E le sorprese non mancano. Tanto per cominciare si scopre che quanto disse D'Alema alla Camera il 17 novembre scorso - e cioè che in seguito ad informazioni diplomatiche sul possibile arrivo di «Apo» in Italia il governo aveva allertato gli apparati di sicurezza - non è vero. Quando il 12 ottobre un funzionario dell'ambasciata turca in Italia si recò al ministero degli Esteri per riferire «in termini dubitativi ed ipotetici» sui possibili spostamenti di Ocalan, la Farnesina avvisò il ministero dell'Interno, l'Interpol e il ministero della Giustizia perché i turchi richiedevano l'arresto e l'eventuale estradizione del capo del pick. Nessuna notizia, invece, fu data alla presidenza del Consiglio, che avrebbe potuto attivare gli organismi informativi. Non fu avvisato il Sisde e nemmeno il Sismi. Di qui il richiamo del Cis al governo su una più attenta circolazione delle informazioni fra le varie «amministrazioni dello Stato». Sul «caso Ocalan» il Sismi si attivò da solo, più tardi, attraverso la lettura dei giornali turchi e russi che ipotizzavano la presenza eh «Apo» a Mosca. Furono elidesti lumi agli 007 dell'exUrss, ma senza risposte. Dopo venti giorni di «buco» si passa ad un'infomativa del Cesis (il comitato di coordinamento tra Sisde e Sismi) datata 11 novembre, la vigilia dell'arrivo di Ocalan in Italia. Lì si avvisa che il leader del pkk starebbe per lasciare Mosca, e che mia delle possibili destinazioni sarebbe l'Italia; Sismi e Sisde vengono hivitati «a fornire ogni utile e tempestiva informazione circa i sui eventuali spostamenti». Più veloce delle ulteriori notizie è Ocalan, che il giorno dopo arriva in Italia e viene arrestato. A quel punto il Sismi protesta con Mosca, e la risposta è che effettivamente il 9 ottobre, «un uomo i cui tratti somatici corrispondevano alla fisionomia del leader curdo, e dal nome Abdullah Sarikurd» era entrato in Russia. Ma ormai se n'era andato, su un volo Aeroflot per Roma dove è salito senza biglietto e senza che il suo nome comparisse sulla lista passeggeri. Dunque molte cose si potevano sapere ancora prima della nota verbale consegnata dai turchi alla Farnesina, e il Cis segnala «la situazione di evidente carenza» nella collaborazione tra 007 italiani e russi. Inoltre, in tutta la vicenda «non risulta'essere intercorso alcuno scambio informativo tra gli apparati di sicurezza italiani e quelli turchi». In conclusione «la rete di contatti con i Servizi dei Paesi stranieri coinvolti nella vicenda non ha prodotto risultati», e tutto s'è risolto con la lettura dei giornali esteri. «La ricerca intelligence non ha avuto un ruolo significativo», e il Comitato lamenta che di fronte alla scarsa collaborazione dei colleglli stranieri il Sismi non abbia saputo fare altro che «insistere presso le sedi già inutilmente compulsate e proseguire nella rilevazione delle notizie di generale fruizione», cioè le informazioni pubbliche. Sul «caso Ocalan» - che ieri il ministro degli Esteri Dini s'è augurato possa concludersi «al più presto» - gli 007 hanno fallito. Ma andando avanti così, ammoni¬ scono i parlamentari controllori, l'Italia sembra destmata a perdere anche le prossime partite hi campo internazionale, dove il confronto avviene con strutture molto più organizzate: «Restano perplessità sull'idoneità degli organismi hiformativi italiani a rendersi indipendenti sul piano dell'acquisizione diretta delle mformazioni, pur se svolta in contesti assai complicati (quali ad esempio quello russo) e caratterizzati dalla presenza di apparati di intelligence assai strutturati ed evoluti». Giovanni Bianconi «Insufficienti scambi tra il nostro apparato di sicurezza e quelli di Turchia e Russia» «E' ora che la riforma provveda a definire con precisione i loro compiti» Ufi Qui sopra il ministro degli Esteri Lamberto Dini A destra il leader curdo Abdullah Ocalan