Il supplizio di Clinton passa al Senato di Andrea Di Robilant

Il supplizio di Clinton passa al Senato In pubblico il presidente continua a mostrarsi sereno e va a messa con la figlia Chelsea Il supplizio di Clinton passa al Senato L'accusatore repubblicano Loft: andremo fino in fondo WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ora che la Camera ha «incriminato» il Presidente e che lui non ha intenzione di dimettersi, il dramma dell'impeachment si sposta al Senato,.dove sono già cominciati i preparativi per il processo a Bill Clinton che comincerà a gennaio. I riflettori si sono improvvisamente accesi sul nuovo personaggio-chiave di tutta questa vicenda. Dopo il procuratore Kenneth Starr, dopo il presidente della commissione Giustizia Henry Hyde, adesso è l'ora del senatore Trent Lott, repubblicano del Mississippi e leader della maggioranza al Senato. II futuro di Clinton - e della presidenza - è in larghissima misura nelle mani di quest'uomo dai vestiti attillati e dall'aspetto curato, sempre garbato ma incapace di celare il suo disprezzo profondo per il Presidente. Perché alla fine sarà lui a decidere se il processo a Clinton andrà avanti fino in fondo oppure se ci sono ancora spazio e tempo per un compromesso. «Questa storia ha bisogno di un eroe che emerga dal pantano», scriveva ieri il New York Times. «E ci piacerebbe vedere il senatore Lott ambire ad un ruolo da protagonista in tutta questa vicenda. Ma nessuno è in grado di prevedere se davvero saprà essere all'altezza della sfida che ha davanti oppure se soccomberà a quella sua vena maligna cresciuta negli anni». Molti ancora sperano che al Senato - un'assemblea infinitamente meno rancorosa della Camera, dove si respira l'atmosfera di un circolo - democratici e repubblicani possano mettersi d'accordo su una risoluzione di censura che eviti il trascinarsi di un lungo processo a Clinton. Tanto più che il Presidente, nonostante il voto della Camera a favore dell'impeachment, continua a godere l'appoggio della popolazione. Un primo sondaggio della Nbc dava ieri un indice di gradimento addirittura superiore al 70%. Un altro sondaggio, della Cnn, confermava che il 66% della popolazione respinge l'ipotesi-dimissioni e vuole che rimanga alla Casa Bianca. Ma nulla in tutto quello che Lott ha detto finora lascia pensare che il processo non comincerà quando il i Senato tornerà a riunirsi il 5 gennaio. «Non ci sarà alcuna trattativa prima del processo», ha messo in chiaro il senatore. «Andremo avanti come previsto». La parola-chiave, in questo caso, è «prima» - cioè prima del processo. Perché sia la Casa Bianca che i vertici dei due partiti già si muovo¬ no dietro le quinte per saggiare la possibilità di un compromesso, nella forma di una pesante censura del Presidente, da raggiungere dopo che il processo avrà preso inizio. La Casa Bianca ha già messo in movimento niente meno che George Mitchell, ex leader della maggioranza al Senato e gran mediatore della pace in Irlanda - un uomo di enorme prestigio e di grande abilità diplomatica. Per parte repubblicana, si era mosso la settimana scorsa l'ex leader repubblicano del Senato e candidato presi¬ denziale Bob Dole. I sostenitori di una soluzione di compromesso al Senato sono numerosi, sia tra i democratici che tra i repubblicani. Ma non è affatto detto che ce la facciano, perché la destra repubblicana sembra decisa ad andare fino in fondo con il processo - e Trent Lott, che tiene in pugno l'agenda del Senato, fa parte di quel gruppo. C'è un altro motivo che scoraggia grandi speranze sulla possibilità di un compromesso: Trent Lott ha finalmente ottenuto il suo momento sotto i riflettori e non ha al- cuna voglia, spiegano fonti al Senato, di farsi mettere in ombra da «vecchi ambasciatori» come Bob Dole e George Mitchell - uomini che appartengono ad una stagione politica ormai lontana. In teoria se il processo andrà fino in fondo Clinton dovrebbe spuntarla - ci vuole una maggioranza dei due terzi, 67 senatori, per condannare il Presidente e cacciarlo dalla Casa Bianca, e i repubblicani ne hanno solo 55. Ma alla Casa Bianca preferirebbero non arrivare alla conta dei voti: «L'andamento di un processo è imprevedi- bile e tutto potrebbe finire fuori controllo». Ieri Clinton è andato a messa con la figlia Chelsea. Il celebrante ha fatto un accenno all'impeachment, osservando che «questa settimana è stata incredibile, è accaduto di tutto». Prima di entrare, il Presidente aveva subito la contestazione di un dimostrante che gli ha urlato: «Accidenti a te per quello che hai fatto al Paese. Per il bene del mondo: dai le dimissioni». Ma si riferiva all'attacco all'Iraq. Andrea di Robilant dll id (di bbi d i li di i La copertina del settimanale «Time» dedicata a Starr e Clinton, nominati «i due uomini dell'anno» Nella foto grande, il presidente americano con la figlia Chelsea alla messa domenicale

Luoghi citati: Iraq, Irlanda, Washington