La guerra segreta contro Saddam

La guerra segreta contro Saddam Uomini dei reparti speciali sono in Iraq con un arduo compito: eliminare il dittatore La guerra segreta contro Saddam Commando infiltrati puntano su Baghdad IL generale Henry Shelton, capo di stato maggiore della Difesa americana e il ministro della Difesa William Cohen hanno fatto il bilancio della operazione Desert Fox. I risultati, secondo i vertici del Pentagono, «sono stati soddisfacenti». Ma Saddam Hussein, il dittatore iracheno, è ancora lì. Quando è sparita la polvere dei bombardamenti è riemerso di nuovo 0 volto del dittatore. Gli analisti dei servizi segreti, che hanno esaminato la faccia di Saddam in tv, hanno riscontrato una beve paresi facciale, unico danno provocato dalla tensione, dalla fatica e dai bombardamenti di questi giorni. L'intervento bellico angloamericano non si proponeva la eliminazione di Saddam ma solo l'indebolimento dell'apparato militar-industriale, spionistico e delle telecomunicazioni in Iraq, oltre che un colpo duro alla Guardia nazionale. Oggi Bill Clinton e Tony Blair hanno ancora Saddam nel mirino e desiderano liberarsene ad ogni costo. Ha detto Blair, annunciando la fine di Desert Fox: «Sarebbe meraviglioso se Saddam potesse essere rimosso dal potere». E Clinton, nelle stesse ore: «Il miglior modo per eliminare il pericolo Saddam è mi cambiamento del regime». Clinton e Blair con i bombardamenti di questi giorni non hanno voluto solo punire e indebolire il dittatore, ma la gigantesca operazione aero-missilistica ne ha coperta un'altra sul terreno. Durante i bombardamenti, attraverso il confine kuwaitiano, sono entrati in Iraq reparti delle forze speciali inglesi (S.A.S) e americane (Rangers dell'esercito e Seal della marinai che hanno condotto azioni di sabotaggio, esercitandosi per future operazioni. Dopo gennaio, terminato il Ramadan, non solo riprenderanno raids aerei molto selettivi sull'Iraq ma inizieranno, partendo sempre dal Kuwait anche nuove «infiltrazioni» di forze speciali in territorio iracheno. Gli obiettivi sono per ora sconosciuti. Ma c'è chi ritiene che Saddam Hussein sia mi obiettivo possibile. Ma c'è di più: con l'intento di destabilizzare l'Iraq, nelle notti dei bombardamenti sono penetrati nella zona di Bassora unità di commandos di oppositori, addestrati in questi mesi in Kuwait. Si sono unite a nuclei già operativi come quello che nel mese di novembre a Karbala, mia delle città sante degli sciiti iracheni, ha lanciato 2 bombe contro lzzat Ibrahim, il numero due del regime, e la sua scorta. La maggior parte dei combattenti anti-Saddam, infiltrati in Iraq, sono sciiti e provengono dai territori del Sud, dove la repressione, durante la guerra con l'Iran, è stata spietata. Tutte queste iniziative anti-Saddam fanno parte di una nuova e più efficace strategia del «containment», contenimento, del dittatore. Sarà attuata operando in quattro direzioni. Primo: mi embargo ancora più duro, come vogliono gli inglesi, raggiunto attraverso il blocco navale e controlli più rigorosi alle frontiere terrestri (giordana e turca). Secondo: la ripresa dei bombardamenti selettivi sulle fabbriche di armi, le caserme, le centrali di informazione e le basi della guardia nazionale. Terzo. Le operazioni speciali , «coperte», dirette contro Saddam e il suo apparato di difesa personale. Quarto le azioni degli oppositori curdi al Nord e sciiti al Sud. L'ammmistrazione Clinton, che ha stanziato 97 milioni di dollari per sostenere l'opposizione irachena, non punta più sui vecchi nemici di Saddam di origine sumiita, considerati del tutto inaffidabili e incapaci, ma guarda ai curdi e soprattutto agli sciiti. E' questa una novità importante della politica americana nella regione. Dopo la guerra del Golfo il presidente George Bush non volle saperne di sostenere la resistenza nazionalista sciita nel Sud dell'Iraq. Temeva di fare il gioco dell'Iran e di favorire la disintegrazione.territo¬ riale dell'Iraq. Bush non intendeva spaventare le monarchie arabe, timorose di Saddam Hussein ma diffidenti verso Teheran. Tenendo conto di queste preoccupazioni, per sette amii gli Stati Uniti hanno praticato la teoria del «Doublé containment», del doppio contenimento, iraniano e iracheno. Nell'ultimo anno,dopo l'avvento al potere in Iran di una classe politica più moderata e non più interessata ad esportare nel Golfo la rivoluzione islamica, l'America ha concentrato l'attenzione solo sull'Iraq. Il più importante gruppo sciita è la Suprema assemblea della rivoluzione islamica dell'Iraq, che in novembre hagar^ecipato al vert.ice.di_ tutte le organizzazioni anti Saddam a Londra. Il dittatore può contare sul 20% della popolazione che è di religione sunnita, ma curdi e sciiti costituiscono ben l'80% del popolo iracheno. Ed è su queste comunità che ora puntano gli americani per detronizzare Saddam. La strategia, sospettano alcuni, è quella, pericolosa per le conseguenze future, ma efficace sul campo, attuata in Afghanistan contro i russi. Santuari ben protetti nei Paesi vicini (per ora solo il Kuwait), armi, mezzi, informazioni, propaganda (le radio americane già trasmettono in Iraq dalla Giordania e da Praga). Stremato dall'embargo, messo in L. ginocchio dalle azioni militari, de¬ stabilizzato da guerriglia e rivolte, il regime iracheno, secondo molti analisti si troverebbe in notevoli difficoltà. Sembra pensarla così anche il ministro della Difesa inglese George Robertson. Ha detto: «Gli attacchi alla Guardia nazionale repubblicana sono serviti a indebolire Saddam. Se questi pretoriani non lo sosterranno più 0 suo regime così brutale sarà finito. Noi vogliamo che la guardia repubblicana capisca che la bella vita è terminata per sempre». Le diplomazie arabe sono però molto scettiche sulle eventualità di successo dei piani anti Saddam, visto che il dittatore, sinora, è uscito indenne da guerre e bombardamenti, attentati e rivolte. Ha spiegato Robert B. Satloff, direttore del Washington Institute for Near East Policy: «Avremo molti problemi nel mondo arabo se non riusciremo a disfarci di Saddam». E' quel che temono anche Clinton e Blair dopo la ultima tempesta di missili e bombe che ha distrutto uomini e cose ma che ha lasciato intatto il rai'ss e il suo regno del terrore. Carlo Rossella La nuova strategia americana per abbattere il regime fa leva sugli aiuti alla opposizione armata curda nel Nord e specialmente a quella sciita nel Sud TURCHIA ARABIA SAUDITA La nuova strategia americana peil regime fa leva sugli aiuti alla opposizione armata curda nel Ne specialmente a quella sciita ne Un soldato americano dei corpi speciali alla frontiera tra Iraq e Kuwait