Torna Cuore, «per disturbare il manovratore»

Torna Cuore, «per disturbare il manovratore» Pronto il numero zero: sarà diretto da Stefano Disegni e ci saranno molte delle grandi firme di un tempo Torna Cuore, «per disturbare il manovratore» In edicola fra due settimane, primo obiettivo: D'Alema ROMA. Rieccolo, con la stessa carta verdolina che è stata un simbolo per chi voleva ridere «da sinistra». Torna «Cuore», con un nuovo editore e molte delle vecchie firme. E a dirlo così c'è quasi la paura di provare quella sensazione a metà tra malinconia e delusione che tutti abbiamo sentito almeno una volta, rivedendo un amico che avevamo perso di vista. Più che un settimanale, «Cuore» è stato un segno dei tempi. Poi, come spesso succede, i tempi sono cambiati. E le 160 mila copie dei primi Anni Novanta divennero cento, poi ottanta, poi sempre di meno. Alla fine non erano neanche ventimila, troppo poche per andare avanti. I cinici scrissero che era facile fare satira «da fuori». Prima mettendo nel mirino il faccione di Bettino Craxi, disegnandolo dentro una gabbia e scrivendogli sopra «Pensiero stupendo». Oppure, nel cuore di Mani Pulite, scrive¬ re a tutta pagina «Scatta l'ora legale. Panico tra i socialisti». Che oggi sembra scemo, ma allora faceva morire dal ridere. E che dire del primo Berlusconi? E di Fini appena sdoganato? E di Bossi che ancora non si era inventato la Padania e la NordNazione? Loro stavano al governo e «Cuore» li prendeva a schiaffoni. E tutti ridevano contenti. Poi arrivò Romano Prodi, e fu come se la voglia di ridere fosse sparita. «Cuore» tentò prima la strada delie-inchieste denuncia, ma il suo popolo non aveva voglia di Gabibbi di sinistra. Poi cercò di tornare alla risata, organizzando raccolte di firme per l'abrogazione dei semafori rossi o delle lezioni di matematica, in nome di referendum che finirono persino sulla «Gazzetta Ufficiale». Ma ormai era troppo tardi. E la parola fine arrivò in un modo che non faceva ridere nessuno: uffici sigillati, stipendi non pagati, polemiche non ancora sopite. «Cuore» ci riprova da metà gennaio, diretto da Stefano Disegni. E forse non è un caso che lo faccia proprio nel momento in cui, in nome delle scuole pubbliche, la sinistra è tornata a scendere in piazza, sia pure contro se stessa. Anche il luogo scelto per la presentazione informale del numero zero - un convegno di «Critica liberale» dove l'economista Paolo Sylos Labini e la comunista Rossana Rossanda si scambiavano complimenti reciproci - dimostra che l'embargo della risata è crollato insieme agli schieramenti rigidi di un tempo. La prima battaglia del nuovo «Cuore» è già pronta: «Una campagna contro il battesimo dei minorenni - spiega Disegni -. E' circonvenzione di incapace: se io prendo una vecchietta rincoglionita, la porto in un circolo di Rifondazicne e la iscrivo a forza al partito mi met- tono in galera. Perché se faccio la stessa cosa con un bambino, che ha identica capacità di discernimento della vecchia, tutti mi battono le mani, e magari la zia mi regala l'appartamento?». Ed è già pronto anche l'uomo da sedere sul bersaglio che fu di Craxi e di Berlusconi. Sulla copertina del numero zero c'è Massimo D'Alema con un piumino in mano e una scori in mezzo alle natiche. La colpa? L'intenzione di finanziare le scuole cattoliche. Il titolo? «Ramazziamogli pure le sacrestie». Forse, tra qualche anno, ci sarà chi troverà scemo pure questo. Forse molti lo giudicheranno stupido da subito. Ma almeno alla satira è tornata la voglia di disturbare il manovratore. Guido Tiberga sa,*???/ Una delle vignette che compariranno sul primo numero del «nuovo» Cuore

Luoghi citati: Roma