Ratzinger: ritorni la messa in latino di Aldo Cazzullo
Ratzinger: ritorni la messa in latino La proposta del cardinale: formare una nuova generazione di prelati Ratzinger: ritorni la messa in latino «I riti postconciliavi hanno oscurato il sacro» ROMA. «La creatività selvaggia» dei riti postcoiiciliari «ha fatto scomparire il mistero del sacro». La liturgia in latino dovrebbe; essere riscoperta. «Su tale argomento bisogna cercare di convincere i vescovi, poiché anche se alcuni di loro sono duri e abusano della loro discrezione e non rispettano il diritto dei fedeli, non sono persone di cattiva volontà». Parola del cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Santa Fede, che firma un articolo su Lo Stato, l'mserto culturale del Borghese. I vescovi, denuncia Ratzinger, «hanno avuto una formazione, educazione, secondo cui la liturgia antica è una cosa finita, una melassa che rischia di intaccare l'unità e soprattutto in contrasto con il Concilio». Non è così. Anzi, «dobbiamo fare il possibile per formare una nuova generazione di prelati i quali si rendano conto che l'antica liturgia non costituisce un attacco al Concilio, ma una realizzazione del Concilio stesso. L'antica liturgia non è oscurantismo, non è tradizionali¬ smo feroce (...), ma è realmente il desiderio di essere nella Divinità». Riscoprire la messa in latino? Mettere un freno alla «creatività selvaggia»? Monsignor Alessandro Maggiolini, vescovo di Como, punta il dito contro «il pullulare di canti senza capo né coda, né eleganza, né significato. Al posto del gregoriano, poesia pura, sono venute fuori delle vigliaccate, delle osteriate. Ci sono traduzioni non certo sublimi: il messale ambrosiano è poesia, quello romano sciatteria. E poi il Vaticano II non ha mai ordinato di tradurre la liturgia in volgare, ma solo ammesso una possibilità che l'interpretazione ha trasformato in norma. Stiamo attenti a non confondere comprensione e devozione: il fatto che i fedeli capiscano di più non significa che preghino di più. Detto questo, non facciamo archeologia: la messa in latino può dare il senso del sacro, ma anche risolversi in un'esperienza estetica riservata aglxacculturati. Certo aveva fascino, eleganza. No, nella mia diocesi non si dicono mes- se in latino. Me l'hanno chiesto, ma erano pochi». «Nostalgia? Neanche un po' - risponde il cardinale Ersilio Tonini -, Pensi che io nel '53, quand'ero parroco a Salsomaggiore, battezzando mi fermavo a tradurre le formule latine. Già il Concilio di Trento stabilì che il celebrante doveva aiutare i fedeli a capire; ma quell'invito fu poi dimenticato. Credo che Ratzinger, più che al latino, pensi a ovviare ai guai, all'aberrazione di chi si riteneva grande liturgista perché celebra¬ va la messa al campo in maniche di camicia. Così si perde quella forma che esprime la presenza del sacro, del mistero. Quando il latino crea lo stupore di fronte all'inconoscibile, non è pura estetica, ma il sentimento di una grandezza che ci travalica; e allora il contadino capisce come il plurilaureato». Vittorio Messori, che nell'85 con Ratzinger scrisse un libro, «Rapporto sulla fede», interpreta così l'articolo: «Il cardinale è preoccupato che la Chiesa universale si sfaldi in una federazione di chiese nazionali. Alcune - l'americana, la tedesca, anche la francese - tendono a dimenticare quella che non a caso è detta liturgia romana. La distruzione del meraviglioso edificio liturgico, a colpi di martello pneumatico e di schitarrate, è stata un crimine contro la cultura prima che contro la religione. Intellettuali clericali eccitati hanno gettato nella spazzatura il gregoriano in nome di un'interpretazione abusiva del Concilio. Trovo curioso però che Ratzinger, il custode dell'ortodossia, il carabiniere della fede, si limiti a lamentarsi, quasi fosse privo di capacità di intervento. Come Paolo VI, quando firmò piangendo il decreto che apriva la via alla messa in volgare. O lo stesso Wojtyla. Nel '94 preparando il progetto di "Varcare la soglia della speranza", mi fece cenno a quanto non andava nella Chiesa. Ebbi quasi l'impressione di un'impotenza a intervenire con efficacia». Aldo Cazzullo Messori: così cerca l'unità della Chiesa Maggiolini: troppi canti da osterie... li cardinale Joseph Ratzinger
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