D'Aleniti: acceleriamo la ricostruzione di Aldo Cazzullo
D'Aleniti: acceleriamo la ricostruzione Il presidente del Consiglio nelle zone terremotate: «Pochi seicento cantieri» D'Aleniti: acceleriamo la ricostruzione «La Basilica di Assisi sarà restituita ai visitatori per il Natale del '99» GUALDO TADINO (PERUGIA) DAL NOSTRO INVIATO Dall'AlIeluja di Haendel del Concerto natalizio Rai al coro dei bambini di Gualdo Tadino («Ricostruire/oo/le case/oooo», sull'aria di «Volare», interrotta sull'acuto da D'Alema con un cenno e un sorriso) dagli affreschi di Giotto della basilica di Assisi ai pacchi dono con lenticchie marchigiane e patate rosse umbre (con aggiunta di panettone Motta grazie al blitz degli operai Nestlè), attraverso i villaggi di lamiera dell'Appennino, quelli smozzicati della collina, la piazza fantasma di Nocera illuminata solo dai flash dei fotografi, intirizzito con il gessato blu tra i mucchi di neve e le scarpe da città sporche di fango. Nel suo viaggio di un giorno sui luoghi simbolo del terremoto, per la prima volta da presidente del Consiglio, Massimo D'Alema ha baciato signore pallide d'emozione, retto sindaci verbosissimi e lanciato un messaggio politico. «Non era mai accaduto - ha detto D'Alema - che a quindici mesi da un terremoto le prime famiglie potessero rientrare nelle case, che 10 mila miliardi, un terzo delle risorse necessarie, fossero già disponibili. Io sono stato in Irpinia nei giorni del terremoto e ho visto un volto dello Stato ben diverso da quello di oggi: l'Italia del passato, dell'inefficienza, della corruzione. Ci sono tornato per il decimo anniversario e ho visto ancora la gente nei container. In Friuli i primi appalti sono stati assegnati due anni dopo. Questa indecenza non si ripeterà, non si è ripetuta. Ecco perché uomini e donne dello Stato oggi vengono applauditi e non insultati. Questo deve fare la politica: garantire che il Paese funzioni normalmente». D'Alema elenca i primi risultati della ricostruzione e li accosta a quelli dei governi di centrosinistra: «Su questo Paese qualche anno fa nessuno—avrebbe-scommesso una lira. Invece abbiamo sistemato i conti pubblici, abbiamo affrontato grandi emergenze con efficacia. Ora ci attendono nuove sfide: le grandi riforme, il lavoro, il Mezzogiorno. Potete stare tranquilli, perché il Paese è nelle mani di una classe dirigente nuova...». «Però c'hai Cossiga», mormora una voce dalla platea. «Una classe dirigente diversa prosegue D'Alema - da quella che per molti, troppi anni 6 rimasta disattenta agli interessi pubblici. Tornerò qui da voi, e ci saranno meno container e più case, più cantieri aperti e qualche cantiere chiuso». Per ora i cantieri aperti sono seicento: «Pochini», riconosce il presidente del Consiglio. Le richieste sono dieci volte di più. «Occorre approvare i progetti, badando alla loro qualità: questa, come sapete, è zona sismica. Poi ci vorrà un piano per il rilancio dell'economia, le infrastrutture, il turismo. Intanto la Basilica Superiore di Assisi sarà restituita al culto e ai visitatori del Giubileo per il Natale '99». Nell'attesa si accalcano in quella inferiore gli invitati della Rai per il concerto natalizio. Respinti gli assalti dei fotografi, che interrompono il coro rumeno «Transilvania» per rubare le immagini del presidente in prima fila tra il direttore generale della Rai, Pierluigi Celli, e una stuoia di porporati, frati e sacerdoti, D'Alema visita il cantiere di restauro degli affreschi. «Una cosa unica al mondo - racconterà al suo seguito - sono stati ricomposti 100 mila pezzi». Ernesto Olivero, presidente del Sermig, gli consegna la bandiera della pace, lo chiama «caro amico» ed evoca le critiche ai bombardamenti sull'Iraq: «Sei e sarai un grande presidente di pace». Poi comincia la girandola nei paesi del terremoto. A Colfiorito, per assaggiare pecorino, lenticchie, coratella e strozzapreti al tartufo - «anche per questi prodotti dobbiamo salvare la civiltà della montagna» - poi via tra gli applausi (ma sotto il tendone erano più gli assessori, i direttori delle cooperative, i giornalisti che gli abitanti dei container). A Serravalle di Chienti, attraverso strade sterrate, sbarrate, puntellate: ((Apprezzo l'attaccamento che vi lega alla terra. Per chi ha avuto la casa distrutta bisognerà pensare a soluzioni transitorie: prefabbricati o edilizia popolare». Trentacinquemila senza casa, di cui 20 mila in affitto e 15 mila nei container. «In alcuni casi l'intervento pubblico ha dei limiti, in particolare per gli anziani», mormora D'Alema al sindaco di Nocera, Antonio Petruzzi, che lo guida nel centro storico tra due quinte di palazzi che da lontano paiono saldi ma da vicino rivelano muri crepati, merli crollati, torri instabili, come nell'affresco senese dell'Allegoria del cattivo governo di Lorenzetti. A Cesi lo attendono gli anziani «accomodatevi, non occorre che stiate in piedi» -, a Gualdo Tadino i bambini, con le loro domande - «sì, mia figlia ha l'atto la scuola materna dalle suore» -, e i cori - «sarete delusi, so che avete preparato anche ima canzone sull'aria di Azzurro, ma devo andare» -, a Ccrqueto i sindaci: «Siamo di fronte a una situazione inconsueta nella storia d'Italia. Un Paese abituato a cittadini brontoloni e un po' qualunquisti e a istituzioni che funzionano male. Questa volta invece i cittadini si sono rimboccati le maniche invece di protestare, e le istituzioni hanno risposto con prontezza». Trilla il telefonino con le notizie di Montecitorio e di Baghdad. Il compagno Ilrbanelli, che si ò «messo il maglione rosso apposta», chiede e ottiene un sorriso per la sua Polaroid. Al momento degli auguri, il sindaco di Nocera porge il conto: «Solo noi abbiamo bisogno almeno di 150 miliardi». Aldo Cazzullo «Mai era accaduto che a 15 mesi dal sisma le prime famiglie potessero rientrare nelle loro case Merito di una nuova classe dirigente» D'Alema durante la visita tra i terremotati
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