« Temo la schizofrenia del governo»

« Temo la schizofrenia del governo» INTERVISTA « Temo la schizofrenia del governo» Cofferati: gravi incertezze e forti contraddizioni IL LEADER DELLA CGIL SROMA ERGIO Cofferati si dice profondamente convinto che il cosiddetto Patto Sociale vada siglato il prima possibile, perché è soprattutto di lì che potranno partire politiche di sviluppo. E mette giù le sue carte. Ma confessa anche di essere molto «preoccupato» per una certa «schizofrenia» del governo di Massimo D'Alema, per una tendenza a fare cose del tutto «contraddittorie», per episodi frequenti di «navigazione a vista», di «mancanza di collegialità» e anche di discordanza tra principi e pratica, vale a dire mancanza di «realismo». «Saranno i risultati finali a decidere», ma il segretario generale della Cgil non sembra ancora vedere in questo governo l'attore di quella «seconda fase» che D'Alema invocava quando rimproverava a Romano Prodi una debole politica di riforme. Cos'è successo l'altra sera a Palazzo Chigi? E' stato solo per una questione di galateo che lei ha abbandonato la riunione ed è andato a prendere un caffè? «Ma no, lasciamo stare. E' come ho detto: c'era tantissima gente e per me ed altri non c'era una sedia. Mettiamola così: trovavo imbarazzante per loro che una discussione come quella avvenisse con il segretario della Cgil (e della Uil) in piedi. Ho ritenuto giusto evitare loro questo imbarazzo». Insomma, un episodio isolato, senza particolare significato. Oppure c'è dell'altro? «Non credo. Se dietro questo comportamento ci fosse un retropen- siero, allora il governo starebbe applicando un modello pericoloso. Penso piuttosto che il governo cerchi di prestare la giusta attenzione anche alle piccole organizzazioni e questo porta a riunioni oceaniche. Purtroppo questa giusta attenzione non si è ancora trasformata in un modello di relazioni funzionale. Questo potrebbe creare problemi seri in futuro, nelle fasi conclusive del confronto: il governo potrebbe incassare dei dispareri solo perché non è stato in grado di darsi un'organizzazione efficace. Ma al momento altre cose mi preoccupano di più». Quali cose? Si riferisce alla trattativa sul Patto Sociale? «Sì, sono molto preoccupato per alcuni comportamenti del governo su temi che riguardano direttamente questo problema. Noto nel governo gravi incertezze e delle forti contraddizioni. Facciamo un passo indietro. Io penso sia indispensabile cercare di arrivare a un'intesa che abbia il carattere di un patto per lo sviluppo il più rapidamente possibile. Per un certo numero di ragioni. Innanzitutto, per le condizioni del quadro economico generale (crisi asiatica e sudamericana) ci si attende un rallentamento della crescita. Occorre applicare rapidamente politiche per lo sviluppo. Secondo: a Vienna i leader europei hanno discusso una piattaforma per il rilancio dell'occupazione ed è quindi opportuno che l'Italia si inserisca in questa discussione con un suo progetto. E, perché si tratti di un effettivo progetto di sviluppo, abbiamo bisogno di un sistema certo di regole per politica dei redditi e modelli contrattuali. Non credo a una politica di sviluppo scollegata da una politica dei redditi, che introduca elementi di maggiore equità. Dove scattano le sue preoccupazioni sui comportamenti del governo? «Faccio qualche esempio. Parlare di politiche di sviluppo significa porsi il problema di aumentare l'occupazione a partire dal Sud. Su questo siamo tutti d'accordo. Proprio in questi giorni abbiamo siglato un accordo importante su un diverso uso della formazione ai fini di creare sviluppo. Bene. Quasi nelle stesse ore il governo si rende protagonista di un avvenimento sconcertante, facendo passare in Senato un emendamento che di fatto cancella gli incentivi per le aziende in via di emersione, soprattutto al Sud. In pratica il governo si è rimangiato un accordo che aveva sottoscritto, sostenendo che non è compatibile con le regolamentazioni europee. Forse è così, ma il governo non poteva chiedere prima il parere europeo? Sta di fatto che disincentivare l'emersione delle aziende che lavorano in nero costituisce un grave danno per il sistema meridionale». Sembra un tema ricorrente negli scontri tra lei e D'Alema. Non fu in un congresso del '97 che lei criticò l'allora segretario del suo partito per aver detto che preferiva il lavoro nero alla disoccupazione? «Più o meno, ma non è questo il problema. Il problema è che questo governo - ecco un altro esempio di navigazione a vista - ha deciso di cambiare le procedure per i contratti di area, sospendendoli senza avvisare le parti. Si tratta di procedure concordate tra le parti per aiutare lo sviluppo. Ma il governo le ha sospese in attesa di un parere europeo, senza neppure porsi il problema di che fare se il parere fosse negativo. Questi sono due incidenti gravi di percorso, che pongono interrogativi seri sulla direzione di marcia del governo». Altre fonti di preoccupazione? «Certamente. Dicevo come sia importante, nella trattativa sul Patto Sociale, arrivare a una definizione precisa di politiche fiscali (cioè la nolitica dei redditi) e modelli contrattuali. Sul primo punto, il governo parla di trasferire a fiscalità ge¬ nerale i contributi di maternità. E' civilissimo che lo Stalo si accolli i contributi di maternità perche, tra l'altro, questo costituisce un passo verso il riconoscimento del diritto di ingresso dei lavoratori extracommunitari. Ma perché trasferire l'onere su tutti i cittadini e non recuperare, per esempio, il costo dalla Carbon Tax? Vale a dire: i sindacati collaborano ad abbassare il costo del lavoro, ma in cambio alle famiglie deve venire un alleggerimento della pressione fiscale, non un appesantimento. Quello che va a vantaggio delle imprese deve innanzitutto essere recuperato con l'incremento fiscale sulle imprese stesse, non sui lavoratori. Nello stesso modo, nel momento in cui cala il costo del lavoro, occorre mantenere il potere d'acquisto dei salari, altrimenti non c'è equità». Invece? «Leggo sui giornali che alcuni imprenditori chiedono la decontribuzione del salario contrattato in azienda. Questo significa, nel regime pensionistico attuale, che alla fine le pensioni sarebbero più basse. Il governo tace, e noi cominciamo a essere preoccupati anche per le pensioni» Come le sembra questo governo, per quello che si è visto finora, rispetto a quello che l'ha preceduto? (Cofferati riflette a lungo, ndr) «Non vedo grossi cambiamenti. Certo, questo governo ha un vantaggio rispetto al precedente: non deve sempre ricontrattare tutto con la propria maggioranza, perché composizione del governo e della maggioranza coincidono. Insomma, non c'è il fattore Rifondazione. Ora però il governo è chiamato a una prova impegnativa, su una linea alta di politica economico-sociale. Le dichiarazioni di volontà sono apprezzabili, ma c'è una contraddizione con i fatti concreti. C'è un misto di schizofrenia e di atteggiamenti mediatori peraltro non necessari». E le sembra che questo dipenda da un eccesso di condizionamenti politici? «Forse quello, unito a una visibile mancanza di collegialità» Secondo lei, esistono gli elementi per parlare di una nuova sinistra europea? «Penso esista una sinistra europea perche esistono valori antichi. Il problema nasce quando si applicano questi valori (come giustizia ed equità) nelle singole realtà nazionali. Qui vediamo come una parte di questa sinistra sia troppo condizionata da falsi miti della modernità. Come una certa specie di complesso di interiorità verso il mercato, sottovalutando il latto che il mercato è sempre reso possibile dal governo». Veniamo al concreto: cosa ci garantisce che, per esempio, le sue proposte per lo sviluppo non facciano la fine di altre proposte sostenute dalla sinistra nel passato, vale a dire assistenzialismo e nessuno sviluppo? «Una cosa. Da anni il sindacato italiano, più di altri, si impegna in politiche di compatibilità e accetta di regolare i suoi comportamenti. Noi abbiamo combattuto una spesa pubblica disinvolta, contribuendo più di altri al risanamento. Questa è la garanzia». Paolo Passarmi «Non è vero che rincorriamo l'assistenzialismo La prova? Abbiamo contribuito al risanamento del Paese» «Non ho visto grossi cambiamenti rispetto a Prodi anche se questo esecutivo non deve trattare con Rifondazione» «Hanno anche deciso di cambiare le procedure per i contratti d'area senza dirci nulla Ma come si fa?» Romano Prodi

Persone citate: Carbon, Cofferati, D'alema, Massimo D'alema, Prodi, Romano Prodi

Luoghi citati: Italia, Vienna