Ore 8, Mhz nel Gotha dei preti- professori di Paolo Colonnello

Ore 8, Mhz nel Gotha dei preti- professori Ore 8, Mhz nel Gotha dei preti- professori Da Milano a Roma per occupare il collegio Nazareno IL COMMANDO «TUTE BIANCHE» AROMA RBJVANO dai quattro angoli della piazza quasi tutti nello stesso momento. Facce assonnate, cispoli negli occhi, zainetti in spalla. L'appuntamento è per le 7,30, alla fermata del metrò Barberini. Saranno una trentina e il più vecchio ha vent'anni. Baci, sbadigli, un po' di emozione. «C'è il giornalista?» Si, c'è. ((Allora si va». Si va. Poche parole cristallizzate nel freddo lasciato dall'alba, per spiegare che questa mattina loro, i sette rappresentanti della Rase milanese (rete studentesca autogestita) e i 20 studenti delle «tute bianche» romane, coroneranno il sogno di un anno di battaglie: l'occupazione di una scuola privata, prodromo simbolico della mamfestazione nazionale che sfilerà nel pomeriggio contro i finanziamenti alle private. L'obiettivo è il collegio Nazareno, istituto confessionale gestito dai padri Scolopi, dove hanno studiato personaggi come De Sica, Verdone: il più antico e prestigioso della città, in pieno centro, a due passi da via del Tritone. L'azione è stata preparata con cura, studiata nei minimi dettagli: munita di cellulare, una staffetta è già davanti all'ingresso della scuola per controllare che non ci sia polizia. Il segnale di via libera arriva alle otto meno un quarto. Sparpagliati, silenziosi come guerriglieri, i 30 ragazzi percorrono a passo svelto le poche centinaia di metri che li separano dal Nazareno. A dieci metri dal portone ci si raduna. Crimy, 16 anni, una morettina con gli occhi scintillanti, ha il cuore in gola : «Madonna, speriamo non succeda niente». Ore 8 meno due minuti. E' il momento: il vecchio portone di legno della scuola è appena stato aperto per l'ingresso degli studenti. Invece a passare, sotto gli sguardi allibiti dei bidelli, sono Rase e «tute bianche». Entrano svelti, dirigono verso il cortile, poi improvvisamente scartano a sinistra per salire di corsa le scale che portano al primo piano. I bidelli finalmente capiscono, tentano di bloccare il passaggio, ma è troppo tardi: «Occupazione, occupazione!». La meta finale è l'aula della quinta A, che i ragazzi sanno essere inutilizzata, nel corridoio speculare alla presidenza. Nella seconda B, proprio a fianco, due studentesse arrivate in anticipo, osservano divertite mentre gli occupanti iniziano a barricarsi: tavoli e sedie vengono accatastate nel corridoio, la porta a vetri di accesso viene presidiata. Nell'aula occupata, dagli zainetti modello Età Beta, i giovani estraggono di tutto: striscioni, megafoni, corde da montagna, ganci da arrampicata e cinture di sicurezza. Ma nessuno spray: «Siamo qui per dare una dimostrazione, non siamo vandali». Indossano finalmente le uniformi da battaglia: hi Iute bianche in carta cerata che li hanno resi famosi. «Così diventiamo invisibili», spiega Alex che guida il gruppo. Pie- tro, 18 anni, appassionato di alpinismo, controlla che il calorifero tenga, poi stringe un nodo esperto e si passa la cima tra le gambe e la vita. Pulica, 19 anni, invece s'imbraga con la cintura di sicurezza e con lo striscione in mano si cala dalla finestra: «Scuole private: noi le paghiamo, noi le occupiamo». Giò riprende con una telecamera; altri gridano slogan. Ore 8 e 3 minuti: il blitz è terminato con successo. Inizia l'attesa, Crimy è emozionatissima: «Madon- na, e se ci sgomberano?». L'auto della polizia, che solitamente presidia la scuola, parcheggia in quell'istante proprio sotto la finestra dell'aula ocupata, mentre gli studenti del San Nazareno, radunati nella piazzetta antistante, osservano increduli la scena. Qualcuno tira delle monetine, altri mostrano indifferenza, altri ancora sperano di saltare le lezioni. Ma non è così: «La nostra occupazione è solo simbolica - spiega Alex •ai docenti - se volete potete fare scuola». Un bidello si arrabbia: «Po- tete protesta, ma fuori però». Un altro intavola delle trattative interpretando a modo suo lo spot delle Pagine gialle: «Che volete? Aò, se uscite ve porto a tutti un cappuccio e un maritozzo. No? Ma ve possino...». Alle 8,30, Hanay, la ventenne leader della Rase milanese, incaricata dei rapporti con la stampa, si attacca al cellulare nella beata illusione di trovare a quell'ora i giornalisti nelle redazioni. «Ma che e..Non risponde nessuno!» «'Nvedi che questi stanno a donni...Aò, famo gruppo che giù ce sta 'n fotografo». Slogan a raffica. Ore 8,50. La trattativa langue, i bidelli famigliarizzano («vedemo de non sporca troppo, eh?»), i ragazzi delle tute bianche e della Rase iniziano a diventar nervosi: «Manco una guardia se vede: che, c'hanno dimenticato?». ((A Milano - osserva Hanay con una punta d'orgoglio nordico - a quest'ora qui sarebbe già pieno di polizia e carabinieri». Alle 9, la situazione si sblocca: arriva una pattuglia dei carabinieri e pure la professoressa Simona Lanzi, vicepreside, insegnante di storia e filosofia. Si torna a trattare. La prof, gentilissima, inizia a raccontare la storia del Nazareno, dal 1600 ad oggi: «In principio era una scuola per poveri...». Dopo 20 minuti di lezione quasi ininterrotta, Andrea commenta a bassa voce: ((Ammazza, questa li rovina gli studenti». La prof prosegue imperterrita: «Qui verniero protetti Galileo, Campanella...». Andrea, sfinito, abbandona «la trattativa»; Simona, 17 anni, sembra conquistata: «Si, ma io che sono povera, se venissi qui a studiare, che fareste, mi prendete?». «Ma certo», cinguetta la prof. Alex scopre che dalla sua agendina sono sparite 50 mila lire. Uno gli racconta che ha visto un bidello mentre le raccoglieva da terra. Ore 10. La prof Lanzi viene sostituita dal presidente dell'istituto, padre Antomo Perrone, che racconta ai ragazzi la storia di San Giuseppe Calasanzio, patrono mondiale delle scuole popolari e fondatore del San Nazareno: «E vi sembra che siamo così distanti, ragazzi? Se ci facciamo la guerra questa scuola non la cambieremo mai». Sì, ribattono gli studenti, ma perché le vostre scuole le dobbiamo pagare noi? «Guardate - rivela don Perrone - che quest'anno chiuderemo con un passivo di 500 milioni. Non ce la passiamo bene nemmeno noi». Ore 11. Dopo le interviste con le televisioni, Rase e tute bianche decidono di andarsene. Alla giovane Crimy, l'ultima parola al megafono: «Stamattina siamo partiti dalle periferie per occupuare il Nazareno e per rivendicare i diritti delle scuole private...» Fischi, sberleffi. «Oddio, che ho detto, scuole private? Scusate ma è la prima volta che partecipo a un'azione». Si va. I crocifissi (sostituiti per due ore dalla scritta ((tomo subito») riprendono il loro posto, lo striscione sparisce. Padre Perrone è conquistato, la prof Lanzi ammette che quando le occupazioni le faceva lei era molto peggio. C'è un accordo per un incontro tra studenti ((pubblici» e «privati» a gennaio, proprio nell'aula magna del Nazareno. Sulla lavagna della quinta A rimane una scritta: «Bidello purciaro, ridacce le 50 mila che te sei fregato».' Paolo Colonnello E i crocifìssi in aula sono stati sostituiti per due ore dalla scritta «torno subito»

Luoghi citati: Milano, Roma