«Governo ripensaci, niente soldi alle private» di Guido Tiberga

«Governo ripensaci, niente soldi alle private» Laici e sinistre in corteo a Roma con gli studenti contro il finanziamento alle scuole non statali «Governo ripensaci, niente soldi alle private» L'Osservatore: la piazza contro i diritti ROMA. L'ala morbida del movimento balla in testa al corteo, sorridente, alternando Bob Marley alle Spice Girls. I ragazzi dei centri sociali ballano in coda, sulla musica rap delle «posso» più dure, che non risparmiano le parole: «C'è un rigurgito antifascista/se vedi un punto nero/spara a vista...». Tra i due gruppi, almeno ottantamila persone, scese in piazza per chiedere una scuola pubblica che funziona o per protestare contro le scuole private e contro «i preti» che le gestiscono, ma anche contro «gli yankees» che bombardano l'Iraq e contro chi vorrebbe mandare in galera Ocalan. Tra piazza Esedra e il Colosseo, nelle tre ore del corteo, si vede di tutto. Slogan e striscioni contro il Papa e bandiere americane che bruciano, con tanto di raid serale e scontri con la polizia davanti all'ambasciata americana: cento diverse categorie che urlano slogan contro Luigi Berlinguer e alla parità tra pubblico e privato. Poco è mancato che, tra loro, ci fosse pure un membro del governo: Katia Boriilo è finita in ospedale per un calo di pressione provvidenziale per togliere D'Alema dall'imbarazzo, vista la protesta dell'«Osservatore romano» per la presenza annunciata della ministra comunista: «Quando si vogliono conculcare dei diritti è facile servirsi della piazza...», ha scritto il giornale pontificio. Ottantamila persone di tutti i tipi e di tutte le età: una maggioranza di studenti, arrivata a Roma con decine di pullmann o in treno, spesso - confermano alle Ferrovie - senza pagare ii biglietto. Ma anche genitori organizzati, insegnanti più o meno precari, vecchi compagni e giovani con la kefiah che danno del «fascista» a D'Alema. Coppie che spingono il pas- seggino poco lontano dagli autonomi che scrivono «Fuori i riformisti dalle lotte» su tutti i muri che gli vengono a tiro. Il nucleo degli insegnanti omosesuali, con il leader dell'Arcigay Franco Grillini a spiegare che nel suo personale mirino ci sono «solo» le scuole cattoliche, «dove gli insegnanti gay non possono neanche mettere piede». Studenti ecologisti che si dichiarano «aperti a tutti, senza paraocchi contro chi dice di non essere di sinistra». Anche perché, come racconta Francesco, arrivato nella notte da Bari, «oggi molti neppure sanno che cosa vuol dire essere di sinistra». E poi ragazzi di periferia che si dichiarano «invisibili» e ti consegnano in silenzio un adesivo che spiega la loro filosofia meglio di mille discorsi: «Vogliamo un futuro, vogliamo un reddito». Padri come Sergio Tavassi, presidente del Coordinamento dei genitori democratici, che sorridono e confessano che si «sarebbero aspettati un po' più di casino». Professoresse che sfilano portando al collo un cartello contro la «Chiesa pagana», e poi ti spiegano severe che «si tratta di un ossimoro, dove pagana vuol dire che si fa pagare». E dal tono che usano si capisce che loro, la sufficienza, non te l'avrebbero data mai. Un corteo eterogeneo come non mai, eppure a Fausto Bertinotti l'aggettivo non piace: «Pluralista, questa è la parola giusta - quasi si arrabbia il leader di Rifondazione -. Sta nascendo una nuova forma di movimento politico, fatta di uomini e donne di estrazione diversa che si ritrovano a combattere per un obiettivo. E in questo trovano la loro forza». La stessa motivazione che, in mattinata, lo aveva portato al teatro Brancaccio, fianco a fianco con il direttore di «Critica liberale» Enzo Marzo. Con loro Paolo Sylos Labini, Rossana Rossanda, Valdo Spini, Ersilia Salvato, Enrico Boselli. Tutti a dire «no» alla scuola confessionale, e ridere divertiti quando Stefano Disegni, direttore del rinato «Cuore», sale sul palco a raccontare le sue storielle mangiapreti. Bertinotti, in piazza Esedra, è dietro allo striscione del suo partito. Poco lontano i comunisti italiani spiegano di non volere «guerre di religione. Ma anche i cattolici dice Marco Rizzo - devono capire che questo grimaldello permetterebbe alla Confindustria di creare le sue scuole, dividendo l'istruzione tra serie A e serie B». Quando il corteo si avvia, Rizzo e Bertinotti si ritrovano l'uno accanto all'altro, alle spalle del camion degli studenti Uds, che marcia alla conquista della città. Con loro gli altri politici, da Gloria Buffo, con gli altri deputati della sinistra diessina, a Giorgio La Malfa, che prima di andarsene lancerà il suo avvertimento a D'Alema: «Stia attento, perchè tutti noi voteremo contro. Per far passare la parità rischia di aver bisogno dei voti del Polo». I ragazzi non li degnano di uno sguardo: la manifestazione è loro. E quando al Colosseo si sfiorerà la lite tra i morbidi che vorrebbero continuare a ballare e i duri che chiedono gli amplificatori per un comizio, uno di loro li metterà sull'avviso: «Non dividiamoci, non facciamo questa cazzata. Noi siamo studenti, non iniziamo a comportarci come i partiti...». Guido Tiberga

Luoghi citati: Bari, Iraq, Roma