Blitz e Sexgate, terremoto nel «partito americano»

Blitz e Sexgate, terremoto nel «partito americano» Blitz e Sexgate, terremoto nel «partito americano» I POLITICI ITALIANI ROMA OPPIO spergiuro, ostruzione alla giustizia, abuso di potere: di quello che era nato come uno scandalo sessuale in terra puritana non c'è più traccia. L'impeachment a Bill Clinton è un caso politico. E dunque fa ancor più impressione che il «partito americano», da sempre trasversale nell'italianissimo Transatlantico, vada in questa occasione ridefinendo i propri confini. Fabio Mussi, presidente dei deputati di sinistra, prova a cavarsela con una battuta, «Clinton si sta guadagnando sul campo un impeachment che non meritava». Ma dura poco, il processo di delegittimazione del leader degli Stati Uniti, con una procedura per la quale il voto al Congresso di ieri equivale nei fatti a un rinvio a giudizio, fa sì che «l'America ne esca con un'immagine politicamente compromessa». Non tanto perché, come nota un filoamericano di provata fede qual e Giorgio La Malfa, «Clinton, di fatto, resterà appeso a un filo per parecchio tempo, finché il voto al Senato non rovescerà il verdetto», con tutto quel che politicamente ne consegue, quanto perché, a detta di Mussi, «c'è stato un uso politico del grottesco, si è esercitato il guardonismo di Stato». Perché sarà anche vero che Clinton ha mentito alla nazione, anzi secondo il voto del Congresso è stato un mezzo spergiuro, ma la sua menzogna non è paragonabile a quella di Nixon, che si dimise per evitare la messa in stato d'accusa per aver mandato delle spie negli uffici dei rivali politici d'opposizione. Ovvero, per dirla con La Malfa, «l'impeachment, che è un atto grave, è indebolito dalla materia, assai modesta, avanzata per richiedere le dimissioni, tanto che se Clinton resiste psicologicamente, politicamente può ancora farcela». Lo spergiuro per Gianfranco Fini è il fatto più grave: «E' ovvio che il problema non sono le sue abitudini sessuali, quanto gli addebiti tutt'altro che fuori luogo che gli sono stati mossi: spergiuro, abuso di potere, intralcio alla giustizia. Sono cose molto gravi, che motivano eccome l'impeachment». E dunque, maliziosamente potremmo dire che per Fini sul filoamericanismo fa premio il fatto che Clinton è, come dire, «di sinistra». Viceversa, per Achille Occhetto, il diessimo che presiede la commissione Esteri della Camera, «è una sciocchez- za» accusare il Presidente degli Stati Uniti di spergiuro. Tra il serio e il faceto, Occhetto fa notare che «un presidente italiano che avesse pubblicamente raccontato cosa faceva con le ragazze se ne sarebbe dovuto andare subito, per senso del ridicolo». Soprattutto, «gli americani accettano dai politici tante bugie sulla politica e sulla guerra, non possono fare i puritani nelle faccende private». Infatti, nota Occhetto, alle ultime elezioni hanno confermato a Clinton il proprio gradimento, «ma evidentemente la classe politica americana è più arre- trata della società che la esprime». Armando Cossutta, che in quanto ad antiamericanismo ha un lungo percorso alle spalle, vede la vicenda «come una cosa assurda per la nostra cultura, e anche per la nostra concezione della civiltà: quello che è grave è che il più potente uo¬ mo del mondo si sia sentito autorizzato a mentire di fronte al Paese e al Parlamento, e questa è l'espressione dell'abbrutimento della vita politica in quel grande Paese». E sullo sfondo, c'è l'Iraq: Cossutta non crede che l'attacco sia stato determinato dalla richiesta di impeachment, «ma certo un Presidente delegittimato non avrebbe l'autorità politica e morale per poter continuare una guerra, che per giunta è assurda e avversata da gran parte del mondo». La Malfa nota che «l'impeachment è precipitato nella politica nazionale, mentre un attacco come quello dell'operazione Deseit Fox non si organizza in quattro e quattr'otto». Mussi, che legge volentieri i giornali americani, si schiera con loro: «Il sospetto di collegamento tra la guerra in Iraq e l'impeachment non verrà facilmente cancellato, e apre quella che i media americani hanno chiamato una crepa apocalittica)). [ant. ram.] iti? Da sinistra Giorgio La Malfa Gianfranco Fini Fabio Mussi e Armando Cossutta

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