« Il mondo torna al XVII secolo »

« Il mondo torna al XVII secolo » « Il mondo torna al XVII secolo » Mosca avverte gli Usa: relazioni a rischio MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «L'aggressione» americano-britannica contro l'Iraq «è il primo tentativo unilaterale di riorganizzare il mondo dopo la fine della guerra fredda». Bisogna guardare in faccia la realtà: «Siamo di fronte a un colpo durissimo inferto al sistema delle Nazioni Unite e all'ordine mondiale emerso dalla seconda guerra mondiale». Jury Luzhkov, sindacogovernatore di Mosca e da ieri candidato principale a Presidente di Russia, ha esposto, nel giorno di fondazione ufficiale del proprio partito, «Otecestvo» (Patria), il giudizio sulla crisi, concludendo poi la parte di politica estera del suo discorso d'investitura con un applaudito impegno a ricostruire una «Russia potente sui mari» e non solo sui mari. In attesa della sua elezione il comando dello stato maggiore della Marina ha confermato che le due più moderne unità antisommergibili della flotta del Pacifico, «Ammiraglio Panteleev» e <(Ammiragho Vinogradov», hanno ricevuto l'ordine di «tenersi pronte a uscire in mare». Il Cremlino continua dunque ad agitare i pugni nell'aria, lasciando filtrare voci di ordini di «preallarme», di «misure aggiuntive» per mantenere elevata la «capacità di combattimento». L'obiettivo evidente è però limitato: mostrare e sottolineare l'irritazione russa, già manifestata con il richiamo a Mosca degli ambasciatori a Washington e Londra. Ieri la tv ha mostrato l'arrivo a Mosca di Julij Vorontsov, l'ambasciatore a Washington, scuro in volto, che si è limitato a dichiarare che il suo arrivo «significa che il mondo è tornato al diciassettesimo secolo invece di prepararsi al ventunesimo». L'iniziativa diplomatica del governo russo sembra però muoversi con qualche successo solo nell'ambito della tradizionale influenza di Mosca. A sorpresa, ad esempio, è venuta da Teheran notizia che il numero due deU'amministrazione presidenziale Sergej Prikhodko si trova nella capitale iraniana per colloqui «resisi necessari tenuto conto dei recenti sviluppi nella regione». Prikhodko è latore di un messaggio personale di Eltsin al capo dello Stato iraniano Mohammad Khatami, e poiché Mosca è impegnata in programmi di cooperazione tecnologica con Teheran in campo nucleare e in cospicue vendite di armi (che hanno irritato non poco Washington), si capisce il significato del viaggio. Comunque Mosca è riuscita a far esprimere criticamente Teheran nei confronti dei raid anglo-americani contro l'arci-nemico Saddam. Il ministro degli Esteri iraniano Kharazi li ha definiti «ingiustificati», con espressione peraltro molto più moderata di quella usata dal ministro degli Esteri egiziano Amr Muhammed Musa che, parlando al telefono con il collega russo Ivanov, ha convenuto con la «decisa insofferenza» di Mosca verso l'azione di forza contro Baghdad. Ivanon da parte sua ha avvertito il segretario di Stato Usa, Madeleine Albright, in una conversazione telefonica, che se l'attacco non viene fermato «le relazioni russo-americane potranno soffrirne seriamente». Singolare la presa di posizione del vicepremier Gennadij Kulik, che, dopo aver definito l'azione americana come «arrogante e impudente», ha aggiunto che Mosca conta tuttavia sull'aiuto alimentare americano. Richiesto di una precisazione, l'alto esponente governativo ha risposto che le critiche di Mosca «non significano l'intenzione di rompere le relazioni con gli Usa». Giulietta Chiesa