Clinton, processo del secolo

Clinton, processo del secolo Colpo di scena subito prima del verdetto: lo speaker repubblicano si dimettej Clinton, processo del secolo La Camera vota l'impeachment. «Non me ne vado» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Sia reso noto - legge il proclama che in questo 19 dicembre 1998 William Jefferson Clinton è stato in questa sede incriminato». Per la prima volta nel secolo la Camera dei rappresentanti ha messo sotto accusa il Presidente degli Stati Uniti - per aver giurato il falso e ostruito la giustizia - spianando la strada ad un traumatico processo al Senato che verterà quasi esclusivamente sugli intimi dettagli della sua relazione sessuale con Monica Lewinsky. Il Presidente, tenendo per mano la moglie Hillary e circondato da centinaia di democratici sul prato della Casa Bianca, ha risposto che preferisce affrontare il processo piuttosto che dimettersi. E ha invitato i repubblicani a ritrovare la via della riconciliazione: «Dobbiamo smetterla con la politica della distruzione personale, del veleno, della rabbia ossessiva. Abbiamo ancora tanto da fare». Il voto alla Camera è venuto alla fine di una giornata piena di colpi di scena, in cui si sono alternati momenti drammatici - a cominciare dalle dimissioni a sorpresa dello Speaker della Camera - e momenti di vero e proprio carnevale politico. Il tutto mentre il cielo sopra la capitale si metteva improvvisamente a tuonare e lampeggiare. L'aspetto surreale della giornata ha raggiunto il culmine quando i vertici militari americani hanno annunciato un'ennesima ondata di attacchi «massicci» contro le strutture militari e di potere di Saddam Hussein nel preciso istante in cui il Comandante supremo delle forze americane - Bill Clinton - veniva «incriminato» dalla Camera. I repubblicani hanno approvato due dei quattro capi d'accusa contro il Presidente messi ieri al voto spergiuro (228 a 206) e ostruzione di giustizia (221 a 212) - mentre una seconda accusa di falso giuramento e una di abuso d'ufficio sono state bocciate. Subito dopo, il Presidente, che aveva seguito le votazioni alla televisione affiancato dal suo consigliere spirituale, Tony Campolo, ha ricevuto una massiccia delegazione di deputati democratici - sono andati dal Campidoglio alla Casa Bianca in due pullman strapieni per tirare su il morale della truppa e pianificare le prossime mosse in vista del processo. Contemporaneamente, una delegazione repubblicana guidata da Henry Hyde, il presidente della commissione Giustizia, è arrivata al Senato per presentare formalmente - in una elegante cartella di cuoio blu - i due capi d'accusa contro il Presidente. Clinton sarà il secondo presidente ad essere «processato» aal Senato - il primo fu Andrew Johnson, nel 1868, e venne assolto per un voto. Questa giornata straordinaria è cominciata con un appello accorato di Hillary Clinton in difesa di suo marito. Poco dopo le otto di mattina la limousine presidenziale e arrivata alla Camera dei rappre¬ sentanti. La First Lady ha salito in fretta la scalinata di marmo ed ha radunato i deputati democratici. Il suo messaggio è stato chiaro: «Amo mio marito e sono venuta a dirvi che non si dimetterà». Poi ha parlato alla truppa come un generale prima della battaglia: «Insieme possiamo farcela. Abbiamo ancora due anni per governare se rimaniamo uniti». C'è stata un'ovazione. Ci sono state lacrime. «E' una donna forte», ha detto il deputato Luis Gutierrez uscendo dalla sala. «Io non ce l'avrei mai fatta». La limousine con Hillary era appena ripartita che il Campidoglio veniva scosso da un annuncio esplosivo. Robert Livingston, il nuovo Speaker della Camera, rassegnava le sue dimissioni a causa delle rivelazioni del mensile pornografico Hustler su quattro relazioni extra-coniugali. Livingston ha poi chiesto a Clinton di fare altrettanto: «Devo dare l'esempio, e spero che il Presidente mi segua». Clinton ha reagito con sgomen- to. E nel giro di pochi minuti mandava il suo portavoce Joe Lockhart a dire ai giornalisti che il Presidente implorava Livingston a non dimettersi. «Questa distruzione delle persone deve cessare», ha detto. Su ordine del Presidente anche i democratici nell'aula della Camera hanno esortato Livingston a non mollare, a non dimettersi di fronte all'ondata di «maccartismo sessuale». Ma quella partita era già chiusa, e lo si è avvertito chiaramente quando Tom DeLay, capogruppo repubblicano e leader della destra del partito - l'uomo che ha orchestrato il voto contro Clinton (Tom lo Sterminatore, perché prima di venire a Washington aveva una ditta di pesticidi in Texas) - si è alzato in aula e ha pianto lacrime di coccodrillo: «Non so se riuscirò a fare questo discorso», ha cominciato asciugandosi gli occhi. «Ma cercherò: Bob Livingston è un grande americano, oggi è il più grande...». Poco dopo lo stesso DeLay scatenava una feroce offensiva per disperdere i moderati e favorire la nomina di un nuovo Speaker di suo gradimento. Paradossalmente, nel giorno in cui i repubblicani hanno votato compatti per mettere sotto accusa il Presidente, il partito pare in preda a una guerra per bande, come se la lotta per l'impeachment avesse accentuato le divisioni interne e fatto precipitare i repubblicani in una crisi profonda. «Oggi questo Congresso repubblicano ha manifestato un desiderio di morte», ha detto laconicamente John Conyers, democratico del Michigan, mentre tutto il suo gruppo lasciava l'aula per protestare contro il mancato voto su una mozione di censura. E Jim McDermott, deputato democratico di Seattle, aggiungeva sghignazzando: «Quando un pazzo vuole immolarsi lascialo bruciare». Andrea di Robilant s^-*l IMPEACHMENT: LA PROCEDURA 1 ) tu commissione giuridico della Camera decide se formulare i capi d'imputazione, 2) La commissione vota a maggioranza semplice sull'accoglimento di ogni singolo capo d'imputazione. 3) La Camera dei rappresentanti, in seduta plenaria, dibatte e vota a maggioranza semplice sui capi d'imputazione. 4) Se approvati dalla Camera, i capi d'imputazione vengono inviati al Senato, dove i! più alto magistrato della Corte suprema presiede il processo. 5) Il Senato deve approvare a maggioranza qualificata {due terzi} un capo d'imputazione, perché il Presidente sia condannato e destituito.

Luoghi citati: Michigan, Seattle, Stati Uniti, Texas, Washington