L'universo è sempre più grande

L'universo è sempre più grande Lo rivela una stella scoperta dagli scienziati californiani L'universo è sempre più grande E cresce ad una velocità smisurata LA prima formulazione della teoria della relatività generale venne alla luce nel 1917, cinque anni dopo lo stesso Einstein volle applicarla alla cosmologia secondo una visione che richiamava curiosamente quella aristotelica della sfera delle stelle fisse ed immutabili. Einstein immaginava infatti un universo statico e immutabile pieno di stelle uniformemente distribuite, una concezione ora abbandonata sia perché le stelle non hanno vita eterna sia perché nel tempo intercorso strumenti ben più possenti vedono la materia distribuita piuttosto come polvere di galassie. In ogni caso l'attrazione newtoniana tra le stelle avrebbe condotto ben presto l'universo al collasso gravitazionale. Per compensarla Einstein introdusse un termine addizionale nelle equazioni del campo che chiamò «cosmologico», che avrebbe indotto una forza repulsiva tra le stelle che cresceva con la distanza ma al prezzo di una minore semplicità delle equazioni del campo. In media questa forza avrebbe compensato l'attrazione stabilizzando l'universo ma sarebbe stata osservabile solo a distanze di milioni di anni luce. Pochi anni dopo lo stesso Einstein bollò, forse troppo precipitosamente, questo suo lavoro come il più grave errore della sua vita. Infatti la scoperta dell'espansione dell'universo da parte di Hubble e la costruzione di modelli non statici da parte di Friedmann e Lemaìtre condussero al cosiddetto modello standard in cui non appare il termine cosmologico. Su questa esclusione della repulsione cosmica sono tuttavia sempre sorti dubbi e accese polemiche. Molti dati osservativi suggerivano una velocità di espansione tale da assegnare all'universo una età minore di quella degli ammassi globulari in esso contenuti, una conclusione alquanto paradossale che si risolve reintroducendo la repulsione cosmica nel modello. La costante di Hubble che regola l'espansione dell'universo si determina misurando con lo spettroscopio la velocità di recessione di galassie di cui sia nota anche la distanza. Quest'ultimo è sempre stato un compito molto difficile che implica l'osservazione diretta di oggetti entro le galassie la cui luminosità sia nota con una certa precisione, ossia di oggetti che servano da candele campione. Le candele campione più note ed usate sono le stelle pulsanti Cefeidi e le supernove, ossia quelle esplosioni stellari in cui la luminosità della stella aumenta di miliardi di volte rendendo l'evento osservabile a grandissime distanze. Non a caso l'evento Al¬ binoni riguarda appunto una supernova. Evidentemente le misure effettuate sull'Albinoni hanno registrato un valore elevato della costante di Hubble che impone una età troppo breve all'universo se valutata entro il modello standard. In questo caso l'unica via di uscita appare il ricorso alla repulsione cosmologica, vera cenerentola finora chiamata solo quando faceva comodo e cacciata via quando non era più necessaria. L'esistenza di questa forza implica che la cronologia dell'universo va riveduta e che l'espansione cosmica continuerà ad accelerare indefinitamente nel futuro remoto, mentre l'attrazione gravitazionale diminuisce con la distanza, la repulsione cosmologica aumenta infatti vertiginosamente. Anche se errato il lavoro di Einstein continua paradossalmente a dare frutti ed a influenzare il corso della scienza. Ma va anche detto che a nulla varrebbe una teoria anche geniale senza la solida base osservativa fornita dalla nuova generazione di telescopi tra cui lo Heck e lo Hubble; la scoperta dell'Albinoni avviene in un periodo di grazia dell'astrofisica. Al momento non è chiaro quale sarà il ruolo di queste soperte entro le teorie cosmologiche non ortodosse che postulano un universo stazionario. Non abbiate timore: nessuno di questi effetti riguarda il futuro dell'umanità, si tratta infatti di fenomeni che si svolgono su di una scala di miliardi di anni molto più lunga di quella della burocrazia italiana. Tullio Regge Si chiama Albinoni ed è la supernova più vecchia e più lontana finora registrata. La stella è stata scoperta dagli scienziati del laboratorio californiano Lawrence Berkeley, a Berkeley. Le variazioni luminose emesse da Albinoni suggeriscono che l'universo è oggi 2,2 volte più esteso di quando la supernova esplose. Questi dati confermano una scoperta realizzata studiando altre supernove e pubblicata a inizio '98 sulla rivista «Science», che la definisce la principale scoperta scientifica dell'anno. Essi confermano l'esistenza di una misteriosa forza antigravità, teorizzata per Is prima volta a inizio secolo da Albert Einstein, che comporterebbe l'espansione indefinita del nostro universo, ad una velocità sempre maggiore. Nella foto la Via Lattea. Gli scienziati di Berkeley hanno scoperto una supernova

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