Gheddafi: «I due libici scontino la pena in Italia»

Gheddafi: «I due libici scontino la pena in Italia» Gheddafi: «I due libici scontino la pena in Italia» ROMA. Passa per l'Italia il compromesso per risolvere il caso-Lockerbie. La Libia ha fatto sapere alle Nazioni Unite di essere pronta a considerare l'Italia come paese di detenzione dei due sospettati per l'attentato al jumbo della Pan Am, nel caso in cui fossero condannati al termine del processo che sarà celebrato in Olanda. «Il colonnello Gheddafi ha detto al segretario generale Kofi Armari - si apprende negli ambienti del Palazzo di Vetro che si oppone alla detenzione in Scozia, preferirebbe in Libia e, come unica alternativa, accetterebbe un paese molto amico». A Roma fonti arabe precisano: «Oramai è chiaro che il paese amico preferito dai libici per la detenzione è l'Italia». Non a caso, fanno notare le fonti arabe, all'indomani della decisione formale del Congresso Generale del Popolo libico in favore della consegna dei due sospetti all'Olanda, lo stesso Congresso approvò una risoluzione nella quale raccomandava al governo di stabilire «relazioni privilegiate con l'Italia». In quei giorni a Sirte, sede del Congresso, non c'era solo l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga ma anche una delegazione di parlamentari italiani. Sia l'uno che gli altri sono intervenuti alle assisi assicurando «amicizia» e chiedendo una «svolta», ovvero l'accordo su Lockerbie per poter far abrogare all'Onu le sanzioni in vigore dal 1992. Tullio Grimaldi, deputato cossuttiano, racconta: «Abbiamo avuto numerosi incontri ad alto livello, ci è stato detto chiaramente che la condizione-chiave per la consegna dei due sospetti è decidere dove sarebbero • eventualmente de¬ tenuti in caso di condanna. Non vogliono la Scozia ma un paese amico che, a mio avviso, potrebbe essere l'Italia a cui si sentono molto legati. L'Olanda, sede del processo, non la considerano altrettanto vicina ed amica». Della convinzione libica che l'Italia possa giocare un ruolo importante nella soluzione del caso-Lockerbie si è già avuto sentore quando, durante l'incontro sotto la tenda fra Gheddafi e Kofi Annan, un nostro aereo militare era stato messo a disposizione sulla pista di Ciampino per trasportare subito i due sospetti da Tripoli all'Aja. Si tratta comunque di un argomento delicato e tanto Tripoli che Roma negano ufficialmente qualsiasi «negoziato o patto» sulla detenzione. Ma il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, ha detto ieri in Consiglio dei Ministri di aver rilevato «positivi segnali di evoluzione sul caso Lockerbie» al termine dell'incontro avuto giovedì con il segretario generale della Lega Araba, Esamat Abdel Meguid. Il nuovo ambasciatore libico in Italia, Abdulati Ibrahim Alobidi, dopo aver presentato le credenziali al Quirinale è tornato mercoledì in patria per •una serie di consultazioni legate anche a Lockerbie. Nel caso che l'accordo italolibico fosse raggiunto sotto l'egida dell'Onu e i due libici fossero poi condannati, il «carcere» che Tripoli preferirebbe non sarebbe certo una cella di un penitenziario di massima sicurezza quanto piuttosto una residenza obbligata «al confino», simile a quella a cui il fascismo ricorreva contro i suoi oppositori. Magari su un isolotto al largo della Sicilia. Maurizio (Violinar!

Persone citate: Esamat Abdel Meguid, Francesco Cossiga, Gheddafi, Ibrahim Alobidi, Kofi Annan, Kofi Armari, Lamberto Dini, Tullio Grimaldi