la Sigonella dei cattolici di Augusto Minzolini

la Sigonella dei cattolici la Sigonella dei cattolici Sinistra e Chiesa unite contro gli Usa NELL'UNIVERSO DEL PACIFISMO ROMA UE giorni fa, mentre i primi missili Usa cadevano sulla testa di Saddam, Giulio Andreotti e il cardinale Silvestrini contestavano aspramente l'intervento americano sulla tv dei vescovi. L'uomo che più di altri ha interpretato la politica estera italiana per più di quarant'anni ha accusato Clinton di aver «attentato all'Onu». Il porporato, sia pure usando il linguaggio ecumenico di Santa Madre Chiesa, è andato ben oltre. Entrambi i punti di vista, però, potevano tranquillamente riconoscersi nella posizione di critica agli Usa assunta il giorno successivo da Massimo D'Alema. Semmai le critiche di Andreotti e di Silvestrini erano state più radicali. Anche Rocco Buttiglione, limonio che parla con il Pontefice», non nasconde lo strano fenomeno che la guerra in Iraq ha innescato in Italia, fenomeno per cui il primo governo guidato da un post-comunista è riuscito a rappresentare in questi delicati frangenti non solo la sinistra, ma anche la maggioranza dei cattolici. «Eh sì - ammette il personaggio - tra l'atlantismo di Cossiga che perdona tutto agli Usa e la posizione di D'Alema, io mi sento più vicino a quest'ultimo. E in l'ondo un motivo c'è: la sinistra non ha più referenti internazionali, anche l'Ulivo mondiale, cioè Clinton e Blair, ha dimostrato la sua natura. Alla fine se D'Alema vuole avere un punto di riferimento per una posizione che sia indipendente dagli Usa, non può che trovarlo nel Papa di cui subisce l'attrazione. Credo che nell'atteggiamento del premier pesi anche l'imminente incontro con il Pontefice...». D'Alema che si ritrova a braccetto con il Papa nella sua «critica» allo Zio Sani e che si porta dietro gran parte del mondo cattolico (compreso il Ppi): la crisi irachena sembra quasi riproporre con altri protagonisti lo schema di Sigonella, quando Bettino Craxi riuscì a compattare tutta la sinistra italiana e una parte del mondo cattolico su una posizione conflittuale con gli Usa. Qui la storia si ripete, solo che è un ex comunista a farsi interprete della stragrande maggioranza del mondo di sinistra (tranne Rifondazione) e buona parte del mondo cattolico con la benedizione del Pontefice. Un «fenomeno» che, però, non piace a tutti, visto che mina la capacità di rappresentanza dei cattolici in politica: se un ex comunista riesce a riassorbire le posizioni del mondo cattolico, oltre a quelle della sinistra, non c'è più bisogno infatti di personaggi come Prodi. Non per nulla proprio in quel mondo si scoprono i «dissidenti», quelli che denunciano l'assenza di peso inter¬ nazionale del nostro governo o sposano una posizione più filo-atlantica. L'ex premier, ad esempio, lamenta in privato l'incapacità dell'attuale esecutivo di svolgere un ruolo di mediazione per la mancanza di un'appropriata rete di relazioni internazionali. C'è - ha spiegato ai suoi - uno scollamento nel sistema dei nostri rapporti internazionali. C'è uno strano isolamento italiano che non c'era ai tempi del mio governo quando, grazie alle relazioni internazionali, riuscimmo ad operare e a favorire un intervento risolutivo di Kofi Annan. Insomma, per Prodi «la macchina delle relazioni non ha funzionato». Il che tradotto implicitamente significa: si può assumere una posizione diversa dagli Usa, criticarli, ma non può farlo un ex comunista che non ha legami adeguati con i nostri alleati. Un altro pezzo di universo prodiano, invece, vorrebbe un atteggiamento più duro nei confronti di Saddam e meno avverso agli Usa. Beniamino Andreatta lo ha detto apertamente nelle riunioni di partito e anche un ministro come Enri¬ co Letta ha confidato a più di mia persona che «la posizione tenuta dal governo non gli piace». Eh già, non tutti gli alleati possono accettare la sintonia del premier post-comunista con il Papa e l'omologazione in politica estera tra il centro e la sinistra: un fenomeno del genere in prospettiva ne metterebbe in crisi il ruolo. E il problema è rilevante anche per i cattolici che sono dall'altra parte. «Io - si arrabbia ad esempio Casmi - non ho mai visto una proposta più clericale, confessionale come quella del 9 per mille per aiutare la scuola privata. Ho, comunque, meno problemi di Marini e di Prodi. I voti dell'associazionismo cattolico di sinistra non li prendo io. Io miro a fare un nuovo partito repubblicano. Ad essere l'erede dell'atlantismo di De Gasperi. Dall'altra parte c'è quel mondo cattolico che come Dossetti era contro la Nato. Il Papa che sta con D'Alema? Non facciamo confusione, il Papa svolge una missione evangelica...». Solo che per ampliare la sua capacità di rappresentanza, per andare a braccetto con il Papa, anche D'Alema rischia di perdere o di tra¬ sformare la sua identità di uomo di una «sinistra moderna ed europea», per confonderla con i tratti peculiari del nostro Paese dove la Chiesa e il mondo cattolico contano più che altrove. Il nostro premier si ritrova con il Pontefice, infatti, ma litiga con Blair, è più radicale della Germania e, ih fondo, non ha una posizione assimilabile neppure a quella francese dove le critiche di Jospin agli Usa sono bilanciate dalla dichiarazione del presidente Chirac. Da noi invece, Scalfaro è ancor più critico di D'Alema nei confronti di Washington. Su questa strada, quindi, D'Alema rischia anche di allontanarsi da quella che era la sua meta origliale, di diventare meno socialista e più democristiano. «Se qualcuno si è omologato - rimarca il capogruppo del Ppi, Soro - è D'Alema a noi, non viceversa. Le cose che lui dice oggi, Andreotti le dice da sempre. La verità è che il Ppe e l'internazionale socialista, cioè le organizzazioni politiche europee, sono roba di cinquantanni fa. Sono superate per noi e per lui». Augusto Minzolini Ma nel nuovo tandem ideologico col Papa Craxi ha ceduto il posto a D'Alema Nella foto grande, il segretario della Lega Araba, Ahmed Esmat Abdel Meguid stringe la mano al segretario di Stato vaticano, cardinale Angelo Sodano Nella foto piccola, il senatore Francesco Cossiga