Blair e Clinton premono sull'Italici fuori dal coro di Maurizio Molinari

Blair e Clinton premono sull'Italici fuori dal coro Mentre il presidente Scalfaro ribadisce: le armi tacciano, basta con le vittime innocenti Blair e Clinton premono sull'Italici fuori dal coro ROMA. Gran Bretagna e Stati Uniti fanno pressione sull'Italia per ottenere uno schieramento più netto sui raid anti-Saddam Hussein. Il premier britannico, Tony Blair, ha chiamato il presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, mentre l'ambasciatore Usa, Thomas Foglietta, ha rinviato una programmata visita nelle Marche per dedicarsi ad un intinerario fra i palazzi romani, incluso colloquio con Dini. I-a telefonata Blair-D'Alema è stata definita «intensa» da fonti inglesi. Il premier britannico ha spiegato perché il blitz era «inevitabile», D'Alema gli ha risposto sottolineando l'«urgenza di una soluzione politica». Foglietta ha informato Dini sugli sviluppi militari e diplomatici, ribadendo che l'attacco avviene per far rispettare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza sull'Iraq, non per indebolire l'Onu. La pressione sull'Italia è forte e la terza, massiccia, ondata di bombardamenti rende più ardua la strategia della «soluzione diplomatica» sostenuta da Palazzo Chigi e Farnesina riconfermata ieri dal Consiglio dei ministri. Sebbene Lamberto Dini continui a chiedere la fine dei raid e Piero Fassino il ripristino dell'autorità dell'Onu, la linea italiana mostra il fianco. «Se i raid continuano la nostra posizione si indebolisce» si ammette a denti stretti negli ambienti del governo. Il ministro della Difesa, Carlo Scognamiglio, è il più esplicito: «Chiediamo la fine dei raid ma non sappiamo quando finiranno, da questa vicenda emergono i limiti del contributo italiano agli equilibri internazionali». D'Alema ieri ha spiegato ai partner le ragioni della linea del governo ma per rientrare in gioco l'Italia deve prendere l'iniziativa. Dopo i sì di Olanda e Spagna ai blitz, ieri si sono mosse Borni, sostenendo i raid anche se con molti dubbi, e Parigi, annunciando una nuova risoluzione Onu sull'Iraq. Anche all'interno del governo c'è chi sottolinea che il tempo stringe. Per il ministro per la Politiche Comunitarie, Enrico Letta (Ppi), «più diventa cruenta la situazione nel Golfo più diventa necessario mostrarsi solidali con gli alleati che chiedono all'Iraq di far rispettare le risoluzioni dell'Onu come la 1154». «I dubbi sull'opportunità e sull'efficacia del ricorso alla forza - aggiunge Letta - non devono far dimenticare la legittimità delle risoluzioni Onu, troppo spesso bloccato dai veti di Russia e Cina». A fianco di D'Alema si schiera l'ex premier Romano Prodi «preoccupatissimo» e contrario a «missioni che non servono contro Saddam». Walter Veltroni definisce i raid «meno accettabili di quelli del 1991 » ma i malumori nella maggioranza ci sono e Giorgio La Malfa (Pri» li interpreta esprimendo «dissenso dalla linea di neutralità del governo». Forza Italia è salda sulle posizioni filo-Usa e Pierferdinando Casini (Ccd) prende le distanze dai timori vaticani: «Giusto il tormento dei cattolici ma la politica è un'altra cosa». I radicali oggi dimostrano a favore di Blair e Clùiton. In imbarazzo Gianfranco Fini (An) con il partito spaccato fra giovani leve filo-atlantiche e vecchie guardie missine: «Prima cessano i raid meglio è». Armando Cossutta è fra i protagonisti della giornata: indovina l'ora del terzo raid sull'Iraq e prevede «bombardamenti senza precedenti». Maurizio Molinari Colloquio telefonico tra il premier britannico e D'Alema «Il blitz era inevitabile» «Ma ora parli la diplomazia» Il premier Massimo D'Alema e il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro