Il giorno della grande punizione di Franco Pantarelli

Il giorno della grande punizione Colpiti una raffineria e gli hangar con gli aerei della guerra batteriologica Il giorno della grande punizione Sganciati più missili che nella Guerra del Golfo NEW YORK NOSTRO SERVIZIO E' partita la «terza ondata» dell'attacco americano all'Iraq, ma la prima e la seconda hanno già fatto registrare un record: è stato superato il totale dei missili sparati sull'Iraq durante la Guerra del Golio. Allora il totale fu di 289. La cifra di quello attuale non si conosce ma la notizia che il primato del 1991 è stato «battuto» viene direttamente dal generale Henry Shelton, il capo di stato maggiore americano. Inoltre, durante la seconda ondata, quella di giovedì sera, a Baghdad si sarebbe verificato un episodio che se confermato proverebbe un qualche «coordinamento» fra l'offensiva americana e l'opposizione interna contro Saddam Hussein. Ci sarebbe stato cioè un assalto contro la tv di Baghdad, che le guardie fedeli a Saddam avrebbero respinto solo dopo una battaglia di tre ore. A dirlo sono i portavoce di un gruppo iracheno di opposizione che ha base in Siria, ma non c'è nessuna conferma da parte americana. Anzi, le fonti ufficiali di qui dicono che la tv di Baghdad è stata uno dei bersagli presi di mira perché è «il principale strumento di propaganda del dittatore». Quanti danni ha provocato quella pioggia di missili? «Abbastanza da essere soddisfatti», dice Cohen, ma il generale Shelton ha ammesso che «non tutto ha funzionato come previsto». Andando nello specifico, il bilancio dice che delle 27 batterie di lancio dei missili Sani prese di mira, una è stata distrutta, due sono state danneggiate severamente e due , leggermente. Le restanti 22 non hanno subito danni ma sono state «individuate», dice il comando americano, per essere oggetto di attacchi successivi, forse la stessa «terza ondata» lanciata ieri sera. Tuttavia, il fatto che ci siano ancora quelle 22 batterie in finizione fa dire all'ammiraglio Thomas Wilson che gli americani sono ancora «timorosi» della possibilità irachene di difendersi. Wilson si è anche detto «sorpreso» che quella possibilità non sia stata sfruttata ipare infatti che nessun missile Sam sia stato sparato dagli iracheni), ma poi se lo e spiegato con il fatto che forse sugli iracheni ha pesato la distruzione del loro sistema radar operata nella «prima ondata». Poi sono state prese di mira 18 postazioni logistiche, fra cui alcuni trasmettitori radio e tv. Cinque distrutte, cinque danneggiate severamente, due danneggiate leggermente, due intatte e il resto non si sa. I missili sono stati anche diretti contro 19 basi della Guardia Repubblicana, il famoso (e temuto) corpo di élite di Saddam, e il bilancio tracciato dagli americani è che ne sono state distrutte due, mentre altre nove hanno subito danni definiti «moderati», quattro hanno subito danni «leggeri» e per le altre si sta ancora tentando di accertare cosa è successo. Infine, si è sparato contro 11 impianti sospettati di produrre le famose armi di distruzione di massa in cui gli ispettori dell'Onu non sono riusciti a mettere piede. Fra essi ci anche quelli di al-Kindi, al-Karama e Ibn al-Haytham, nomi ricorrenti nelle dispute fra il capo degli ispettori Richard Butler e gli uomini di Baghdad. Qui, il bilancio è di danni leggeri causati a uno di quegli impianti (non è stato specificato quale), danni «moderati» ad altri due e nessun danno ai restanti. Un attacco «limitato», paro- la di Cohen, è stato lanciato anche contro la raffineria di Bassora, capace di produrre 126.000 barili di petrolio al giorno, non per la sua importanza bellica o per il suo coinvolgimento nella produzione di armi «proibite», ma perché da lì parte il petrolio che l'Iraq esporta «illegalmente», cioè aggirando le sanzioni decise dall'Onu. Finora quell'attività ha fruttato all'Iraq oltre 5 miliardi di dollari, ha affermato Cohen senza dire chi sono i compratori. Da parte inglese (cioè dell'unico Paese che ha seguito gli americani in questa avventura) è stata vantata una brillante operazione dei «Tornado»: la distruzione di un hangar in cui gli iracheni nascondevano un numero imprecisato di aerei che possono essere comandati a distanza. Il loro scopo, ha spiegato George Roberson, il ministro della Difesa britannico, era quello di spargere agenti chimici nei Paesi vicini dell'Iraq. C'è infatti il timore diffuso che l'Iraq possa decidere di «rifarsi» da un momento all'altro su qualcuno dei suoi vicini e fra le iniziative prese per evitarlo ce n'è stata anche una singolare: nel Sud del Paese sono stati lanciati migliaia di volantini destinati alle truppe irachene di stanza lì. Statevene nelle vostre basi, dicono - in arabo - quei volantini, e non vi verrà torto un capello. Muovetevi verso il Kuwait o l'Arabia Saudita e sarete inesorabilmente attaccate. Finora americani e inglesi non lamentano nessuna perdita e non sono in grado di dire quante siano state le vittime «indesiderate ma inevitabili» dei loro attacchi. Gli iracheni dicono che sono state 23. Fra i bersagli colpiti senza volerlo c'è stato anche il convento dominicano di Baghdad. Il padre francescano Jean-Marie Benjamin, che ha riferito la cosa, dice che la capitale irachena è un inferno e che le autorità irachene stanno forse «sottovalutando volutamente» il numero delle vittime per far vedere che la resistenza ai bombardamenti è molto efficace. Se tutto questo sia davvero considerato soddisfacente da Washington non si sa. E' un fatto però che quella che Bill Clinton, al momento di annunciare l'attacco, era sembrato fissare come la «scadenza» dei bombardamenti, e cioè domenica, inizio del Ramadan, sembra non esserci più. «Continueremo - ha detto il suo consigliere Sandy Berger fino a quando giudicheremo che gli obiettivi che ci siamo fissati sono stati raggiunti». Franco Pantarelli Giallo durante il bombardamento Un gruppo armato avrebbe assaltato la sede della tv nella capitale 6 Aia AA Un missile americano con una scritta sul «destinatario» Saddam Hussein A destra un'immagine televisiva del leader iracheno mentre parla alla nazione da un rifugio segreto