Doping, caccialo il mago di Maier

Doping, caccialo il mago di Maier Alla vigilia delle due libere di Valgardena, una clamorosa decisione riapre le discussioni sugli austriaci Doping, caccialo il mago di Maier Herminator. non m'interessa ciò chefaceva nellaDdr VALGARDENA DAL NOSTRO INVIATO La tregua, ammesso che ci sia mai stata, è durata pochissimo. Hermann Maier detto Herminator, il re delle nevi, è di nuovo nel bel mozzo della battaglia scoppiata attorno a lui per sospetti di doping. I muscoli del superman austriaco, cresciuti troppo in fretta e in maniera a dir poco sospetta, hanno alimentato un sacco di voci, finora peraltro non sostenute da prove. Ad alimentare le accuse, più o meno velate, c'è il fatto che Herminator Maier non ha mai nascosto i suoi rapporti di lavoro, diciamo così, con il dottor Bernd Pansold, 56 anni, che giusto una decina di giorni fa, il 7 dicembre, è stato condannato a pagare una multa di 14 mila marchi, circa 14 milioni di lire, per aver somministrato dal 1975 al 1984 sostanze dopanti a nove nuotatrici minorenni dell'ex Germania Est. Ora il dottor Pansold, che lavora presso il centro olimpico di Obertauern (ente privato) è stato in pratica licenziato dal presidente Heinrich Bergmueller. «A fine anno se ne andrà», ha detto Bergmueller che ha preso la decisione dopo il pressante invito rivoltogli la settimana scorsa dal presidente della federazione di sci austriaca, Peter Schoroenkmadel. Sembra dunque che Hermann Maier abbia perso la sua guida spirituale, l'uomo, ha sempre detto il campione, che in ogni caso non lo allena ma analizza semplicemente i dati delle sue prestazioni atletiche dando consigli e suggerimenti. Una sottigliezza che però non basta ad allontanare del tutto i sospetti. Che sono parecchi, visto che anche la federazione austriaca ha deciso di prendere le distanze dai metodi del medico di Dresda. Herminator Maier ieri non ha voluto fare commenti. «Di questa storia non parlo», ha detto ai cronisti che chiedevano lumi aggiungendo che lui pensava solo alla libera in programma oggi. Ma sull'argomento si era già espresso mercoledì dopo che Bergmueller, a Salisburgo, aveva spiegato i motivi della sua decisione. «Io ho rapporti di lavoro con Bergmueller e sta a lui decidere chi dovrà seguire la mia preparazione - ha detto Maier -. Comunque non mi interessa quello che Pansold face- va nella Germania Est, mi interessa ciò che fa ora». Qualcuno, con saggia lungimiranza, è dell'opinione che tutta questa vicenda sia una specie di tempesta in un bicchier d'acqua. Nessuno infatti può impedire a Maier, che fra l'altro paga il medico di tasca propria, di continuare a frequentarlo e a ricevere preziosi consigli: basta cambiare luogo, andare a casa sua invece che al centro olimpico di Obertauern. Per quanto lo riguarda, Maier non ci è mai sembrato molto scosso dalle voci e dai sospetti, a meno che non sappia nascondere bene le proprie emozioni. Lui bada solo a correre e a vincere. Undici successi l'anno scorso, più due ori olimpici, la coppa generale e due coppette di specialità, due centri quest'anno con la promessa, che verrà di certo mantenuta, di continuare la grande caccia. Ma anche Pansold, malgrado la recente condanna, non pare aver perso il sonno. In un'intervista al settimanale austriaco Wiener, che sarà in edicola nei prossimi giorni, il medico dell'ex Ddr si è difeso con molto vigore dalle accuse di doping. «Vista la reputazione che mi sono fatto, sarei un idiota se dessi delle droghe a Hermann», ha detto fra l'altro Pansold. E ha aggiunto, confermando le parole dell'ex muratore di Flachau: «Con Maier utilizzo solo l'esperienza di trent'anni come medico sportivo: del resto il mio compito è solo quello di analizzare i dati e dare consigli. La parola doping mi fa ridere: del resto chiunque poteva controllare ogni giorno il mio lavoro e nessuno si è mai presentato». Il dottor Pansold, però, non si è limitato a difendersi, a cercare di allontanare i sospetti. Ha attaccato, invece, e lo ha fatto mettendo in risalto i risultati del suo lavoro, sui quali nessuno, a parte i metodi, si capisce, ha qualcosa da obiettare: «Se tutta la squadra austriaca seguisse i miei sistemi di analisi dei dati e di preparazione fisica, fra un paio d'anni non esisterebbero più gare di Coppa del Mondo ma solo campionati nazionali austriaci», ha detto, facendo una specie di carezza, non si sa fino a che punto gradita, all'orgoglio sportivo delle aquile. Che sia stato cacciato davvero, sono in pochi a crederlo. Carlo Coscia ~ A lato, Hermann Maier (a sinistra) con l'azzurro Kristian Ghedina

Luoghi citati: Ddr, Dresda, Germania Est, Salisburgo