Mondo il vero affare d'oro di Bruno Bernardi
Mondo il vero affare d'oro Quest'anno il presidente del Toro è convinto di avere azzeccato tutte le mosse Mondo il vero affare d'oro Vidulìch: nessuno potrà portarcelo via TORINO. Un anno e nove mesi dopo, Viduìich & C cominciano a credere, seriamente, che il Toro sia stato un buon investimento e non un'avventura ad alto rischio. La convincente vittoria sul Verona capolista, e il 3° posto in classifica aprono nuovi orizzonti sportivi ed economici, e creano ottimismo anche se la B non è ancora a metà strada. Presidente Vidulìch, quanto varrebbe oggi il Toro se fosse quotato in Borsa? «Non è possibile fare una valutazione precisa per le azioni né dare un prezzo alla società. Mancano ancora troppi elementi, a cominciare dallo stadio, che è determinante. Comunque, nell'ultima riunione con le varie componenti, un esponente del Comune si era fortemente sbilanciato. Dunque si sono sbloccate alcune incertezze. E, se la Juve avrà il Delle Alpi, il Toro rifarà il Filadelfia. Il sogno è di aprire il cantiere entro il prossimo 4 maggio, una data storica per la società nel cinquantenario della scomparsa del Grande Torino a Superga». Quelli che a settembre dicevano di voler rilevare il Torino Calcio, si sono fatti vivi? «Mai sentiti prima e tanto meno adesso che arrivano i risultati e le cose stanno andando bene. Il Toro non è in vendita. Anzi, da parte nostra c'è la ferma volontà di portare a termine il progetto iniziato quasi due anni fa, quello di tornare in A e rimanerci. Poi pen¬ seremo anche a quotare il Toro in Borsa». E a che punto sono le trattative per il contratto dì sei anni con Telepiù, un'operazione che vale 120-150 miliardi? «Probabilmente si troverà un accordo entro la fine del mese prossimo. Prima desidero capire la posizione della Lega e poi strappare il massimo. Sul criptato il Toro non vale meno di 20 miliardi l'anno. Quanto agli sponsor, per ora non ci sono novità e rispettiamo i contratti che abbiamo». Dopo gli errori commessi nella scorsa stagione, avete imparato la lezione. Qua! è stato il vostro miglior affare? «Sicuramente Mondonico, l'allenatore ideale per il Toro, il colpo più azzeccato». Non temete che qualche grosso club, tipo l'Inter, ve lo possa portare via? «Non credo ci siano sirene capaci di sedurlo. Prima di legarsi al Toro sino al 2001 avrebbe potuto scegliere qualsiasi altra soluzione. Ha preferito rischiare con noi». Grazie a Mondo, tutto il Toro è cresciuto nella considerazione di crìtica e pubblico e nelle valutazioni di mercato. Quali sono i pezzi più pregiati? «Lentini. E' tornato il campione in cui ho sempre creduto. Come capita per tutti i giocatori talentuosi, è più facile affezionarsi a lui. Ma Gigi è uno nato nel Toro. E può concludervi la carriera raccogliendo nuova gloria. Una conferma arriva invece da Ferran- te, in forma strepitosa». E quali le rivelazioni? «L'ultima è Asta che sta offrendo un rendimento eccellente. In rapporto a qualità e prezzo, considerando che l'avevamo preso a parametro zero, è stato un affarone. Merito di Accardi e Corni che, un anno fa, ci avevano creduto. Ma sono parecchi i granata da mettere in vetrina, non per essere venduti, sia chiaro. Da Tricarico a Bonomi, da Fattori a Ficcadenti, alla luce delle ultime, straordinarie prestazioni come difensore centrale. A Sanna, che incarna il cuore Toro. Tutta la squadra è ok ed è pronta per l'esame di maturità a Cesena. Contano molto la fiducia del tecnico e la serenità dell'ambiente». Il mercato di gennaio non porterà grosse novità? «Operazioni minori, come la sistemazione di Bacci, Pedroni e Pastine. Il Toro è molto forte così com'è e non c'è bisogno di rinforzarlo. Caso mai dobbiamo pensare a cercare quegli elementi, in Italia e all'estero, che potranno fare al caso nostro nella prossima stagione. Mezzano? Al di là della simpatia, non c'è nulla di concreto in vista di un suo ritorno, e lo stesso discorso vale per il centrocampista svedese Lantz, uno di quelli che stiamo seguendo». Il popolo granata si sta reinnamorando del Toro? «Sì. I nostri tifosi sono davvero unici. Una grande dimostrazione d'affetto ce l'hanno data domenica scorsa, nella convention che aveva soprattutto uno scopo conoscitivo. E questo calore ci incentiva ad andare avanti con maggiore entusiasmo. Il Toro è tornato ad essere società. Lo si vede e lo si sente in città. La squadra ci costa di più di quello che dà, come tutte quelle blasonate che lottano per risalire dalla B alla A. Se saremo promossi, raccoglieremo i frutti della semina». Bruno Bernardi «Lui ha trasformato Lentini, ma dateci il merito d'aver creduto in Asta, Sanna e Ficcadenti» "pientegranataviduiich
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