Un gentiluomo un po' virtuale sarà l'uomo del 2000 di Raffaella Silipo

Un gentiluomo un po' virtuale sarà l'uomo del 2000 Come le tecnologie cambieranno la nostra vita. Parla Derrick De Kerckhove, teorico dei nuovi media Un gentiluomo un po' virtuale sarà l'uomo del 2000 STORINO IAMO agli albori di una nuova era. L'uomo del Duemila sarà profondamente diverso. Diverso il senso del corpo, la rappresentazione dell'imiverso, il modo di pensare e parlare, di ricordare e anche di dimenticare». Derrick De Kerckhove volteggia tra le installazioni futuristiche della mostra Ars Lab al Lingotto, sorride di sbieco e avverte: il futuro è prima di tutto dentro di noi, un mutante di cui ancora non avvertiamo l'esistenza, ma pronto a rivelarsi. Cambieremo anche senza volerlo, dato che cambierà il linguaggio che useremo. «I mass media deformano la nostra psiche - dice - perché sono un'estensione del pensiero. Una specie di arto fantasma mai abbastanza integrato al corpo e alla mente». E così dopo l'Uomo Religioso del Medioevo, l'Uomo Alfabetico dell'Era Moderna, l'Uomo Radiotelevisivo del Ventesimo secolo, sta per arrivare l'Uomo Virtuale, navigatore immerso nel mondo delle telecomunicazioni, solitario eppure sempre e implacabilmente a contatto con gli altri. «Il libro e la stampa dice lui - hanno significato la scoperta del pensiero privato. Una conquista pagata col sangue, basti pensare all'Inquisizione: è stata la lotta del pensiero pubblico religioso contro quello privato dell'alfabeto». Se libri e giornali sono «linguaggio interno, intelligenza individuale», radio e tv sono invece «intelligenza collettiva, linguaggio esterno, come la religione». Sono entrate nella nostra vita, dice De Kerckhove, «in modo brutale la radio, che tanta parte ha avuto nella Seconda Guerra Mondiale e nelle dittature. In modo più gentile e subdolo la tv, che ha creato una forma di dittatura consumistica». A suo parere, comunque, il potere televisivo è «enormemente sopravvalutato. Non è un potere politico, soltanto economico e in piccola parte culturale. La tv vende se stessa, neanche un mago del video come Berlusconi è riuscito a sfruttarla per accrescere il suo potere politico. Un uomo come Ted Turner, oggi, non parte più favorito di un qualsiasi altro uomo d'affari del suo livello, nella corsa alla Casa Bianca». In ogni caso adesso «il re- gno della tv è finito. Intendiamoci dice - non morirà. Ma cambierà profondamente. Già oggi si atomizza, le grandi reti generaliste perdono, le specializzate crescono». Anche il potere dell'immagine sarà diffuso, sembra dirti, mentre fa rapide incursioni da un angolo all'altro della mostra con la sua cinepresina. E con Internet addirittura «il potere è impotente. E' il medium più democratico che esista, proprio perché incontrollabile. Basti pensare che è nato al Pentagono, ed è riuscito a sfuggire alla mano militare americana. Mica roba da poco. E' il sogno di Karl Marx che si avvera, i mezzi di produzione non controllati da un potere centrale ma nelle mani dei lavoratori». Addio élites aristocratiche. Se è vero, come dice Molière, che «mi gentiluomo è qualcuno che sa tutto senza avere imparato niente», se- condo De Kerckhove stiamo andando verso un'epoca in cui tutti saremo, almeno in questa accezione, gentiluomini. «Con Internet e con il Web possiamo avere accesso a tutto senza avere imparato mai niente». Questa nuova intelligenza lui la chiama «connettiva», e così la spiegherà alla platea un poco stranita del Teatro Colosseo per i GiovediScienza. «E' collettiva, perché nella rete la gente lavora insieme, in una sorta di brainstorming mondiale. Ma determina un'accelerazione individuale della creazione, della produzione di idee e di concetti. Internet fa andare più veloce ognuno di noi, ma insieme agli altri. Il che a me pare un'educazione automatica alla democrazia». La rivoluzione, e di vera rivoluzione si tratta, è già in atto. «C'è un aumento rapidissimo della popolazione mondiale - ricorda De Ker- ckhove - e mi'ancor più rapida crescita delle conoscenze tecniche. Il 1998 è il primo anno in cui le linee telefoniche hanno trasportato più dati che voce». A sentirlo parlare viene il capogiro. Si ferma di fronte a Kage {Ombre, in giapponese), una piattaforma rotonda con venti piccoli coni che proiettano ombre illusive, vibranti o impercettibilmente mutanti, e ti assale un'inquieta nostalgia, per quando un'ombra era un'ombra, prova sicura dell'esistenza degli oggetti. Lui sorride, perché «preferisco pensare che ogni cambiamento sia in positivo». Poi però ammette: «Dopo giornate passate in rete, alla tv, nei dialoghi continui con la gente sono frastornato. Per questo non ho mai voluto un cellulare. Mi sento davvero "troppo connesso"». Sostiene che l'esperienza virtuale «dovrebbe essere una sorta di Club Mediterra¬ née, un mondo in cui tuffarsi ogni tanto, per poi tornare alla vita normale». Coerentemente a ciò, i vecchi media non vanno abbandonati. «La parola scritta, prima di tutto. E' la garanzia dell'identità privata. Libri e giornali sono il solo posto dove le parole se ne stanno in quiete». E Dio sa se nel prossimo millennio ce ne sarà bisogno, di quiete. Non va abbandonata nemmeno la tv, «l'ultima "mente pubblica" rimasta, e per questo necessaria». Perché, dice de Kerckhove, «sarà fondamentale assicurare la continuazione del linguaggio pubblico. Dovremo costruire mia nuova Repubblica mondiale, una casa dove vivere tutti insieme». Aspettiamo un nuovo Rinascimento, dice De Kerckhove, «non più destinato a installare in noi le strutture fondamentali della psicologia individuale, ma a dotarci di una psicologia globale». E mentre le nostre menti interconnettive navigheranno nel web, il nostro cuore, terrà il passo? «Un cuore connettivo nel Terzo Millennio ci sarà di sicuro - allarga le braccia mentre è già lontano - ma io non lo so come sarà». D'altronde, «che sa il cuore? - direbbe Manzoni -. Appena un poco di ciò che è già accaduto». Raffaella Silipo «Internet è il medium più democratico: è il sogno di Marx che si avvera, i mezzi di produzione non sotto il controllo di un potere centrale ma in mano ai lavoratori» Sopra Derrick De Kerckhove qui accanto, da sinistra, Marshall McLuhan e Ted Turner