Callas, la tragedia del figlio mai nato

Callas, la tragedia del figlio mai nato Londra, l'ultima biografìa: non rimase incinta di Onassis e non abortì Callas, la tragedia del figlio mai nato «Amò la sua arte più di ogni essere umano» ILONDRA delicati fiori blu su fondo bianco della zuppiera buona di Stelios Galatopoulos —I non sono imperiosi come le fioriture del canto di Maria Callas. Ma quella zuppiera è un regalo della Divina, che un giorno gli ordinò di andarsi a scegliere un servizio di piatti e di mandarle il conto. Galatopoulos era il fidato amico del lunedì, l'uomo che verso le dieci di sera, all'inizio di ogni settimana negli ultimi due anni di vita di Maria, si faceva trovare pronto presso il telefono di casa a Londra perché lei voleva parlargli della sua arte perduta e dei bambini mai avuti. «La grande tragedia della vita di Maria Callas non fu Onassis - dice Galatopoulos nel suo inglese focosamente accentato -. Le sue due tragedie supreme furono altre: il non aver potuto avere figli e il non essere riuscita a conquistare l'amore di sua madre». Era Maria che, con una goccia pesante di rimpianto nella voce, gli diceva: ((Avrei scambiato volentieri la mia grande carriera per una famiglia con dei bambini. Bada bene, i bambini». Non c'è niente che faccia infuriare Galatopoulos quanto «i miti che hanno fatto di Maria una regina delle telenovelas: quelli che la danno morta con il cuore spezzato da Onassis, per il quale avrebbe rinunciato alla carriera, eccetera. Niente di tutto questo è vero». La misura della puntigliosità di quest'uomo sono i diciott'anni che gli ci sono voluti per scrivere una biografia della cantante acclamata in questi giorni in Inghilterra come «definitiva». Maria Callas. Sacred Monster, appena uscita da Fourth Estate, è già stata acquistata anche in Germania, America e Polonia. Quello status speciale di amico Galatopoulos, che è musicologo e critico, se l'era guadagnato con una costanza militante da callasiano della prima ora: dalla prima Gioconda all'Arena di Verona nel 1947 ascoltò la cantante 123 volte dal vivo, spesso da dietro le quinte. Fu anche uno dei pochi intimi che le restarono vicini fino alla fine: ((Altro che reclusa: io l'ho vista più frequentemente in quegli ultimi due anni della sua vita che nei dieci precedenti. Diciamo piuttosto che molti amici non avevano più tempo per lei da quando avevano capito che non sarebbe tornata a cantare. Lei se ne rendeva perfettamente conto e con un sorriso amaro mi diceva: "Stelios, così va il mondo"». Con la stessa asciutta rassegnazione Maria aveva accettato di aver perduto i suoi poteri vocali: «Era preparata al fatto che non avrebbe più potuto riacquistarli e non ne faceva una gran tragedia assicura Galatopoulos -. "Non sono una vecchia sciocca sentimentale", mi diceva». Sul palcoscenico non sarebbe mai tornata, ma quando morì voleva provare a registrare un disco. Dopo aver perduto la propria voce, Maria soffriva immensamente di non poter udirne risuonare altre: quelle dei bambini che biologicemente non era mai riuscita ad avere. All'apice delle liti con i teatri di mezzo mondo, e cioè intorno al 1957, Maria scoprì sconvolta che il suo corpo stava andando in menopausa precoce: «La Callas non aveva ancora 35 anni ed era disperata». Alcuni, incalza l'autore, «hanno accusato Meneghini di non averle dato un figlio perché voleva che Maria continuasse a far soldi. Ma non è vero: dopo la morte di Maria, Meneghini mi mostrò un certificato di un eminente ginecologo, il professor Palmieri. Lì c'era scritto il difetto congenito che le avrebbe sempre impedito di essere mamma». Galatopoulos, furibondo per quella che definisce «l'assurda leggenda popolare secondo cui Maria abortì il figlio di Onassis», fa notare che la cantante era entrata in menopausa due anni prima di incontrare il magnate greco. L'autore contesta fermamente anche la letteratura che ha dipmto la Callas come una patetica succube di Onassis: «Maria è sempre stata fieramente se stessa. Soleva dire: "Siamo due persone assolutamente indipendenti. Mica per niente siamo greci"». Galatopoulos rivela che in realtà fu lei a non voler diventare la moglie di Onassis per paura di ritrovarsi parcheggiata nella sua vita come una poltrona. «Quando le chiesi perché mai non lo avesse sposato, lei rispose: "In parte fu colpa mia. La mia intuizione mi diceva che non appena lo avessi sposato, la sua attenzione si sarebbe rivolta a una donna più giovane e il nostro matrimonio sarebbe presto diventato una lunga, squallida litigata"». Di più: secondo Galatopoulos, la Callas gli confidò di non avere consumato il suo amore per Onassis finché non si separò da Meneghini, e finché "Ari" non ottenne il divorzio. «Quando dopo la crociera sul "Christina" Maria tornò hi Italia con suo marito, non aveva ancora intenzione di separarsi, bensì di togliergli le decisioni sulla sua carriera e l'amministrazione delle sue royalties, poiché aveva scoperto che Meneghini aveva fatto investimen¬ ti con soldi del loro conto corrente comune. Ma lui rispose: o tutto o niente». La biografia di Galatopoulos è una bilanciata combinazione di persona e arte. Maria gli disse tra l'altro che preferiva interpretare personaggi femminili «capaci di sacrificarsi»: come lei si sacrificò per la sua arte. «Per quanto la Callas abbia sicuramente amato suo marito e Onassis, amò l'orse la sua arte più di quanto fosse capace di amare un altro essere umano». Galatopoulos accarezza inconsapevolmente la zuppiera che simboleggia un po' la Maria materna che non fu mai. Maria Chiara Bonazzi «Mostro sacro» un libro costato diciotto anni di fatica scritto dall'amico più caro, il greco Stelios Galatopoulos «Maria non poteva avere bambini e non era riuscita a conquistare l'amore della madre: questa era una terribile sofferenza» Qui sopra Aristotele Onassis, l'armatore greco non obbligò mai la cantante ad abortire a SocibioE«Cocomcarresconginsonmi195libcolsiaha lin Maria Callas, nel disegno qui accanto, telefonava tutti i lunedi alle dieci di sera all'amico greco Stelios Galatopoulos

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