Imprese italiane frenate dal Fisco

Imprese italiane frenate dal Fisco Anche se le aliquote sono scese del 12%. Vìsco al Secit: puntare sulle società di capitale Imprese italiane frenate dal Fisco Tasse più pesanti solo in Francia e Germania ROMA. L'impresa italiana parte svantaggiata nella competizione dell'Euro: ha ancora 0 record dell'imposizione fiscale sui profitti (41,25%), nonostante la rapida discesa della pressione, che nell'ultimo anno, è scesa quasi del 12% (era al 53,2 nel '97). E' in buona compagnia, con le imprese ancora più tartassate di Francia e Germania, ma dovrà reggere la concorrenza di Paesi dasi regimi fiscali decisamente allettanti: Lussemburgo, Irlanda, Spagna, Portogallo e Olanda, che hanno cominciato da tempo ad allentare la morsa. Lo dice una ricerca a livello Ue condotta da Kpmg International: l'Italia ha fatto sforzi notevoli (senza però rinunciare al gettito), ma è ancora il terzo Paese nella graduatoria del Fisco pesante, con un buon 16%, sceso al 5% nel '98, di tassazione al di sopra della media europea. Campione preso in esame: le multinazionali che hanno oltre 5 mila dipendenti. Sui 15 Paesi presi in esame, 5 hanno ridotto la pres¬ sione fiscale media sulle imprese (Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo e Portogallo), mentre la Francia l'ha aumentata. Più in generale, su un campione di 60 nazioni mondiali, solo 10 hanno ridotto le pretese fiscali. Ma l'Italia, oltre a restare sul podio dell'imposizione fiscale, ha ottenuto un altro risultato: ha abbassato il peso fiscale dell'I 1,95% senza diminuire il gettito. Ha infatti accorpato le imposizioni eliminando l'Ilor, ma istituendo l'Irap che, pur avendo aliquote più basse, si applica a una platea più vasta. Con questi parametri fiscali, l'Italia continuerà a pagare lo scotto: attirerà meno imprese e favorirà l'uscita di quante cercano condizioni più favorevoli. Proprio perchè, avverte Salvatore Lantino, partner responsabile dell'ufficio di Bologna di Studio Associato (corrispondente di Kpmg International per l'Italia «i livelli di tassazione sono diventati un fattore cruciale per competere». Ormai, in Eurolandia la concorren¬ za fra Stati per attrarre capitali e imprese non passerà più attraverso la politica dei tassi. Anche se l'ammontare delle tasse non sarà l'unico fattore da considerare. Uno studio dell'Unione Europea (il Rapporto Runding), mette in rilievo che una tassazione meno pesante è stato un fattore determinante solo nel 48% dei casi. La maggior parte delle imprese ha deciso di investire all'estero sulla base di considerazioni come la disponibilità di una forza lavoro qualificata, stabilità economica e politica, posizione geografica e infrastrutture. Lantino è però convinto che la situazione italiana possa migliorare parecchio nel medio periodo: (Anche se non credo che questo possa avvenire in tempi molto brevi conclude - ritengo che le aliquote sui redditi d'impresa siano destinate a scendere. Non sarei sorpreso se fra due o tre anni l'attuale livello di imposizione dovesse scendere intorno al 35%». Un'ipotesi strettamente legata al recupero dell'evasione. Ieri il ministro Visco ha dato indicazioni ai superispettori del Secit di puntare particolarmente, nel '99, sulle società di capitale oltre che sui patrimoni della mafia. E la Guardia di Finanza ha cominciato a fornire i dati, per grandi città e per regione, sull'attività '98. A Roma sono stati scoperti 167 evasori totali e 82 evasori parziali, entre sono stati individuati 2.500 miliardi di lire (+30% rispetto allo scorso anno) tra ricavi non dichiarati e costi non deducibili, in gran parte spulciando i conti delle multinazionali. In Abruzzo, sono stati 64 gli evasori totali scoperti, 50 quefili paratotali per un'evasione di 121 miliardi. Brano Gianotti Vincenzo Visco, ministro delle Finanze

Persone citate: Gianotti, Salvatore Lantino, Vincenzo Visco, Visco