Milioni di case a rischio

Milioni di case a rischio Milioni di case a rischio «Subito una legge per la manutenzione» ROMA. Nessuno ha ancora inventato il «tagliando» per la casa e così, dopo aver ricevuto l'ok del progetto e dei collaudi, la sua è un'esistenza senza rete. Passano i decenni e a volte i secoli in un vuoto assoluto, privo di controlli e verifiche. «Francia e Germania hanno ideato piani di manutenzione per gli edifici pubblici e di nuova costruzione, noi italiani invece siamo ancora all'anno zero», lamenta Gianfranco Gritella, architetto, responsabile della ristrutturazione della Mole Antonelliana e dei lavori di recupero della Cappella del Guarini a Torino. Ha quindi del miracoloso che i crolli come quello di Roma siano così rari. «Con tutte le approssimazioni dovute alla varietà del territorio e della storia, è in situazione di rischio potenziale il 5/6 per cento del patrimonio edilizio dagli Anni 30 e 40 in poi, realizzato in cemento armato, mentre si sale al 15/16 per cento per quello precedente, in pietra e mattoni», spiega Gritella. A rendere grigia la situazione contribuisce la diffusione dell'abusivismo, che dal dopoguerra a oggi non soltanto ha sfigurato città e campagne ma ha anche costruito con criteri scadenti. E poi incombe - aggiunge Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, il centro indipendente di ricerca di Roma sull'edilizia - «il "modello rapido" tipico degli Anni 50 e 60: in una fase di forte espansione economica e di domanda massiccia si sono tirate su tante case senza badare troppo alla qualità». Risultato di questa imponente pioggia di cemento è che oggi siamo circondati da 26 milioni di abitazioni per appena 20 milioni di nuclei famigliari, un vero eccesso. Di queste, molte hanno compiuto 40 anni, l'età che i tecnici considerano l'inizio della fase critica: si tratta di al¬ meno 350 mila case ogni anno, sulle quali «sarebbe necessario intervenire per verificare lo stato degli standard funzionali», osserva Bellicini. Dato dopo dato, si scopre che rappresentano ormai il 35 per cento del totale e che tra non molto, nel 2010, si salirà a un preoccupante 60 per cento. In realtà, proprietari grandi e piccoli non stanno con le mani in mano. Alla casa - è noto - ci tengono. Tuttavia è più apparenza che sostanza. «Se molti privilegiano finiture e impianti, trascurano spesso gli altri due aspetti fondamentali, le strutture e le opere murarie», dice Bellicini. La corsa alle facciate restaurate e ai bagni rifatti con il non plus ultra di vasche e docce high tech non basta certo a fronteggiare la minaccia del tempo e i danni dell'usura, anche perché «nell'80 per cento dei casi si lavora nel sommerso, quindi al di fuori di qualunque controllo e con personale non sempre specializzato. Basta pensare che per aprire una ditta di ristrutturazioni basta fare richiesta alla Camera di commercio. Non ci vuole alcun titolo professionale e non si deve seguire nessun corso di specializzazione». «La verità è che la manuten¬ zione, quella concreta, è affidata unicamente alla buona coscienza del cittadino», denuncia Gritella. Non esistono leggi né obblighi e gli uffici tecnici dei Comuni «intervengono solo in caso di richiesta o di emergenze - aggiunge Bellicini -: attualmente non sono in grado di fornire valutazioni preventive», in particolare sullo stato del sottosuolo. «Eppure, le aree a rischio da censire sarebbero tantissime, a cominciare da quelle segnate dal maggiore sviluppo speculativo». In caso di dubbi (e di crepe) non resta che rivolgersi proprio a quegli uffici del Comune. «Oppure - dice Gritella - al sindacato inquilini, a quello dei piccoli proprietari, ai vigili urbani, ai vigili del fuoco e chiedere il sopralluogo degli esperti abilitati». Nel libro dei sogni degli esperti resta la mappatura dello stato di salute delle costruzioni e nuove leggi sulla manutenzione. Ieri, il senatore verde Athos De Luca ha proposto «l'obbligo di perizia geologica per tutte le nuove edificazioni e non solo per quelle in zona sismica e l'obbligo di revisione tecnica di staticità e solidità degli edifici che hanno superato i 50 anni». Gabriele Beccaria «Quando un'abitazione compie 40 anni entra in fase critica» VADEMECUM PER LA MANUTENZIONE DELLA CASA QUANDO COMINCIA L'ETÀ' CRITICA A 40 anni dalla costruzione CHE COSA FARE Controllare lo stato delle strutture portanti e delle opere murarie A CHI RIVOLGERSI Agli uffici tecnici del Comune di residenza, al sindacato inquilini, a quello dei piccoli proprietari, ai vigili urbani oppure ai vigili del fuoco

Luoghi citati: Francia, Germania, Roma, Torino