Pinochet, i Lord ci ripensano di Fabio Galvano

Pinochet, i Lord ci ripensano In Gran Bretagna non era mai successo che fosse annullato il verdetto d'appello del tribunale supremo Pinochet, i Lord ci ripensano Annullata la sentenza che gli negò l'immunità LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Pinochet, si ricomincia daccapo. Con una sentenza che fa storia, unica com'è negli annali della giurisprudenza britannica, il tribunale supremo dei Lord ha giudicato inaccettabile la sentenza d'appello che nella stessa aula di Westminster era stata emessa il 25 novembre: quella che, accogliendo il ricorso della pubblica accusa contro la sentenza di primo grado dell'Alta Corte, aveva negato all'ex dittatore cileno ogni diritto all'immunità sovrana e aveva aperto le porte alla procedura di estradizione verso la Spagna, autorizzata pochi giorni dopo dal ministro degli Interni Jack Straw. I cinque Lord chiamati a giudicare l'operato dei loro colleghi hanno accolto all'unanimità l'argomentazione degli avvocati di Pinochet; e cioè l'evidente conflitto d'interesse che aveva macchiato nel precedente giudizio l'operato di Lord Hoffmann, per via degli stretti legami suoi e di sua moglie con Amnesty International e della sua attività a favore di quell'organizzazione presentatasi nello schieramento anti-Pinochet. «La precedente decisione non può essere confermata e dev'essere messa da parte», ha detto Lord Browne-Wilkinson, presidente della nuova cinquina di ermellini. Si ricomincia, allora. A gennaio, probabilmente il 12: quando i «Law Lords», i «signori della legge», riesamineranno l'istanza sull'immunità di Pinochet. Se il nuovo giudizio, che era stato di 3 a 2 nella precedente sentenza, dovesse favorire l'ex dittatore, egli sarebbe libero di ripartire immediatamente per il Cile. La nuova sentenza, o meglio il rovesciamento di quella precedente, vanificherebbe infatti sia la decisione già presa dal ministro Straw, sia la procedura di estradizione già avviata la scorsa settimana con la comparsa del generale sul banco degli imputati al tribunale di Belmarsh. E' una risonante vittoria, per Pinochet. I giochi, che parevano compromessi, sono riaperti. Ma soprattutto la decisione presa ieri dai cinque Lord è un'umiliante e imbarazzante condanna di Lord Hoffmann. «Nelle speciali circostanze di questo caso - ha detto Lord Browne-Wilkinson leggendo la breve sentenza - Lord Hoffmann, che non ha dichiarato i suoi legami con Amnesty Interna¬ tional, doveva considerarsi squalificato». Nessun commento, per ora, dal giudice così esplicitamente strapazzato: è in vacanza all'estero, nessuno è riuscito ieri a raggiungerlo. Ma già si parla con insistenza di sue probabili dimissioni. Mai, nella storia della giustizia britannica, una sentenza di questo supremo tribunale era stata messa in discussione; e mai, quindi, una sentenza era stata rovesciata. Data storica, quindi, che suscita però giustificati allarmi. Tant'è che il ministro della Giustizia, Lord Irvine, ha scritto una lettera a Lord Browne-Wilkinson, il più anziano fra i Lord giudicanti, chiedendogli che «una tale situazione non si ripeta»; che a ogni appello i Lord giudicanti «esaminino se uno di loro può essere al centro di un conflitto d'interesse». Che poi tutto ciò sia avvenuto nell'ambito di un procedimento giudiziario così controverso come è quello contro Pinochet rende ancora più amara la pillola che gli inglesi, convinti di avere la più salda giustizia del mondo e indignati nei giorni scorsi per il fatto stesso che qualcuno potesse sospettare dei loro Lord, hanno dovuto trangugiare. La sentenza completa, hanno detto i cinque giudici, sarà resa nota all'inizio di gennaio. Poi si tratterà di scegliere i cinque nuovi giudici per la ripetizione dell'appello: compito non facile, perché i «Law Lords» sono appena 12. Amnesty International, il cui presidente Andy McEntee ha definito ieri gli avvocati di Pinochet «mol- to fantasiosi» e in grado di costruire un caso che «gli sarà difficile perdere», ha confermato che si ripresenterà per opporsi alla concessione dell'immunità sovrana. Ma questa volta anche il governo del Cile scenderà in campo, al fianco del suo ex presidente. Quello di gennaio, a tre mesi dall'erresto, sarà quindi un dibattito lungo, complesso. Ma questa volta, si spera, decisivo. Fabio Galvano I legami di un giudice con Amnesty hanno determinato la clamorosa revisione Tutto è rinviato a gennaio: in caso di pronunciamento favorevole il generale non sarà più estradato Sopra, Lord Hoffmann, il giudice al centro della sentenza di revisione del processo di appello a Pinochet. A destra, una manifestazione ieri a Londra contro l'ex dittatore cileno

Luoghi citati: Cile, Gran Bretagna, Londra, Spagna