Eltsin ritira l'ambasciatore a Washington

Eltsin ritira l'ambasciatore a Washington Per una volta tutti d'accordo da Primakov a Ziuganov, a rischio la ratifica del trattato sul disarmo atomico Eltsin ritira l'ambasciatore a Washington Durissima condanna della Duma: bombardamento barbaro MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La Russia ha richiamato «per consultazioni» Juiij Vorontosv, il proprio ambasciatore a Washington, in seguo di pn ;esta contro i raid in Iraq. La notizia è stata data da un portavoce del dipartimento di Stato Usa ieri sera (oltre mezzanotte in Italia). Mai, nemmeno ai tempi della guen a fredda, la polemica tra Mosca e Washington era arrivata a tanta incandescenza. Eltsin non ha neppure telefonato aU'«amico» Clinton: «Nelle attuali condizioni, il presidenti? non lo ritiene necessario», ha detto un consigliere per la politica estera. Ma ieri sera il primo ministro Evghenij Primakov ha telefonato al vicepresidente americano Al Gore, chiedendo l'immediata cessazione dei raid e la sostituzione di Richard Bulter, il capo degli ispettori Onu in Iraq, considerato dai russi troppo allineato alle posizioni americane. La risposta di Gore, ovviamente, è stata negativa. Di qui la decisione, sensazionale, di richiamare l'ambasciatore. La Duma aveva approvato una risoluzione durissima contro il «bombardamento barbaro», con un voto schiacciante: 394 favorevoli, uno contrario, due astenuti. Mai in questi ultimi sette anni c'era stata tale unanimità. Dal presidente Eltsin al capo del governo, alla camera alta (che ha deliberato con altrettanta durezza) ai partiti della destra e della sinistra. Nessuno oggi in Russia avrebbe del resto potuto assumere una posizione diversa. Il clima antiamericano è proporzionalmente cresciuto insieme alla crisi economica che colpisce il Paese dopo le riforme «americane». Perfino Viktor Cernomyrdin, l'ex premier, si è lasciato sfuggire un secco giudizio («davvero oltre ogni limite sopportabile»), e il suo rappresentante alla Duma ha addirittura accusato la Casa Bianca di agire come «un gruppo terroristico». Per non parlare delle dichiarazioni di Ziuganov, del presidente della Duma, Selezniov e di altri leader comunisti, che ovviamente non sono state più moderate nella denuncia del «crimine» americano, definito come «atto di terrorismo intemazionale». Il premier Primakov ha parlato di «azione che suscita indignazione, e priva perfino di una motivazione formale». Il sindaco di Mosca Luzhkov ha definito i bombardamenti «arbitrio selvaggio». 1 sarcasmi attorno a Monica Lewinsky, ritenuta causa indiretta dei bombardamenti, si sprecavano ieri nei corridoi della Duma, al punto che un gruppo di deputati, vicini a Zhirinovskij, ha proposto, senza successo, di inserire nella mozione di condanna della Camera bassa un appello a Monica, affinché «prenda misure adeguate» per calmare i bollenti spiriti del presidente Clinton. Le agenzie russe, Itar-Tass e Interfax, hanno dato entrambe noti- zia, da Baghdad, del ferimento, sotto il bombardamento di ieri notte, di mi deputato russo. La Duma ha anche commemorato i morti civili di Baghdad con un minuto di silenzio in piedi, che ha interrotto la sequela di invettive all'indirizzo degli amici Bill e Tony, che hanno deciso di bombardare l'amico degli amici Saddam. Ma, data la evidente e impotente debolezza della Russia, altro che grida d'indignazione e mosse diplomatiche non c'è da attendersi. Ieri quasi tutte le dichiarazioni convergevano su una prima constatazione: in queste condizioni la ratifica del trattato di disanno nucleare Start-2 da parte della Duma diventa impensabile. Eltsin, che si è detto «indignato», ha evitato ogni riferimento a questo punto delicato e ha anzi ribadito il proprio impegno di contribuire a riportare la disputa sul piano politico-diplomatico. Ma anche lui non ha potuto evitare parole di dura condanna. Ma questa è solo la pagliuzza. La trave è la possibilità che la Russia decida unilateralmente di uscire dal regime di sanzioni cui l'Iraq è fin'ora sottoposto. Ipotesi affacciata nella risoluzione della Duma, e che contraddice la linea fin qui seguita da Mosca di non contrapporsi in alcun caso alle decisioni dell'Orni. E una trave ancora più grossa è l'ipotesi che Mosca possa decidere di fare per conto proprio nel commercio delle armi. Prospettive per il momento poco verosimili. Ma la deriva che l'azione americana ha innescato insieme alla crisi politica ed economica in Russia - potrebbe dare il via a impreviste reazioni a catena. Una Russia duramente arroccata all'opposizione, che fa valere le sue prerogative di membro permanente del Consiglio di Sicurezza, potrebbe provocare una reazione dura dell'Occidente, che la tiene per la collottola nei club di Parigi e di Londra, dove si decide il destino del suo debito estero. Il che, a sua volta, potrebbe spingere la Russia di Primakov in pieno default, cioè in totale bancarotta. Baghdad potrebbe così diventare una carta molto costosa per tutti. Giuliette Chiesa Il presidente russo rifiuta di chiamare r«amico Clinton Scatenato il pc che accusa gli Usa di «terrorismo» I deputati di Zhirinovskij si appellano a Monica «che calmi i bollenti spiriti di Clinton» li leader nazionalista Zhirinovskij davanti all'ambasciata americana