Butler, sospetti sul mastino

Butler, sospetti sul mastino Butler, sospetti sul mastino In dubbio alVOnu la neutralità dell'ispettore WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Al Palazzo di vetro ancora non lo chiamano «cane rabbioso», come a Baghdad, ma poco ci manca. I russi ne hanno chiesto la testa. I cinesi e i francesi he hanno piene le scatole. E anche i più teneri ormai si chiedono se a forza di fare il gioco degli americani non abbia compromesso la neutralità dell'Onu. Perché Richard Butler, il gigante australiano che da un anno e mezzo guida la squadra di ispettori Onu in Iraq, appare schierato senza indugi con Washington - il «compare» di Bill Clinton nella logorante partita contro Saddam Hussein. Gli eventi degli ultimi giorni hanno rafforzato ancora di più quest'immagine di Butler. La decisione di richiamare gli ispettori da Baghdad su «suggerimento» americano e senza nemmeno consultare il Consiglio di sicurezza che è pur sempre il suo datore di lavoro - ha irritato tutti, a cominciare, dal segretario generale dell'Onu Kofi Annan. Ma non è soltanto il richiamo degli ispettori ad aver fatto saltare i nervi a più di un diplomatico. L'ormai famoso «Rapporto Butler» che ha spinto Clinton a premere il grilletto contro Saddam è coperto di impronte americane. Si dice che Charly Duelfer, il vice di Butler, ne sia il principale autore. E che il testo sia stato scritto in stretta collaborazione con la Casa Bianca e il dipartimento di Stato la settimana scorsa. Chi lo conosce dice che questa immagine di Butler «in combutta» con Clinton è paradossale. E' sempre stato un diplomatico indipendente, capace di seguire la sua strada anche al costo di provocare - come in questo caso - polemiche e controversie. «E' un jackaroo della diplomazia», dice un amico, paragonandolo ai pastori a cavallo tipici delTAustralia. Butler ha alle spalle 35 anni di carriera diplomatica. «Ha accumulato una vasta esperienza nel campo degli armamenti nucleari», dice Andrew Cockburn, esperto di questioni militari e autore di un libro su Saddam Hussein («Out of the ashes: The Renaissance of Saddam Hussein») di prossima pubblicazione. «E in passato ha dimostrato di essere un negoziatore abile e efficace, soprattutto in Cambogia». Fu Rolf Ekeus, il diplomatico svedese che guidò l'Unscom nei primi anni, a sceglierlo come suo successore. Ma oltre al suo indubbio talento, Butler ha anche - o quantomeno aveva - un lato debole: l'alcol. E in anni passati il problema era diventato così grave che il governo australiano pensò seriamente di pensionarlo. Ma quando accettò l'incarico offerto¬ gli da Ekeus decise di smettere di bere. E di fumare (non ce l'ha fatta) e di mettere le mani addosso alle signore - gli altri suoi vizi che in passato lo hanno messo in difficoltà con la salute e con la moglie. Al contrario di Ekeus, un negoziatore tenace ma dai modi soavi, Butler è stato accusato di aver adottato sin dall'inizio con gli iracheni un atteggiamento arrogante e provocatorio. E non c'è dubbio che a Baghdad l'uomo sia poco amato. «Ora gli iracheni rimpiangono i bei tempi di Ekeus», conferma una fonte diplomatica. E Butler sospetta che l'estate scorsa gli iracheni abbiano cercato di avvelenarlo. Da qualche mese ogni volta che si reca a Baghdad porta con sé una scorta di razioni militari. Butler non fu messo alla testa di Unscom dagli americani ma ha coltivato con abilità il suo rapporto con l'entourage di Clinton. A mano a mano che i rapporti della Casa Bianca con Kofi Annan sono peggiorati nel corso dell'anno, Butler è emerso sempre di più come l'uomo di fiducia degli americani. Per Butler, tuttavia, questo abbraccio americano rischia di aver un costo pesante: l'attacco deciso da Clinton contro Saddam Hussein potrebbe sancire la fine definitiva dell'Unscom - la compagine di esperti che Butler ha spronato contro il raìss e che adesso rischia di trovarsi abbandonata sul campo, [a. d. r.l

Luoghi citati: Baghdad, Cambogia, Iraq, Unscom, Washington