«L'autopsia svelerà l'omicidio»

«L'autopsia svelerà l'omicidio» Ottimismo dopo la riesumazione della salma del banchiere, trovato morto 16 anni fa «L'autopsia svelerà l'omicidio» Calvi jr. : papà ucciso per ordine dei politici COMO DAL NOSTRO INVIATO Se c'è una soluzione al mistero sulla morte di Roberto Calvi, potrebbe essere ancora dentro questa bara intagliata di mogano scuro, che gli addetti al cimitero di Drezzo spolverano piano con una scopa, prima di mettere i sigilli in ceralacca del gip di Roma, Otello Lupacchini, che ha voluto la riesumazione della salma. «Per accertare la causa della morte. Sono passati troppi anni? La medicina legale ha le sue risorse», spiega il giudice, incrollabile nella sua fiducia. E allora riparte da qui, da questo cimitero a un centimetro dalla Svizzera, appena prima della stradina che va su verso il passo di Pedrinate, la storia dell'ex presidente del Banco Ambrosiano, trovato morto a Londra sotto al ponte dei Frati neri, con una corda al collo e i mattoni in tasca. Riparte da questa cappella di marmo grigio, l'unica sulla destra, e da questo doppio loculo di marmo rosso, uno solo dei quali occupato. Dove sotto a tre mazzi di fiori, uno con le margherite gialle, si vede l'iscrizione: «Roberto Calvi. 13.4.1920 Milano. 18.6.82 Londra». Davanti alla cappella dove i muratori lavorano di scalpello ci sono il giudice romano, i periti che da oggi a Milano inizieranno l'esame per accertare se Calvi fu narcotizzato e quindi ucciso o se invece si tratta per davvero di un suicidio. E poi i consulenti della difesa, i tecnici, i carabinieri e in un angolo Carlo Calvi, il figlio del banchiere che da anni vive a Montreal in Canada, assieme alla madre Clara Canetti. «Questo momento da un punto di vista emotivo è tremendo, ma e importante per far luce sulla verità. Per dimostrare che mio padre non si è suicidato, che i mandanti della sua morte sono nel mondo politico», lo dice d'un fiato. Come se da 16 anni, un bel pò di processi, qualche perizia troppo sommaria e un giudice civile a Milano che ha già parlato di omicidio dando torto alle assicurazioni, aspettasse ancora la parola fine, quella definitiva. «Non vengo qui dall'82 - aggiunge Carlo Calvi -. Mi ricordo quando avevamo la casa, là dietro la collina. Adesso ci fa piacere che esista questo attivismo da parte dei giudici. Mia madre sta cercando da quindici anni di dare un senso alla morte di mio padre». Stretto nel cappotto scuro, la sciarpa grigia, e anche senza baffi e con più capelli, sembra la fotocopia del padre. Di quella morte, delle perizie mai approfondite, dei motivi della fuga quando il Banco già scricchiolava, fino al tragico epilogo, Carlo Calvi ha una sua idea da sempre. Sostenuta dalle ultime indagini dei magistrati romani Giovanni Salvi e Maria Monteleone che hanno raccolto confessioni di pentiti di mafia e iscritto nel registro degli indagati il faccendiere Flavio Carboni e quelli della banda della Magliana. «Manca solo l'ultimo anello: i mandanti politici», spera ancora Carlo Calvi. E racconta di Flavio Carboni che a Londra contava su un sottobosco criminale legato all'estrema destra, delle telefonate che faceva da latitante ai fratelli Vitalone, della fuga del padre indotta dai servizi segreti che gli fecero sapere dell'esistenza di un ordine d'arresto per il crack, della fusione tra il Banco e l'Italmobiliare osteggiata da Giulio Andreotti. [f. pol.l Roberto Calvi