Un urlo: mamma, ti aiuto io di Daniela Daniele
Un urlo: mamma, ti aiuto io DRAMMA Un urlo: mamma, ti aiuto io II dolore di un vigile del fuoco «Lì sotto c'è la mia famiglia» ROMA. «Mamma, mamma! Ti salvo io, mamma. E' crollato tutto, tutto». Era passata una ventina di minuti quando gli abitanti delle case vicine a quella crollata hanno sentito l'uomo che gridava e l'hanno visto arrampicarsi sulle macerie, scavare a mani nude, urlando e piangendo. Poi l'hanno visto risalire sul motorino con cui era arrivato e continuare a girare intorno, fino a quando qualcuno l'ha portato via. Ferruccio Fumaselli, 34 anni, ha perso mamma, papà e due fratelli, Stefano, che avrebbe compiuto 30 anni proprio il giorno di Santo Stefano, e Massimiliano, di 23. E' vigile del fuoco. Lo avevano chiamato, l'altra notte, dicendogli che era crollato un palazzo. Dandogli il suo indirizzo di casa. Dapprima aveva pensato che si trattasse di uno scherzo. Fino all'arrivo in motorino: al posto di una casa c'erano polvere e detriti. Al posto della gente, il silenzio. Soltanto molte ore più tardi, dopo aver preso parte ai soccorsi, Ferruccio può raccontare la sua tragedia. Non ha più lacrime e la calma, in lui, ha qualcosa di innaturale. «Quando abbiamo estratto i miei, sembrava che dormissero. Spero solo che non si siano accorti di nulla». E' impassibile e disperato insieme. Ora promette che andrà a fondo delle cause, «perché un palazzo non può crollare così, senza motivo». Vittorio Ciarniello, tassista, 57 anni, ricorda: «Ho abitato da queste parti per tanti anni. I miei figli, da piccoli, andavano al mare con i figli dei Fumaselli. Ma qualcuno è responsabile di tutto questo disastro». Quando il rumore delle scavatrici si spegne, si sentono i latrati dei cani: hanno trovato «una traccia umana». Si affan¬ nano senza sosta, seguiti dai loro conduttori, naso sulle macerie e zampe pronte a scavare: uno dei pastori tedeschi esce di scena zoppiccando, con una zampa fasciata. Hanno trovato molti corpi. Cadaveri che, allineati in un'autorimessa lì vicino, ricordano un'altra maledetta giornata della nostra storia, e i sessantaquattro morti del cinema Statuto di Torino, anche loro messi in fila in un garage, in attesa di essere identificati. Oggi, come allora, storie di bambini portati via da una morte frettolosa. Come il piccolo Edoardo, quattro anni. «Moretto, paffutello e ridente - lo ricorda Gianni, bidello all'asilo della scuola elementare Vaccari -, bello come ogni bimbo di quattro anni. Lo accompagnavo al bagno, lo aiutavo a vestirsi quando doveva uscire». Poi la voce gli muore in gola. I giornalisti si avvicinano ai parenti delle vittime che, con gli occhi fissi agli uomini del soccorso, sono costretti a sopportare un dolore troppo grande perchè non si trasformi, inevitabilmente, in rabbia: «Andatevene, siete degli avvoltoi, non abbiamo bisogno di voi per sapere che sono morti». Verso mezzogiorno arriva un uomo di mezza età, distinto, dai capelli bianchi. Al poliziotto che gli sbarra il passo, dice con voce tremante: «Mio figlio abita lì». Un paio di ore dopo, ritorna, tenendo il braccio di una signora. Sono l'immagine del dolore e di una dignità che esige soltanto il più profondo rispetto. E' lei a parlare: «Abbiamo perso mio figlio, sua moglie e i loro due bambini». Si allontanano seguiti dagli sguardi umidi di chi pensa, sbagliando, di essere abituato a tutto. Daniela Daniele Un cane, utilizzato nei soccorsi, cerca tra le macerie eventuali sopravvissuti
Persone citate: Ferruccio Fumaselli, Fumaselli, Moretto, Vaccari, Vittorio Ciarniello
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