Sepolti sotto cinque piani di cemento di Francesco Grignetti

Sepolti sotto cinque piani di cemento Strage nella notte a Roma, Barberi: collasso strutturale di un edificio costruito con tecniche molto povere Sepolti sotto cinque piani di cemento Venti morti nel crollo del palazzo, si salvano in due ROMA. Un boato e una casa di cinque piani viene giù. E' notte. Nel quartiere Portuense, in via di Vigna Jacobini, all'altezza dell'ospedale Forlanini, si scatena un inferno di urla, gente che piange, sirene, ambulanze. Si comincia a scavare a mani nude, poi con i badili, i bulldozer, le gru. Ci sono sedici famiglie sotto le macerie di una palazzina che s'è sbriciolata senza un perché. Trentotto i residenti. Ieri sera, dopo quasi diciotto ore di lavoro, i corpi recuperati erano venti. Due i miracolati. Alberto Viola, 58 anni, e Luciana Pompei, 53, li ritrovano in pigiama, abbracciati, esausti. Un solaio gli ha fatto da scudo. Il figlio era appena arrivato. E' l'unico tra i parenti in attesa che può esultare. I coniugi hanno retto sotto le macerie per 12 ore e sono stati tirati fuori dai soccorritori alle 15,20. ORE 3,20: UN ROMBO. «Mi stavo facendo un panino - ha raccontato Maurizio Di Giandomenico - in piena notte. Ho sentito la voce di uno straniero che urlava. Sono uscito sul balcone e gli ho gridato di andarsene perché la gente a quell'ora dorme. Quello è salito sul motorino ed è andato via. Neanche un minuto dopo, stavo appena chiudendo la finestra, ho sentito il boato. Tremava tutto. Ho creduto a una bomba. Sono tornato fuori e ho visto il palazzo di fronte che si stava sgretolando. C'era un enorme nuvola di polvere». ORE 4,00: LA MADRE DEL VIGILE. Mauro Fumaselli, vigile del fuoco, smonta dal turno e torna a casa. Trova un cumulo di calcinacci. Tutt'intorno c'è la gente del quartiere che cerca di capire cosa è successo. «E' arrivato sul motorino, ha visto la scena e si è letteralmente lanciato tra le macerie. Urlava: 'Mamma, ti salvo io'. Noi eravamo gelati», racconta Anna Maria Bascani, 38 anni. Il vigile Fumaselli avrà un crollo nervoso quando i suoi colleghi estraggono padre, madre e due fratelli dai resti del palazzo. ORE 5,00: IL COGNAC DELLE SUORE. Nella strada dietro il palazzo distrutto c'è un piccolo convento di suore. Ospitano una scuola materna e elementare. La madre superiora, sorella Elina Diana, all'alba esce con latte caldo e cognac. Spera di poter soccorrere gli scampati. Invece trova solo i soccorritori e i curiosi. «Siamo suore, che cosa possiamo fare se non aiutare chi soffre?», si schermisce la madre superiora. ORE 6,00: IH CENTO A SCAVARE. Il prefetto di Roma, Enzo Mosino, arriva tra i primi. Convoglia carabinieri, poliziotti, finanzieri, vigili del fuoco. Il Comune manda ruspe e camion. Si procede con cautela, si spera di trovare qualcuno vivo. ORE 6/40: ARRIVA IL PARROCO. «Ho sentito la notizia alla radio. Non potevo credere che fosse successo dietro la mia chiesa. Conoscevo diverse famiglie. Ho pregato per loro». Don Angelo è rimasto tutto il giorno tra i soccorritori per benedire le salme che venivano portate via. Di quelli che si sono salvati, dice: «E' un miracolo». ORE 8,30: LA COMMISSIONE D'INDAGINE. Il procuratore Vecchione nomina una commissione: ne fanno parte il professore universitario Remo Calzona, esperto in tecniche di costruzione, un geologo, un tecnico del Comune e il comandante provinciale dei vigili del Fuoco. «Se questo palazzo fosse stato controllato da un esperto - dice Calzona - forse il crollo non sarebbe successo. Ci saranno stati segnali premonitori che all'occhio del profano non dicono nulla». OkC 9,30: IL SINDACO RUTELLI. «Qua ootto ci sono almeno 30 persone. Molti bambini. E' terribile dice Rutelli - e l'emergenza non finisce in giornata. L'edificio è rìeyli anni Cinquanta. Non risultano lavori di ristrutturazione. Bisognerà vedere se sono stati l'atti clandestinamente. Ma le valutazioni tecniche le faremo dopo. Adesso non dobbiamo rincorrere le ipotesi. Prima tiriamo fuori le persone. Poi analizzeremo severamente i motivi del crollo e interverremo sulle responsabilità». ORE 10,00: I PRIMI CADAVERI. Davanti a una folla muta di famigliari e di romani, i soccorritori estraggono pezzi di vita vissuta. Una biciclettina rossa di marca «Camilla». Alcuni faldoni di carta che appartenevano alla tipografia. Un tappeto. Una rete. Una coperta. Diversi cadaveri vengono adagiati in un garage vicino. Nel seminterrato, alto 4 metri, c'era una tipografia, la Stilgraf. Molti accusano a mezza bocca le vibrazioni della Stilgraf. C'è chi parla di piloni tagliati. ORE 11,30: I TITOLARI DELLA TIPOGRAFIA. «Ma che domande ci fate?», reagisce a brutto muso il signor Adriano Marchesini, direttore commerciale, quando si accenna ai lavori nel seminterrato. «Noi abbiamo fatto solo delle solette di cemento come base per i macchinari. Se poi il palazzo non c'aveva il cemento armato, noi che ne sappiamo? Abbiamo trenta operai. Lavoriamo tutto il giorno là sotto. Se sospettavamo pericoli, che dite, non saremmo stati i primi a scappare da qui?». ORE 11,30: PRIME IPOTESI. Arriva il sottosegretario alla Protezione civile, Franco Barberi. «Pare essere un cedimento strutturale». Riferirà poi alla Camera: «Collasso strutturale in un edificio costruito con tecniche molto povere. Nel 1994 i vigili urbani hanno constatato un lavoro su alcune colonne di cemento dell'edificio per allargare il sottopasso della tipografia e ne avevano ordinato il ripristino, mai eseguito. Difficile parlare di un cedimento del sottosuolo, anche se l'eventualità non si può escludere del tutto». ORE 14,00: «ABUSI EDILIZI». Precisa Esterino Montino, assessore comunale ai Lavori Pubblici: «Nell'estate del 1994 fu contestato un abuso edilizio. Il proprietario del seminterrato aveva eliminato due pilastri di cemento, esterni al fabbricato, che collegano il passo carrabile con il muro di cinta. Non sono state toccate le strutture portanti, ma in una struttura così vecchia tutto può diventare concausa del crollo». ORE 15/40: DUE SUPERSTITI. I vigili del fuoco bloccano le ruspe: hanno sentito dei lamenti. Il caporeparto Vittorio Margottini, 52 anni, comincia a scavare con le mani. E fa il miracolo. Quando la gente vede caricare su ambulanze i due sopravvissuti scoppia un applauso liberatorio. E si ricomincia a scavare con più lena di prima. Francesco Grignetti Cinque anni fa furono eliminati dalla casa due pilastri Ma secondo gli esperti non si può escludere anche un cedimento del sottosuolo tOGtsrardbpaArisn

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