«Un processo non sarebbe utile alla pace»

«Un processo non sarebbe utile alla pace» «Un processo non sarebbe utile alla pace» Danielle Mitterrand: occasione storica, l'Europa si muova ROMA. «Ocalan mi ha detto che vuole la pace e che è anche disposto a farsi da parte, se questo servisse per mettere attorno a un tavolo i curdi e il governo turco». Danielle Mitterrand ha incontrato il capo del Pkk di prima mattina, tra le 8,30 e le 9,30 nella villa-bunker dell'Infernetto, poi ha avuto una raffica di colloqui in tutti i palazzi della politica e adesso, alle quattro del pomeriggio, è stanca. Ma anche soddisfatta di questa sua incursione in Italia come presidente di France-Libertés, la fondazione per la difesa dei diritti umani che anima sin da quando suo marito Francois Mitterrand era presidente della Repubblica. «Mi sembra che il governo italiano sia sulla linea giusta: il problema non riguarda il vostro Paese, ma l'Europa che deve trovare una soluzione». Una soluzione che per Danielle Mitterrand non può che essere politica. L'avvio di un dialogo di pace come è già avvenuto per l'Irlanda del Nord o per i baschi. Questo, dice, è l'esempio da seguire e «l'occa¬ sione che il caso Ocalan ha gettato sul tavolo dell'Europa è storica». E' una posizione che France-Libertés predica da tempo: da quando ha raccolto le firme di un gruppo di premi Nobel per la pace, da quando la stessa Danielle Mitterrand è andata in Turchia. Ieri a Roma la sua strada per una composizione negoziata della questione curda, l'ha ripetuta ai presidenti della Camera, Luciano Violante e del Senato, Nicola Mancino, ai ministri delle pari Opportunità, Laura Balbo, e del Commercio estero, Piero Fassino, a Fausto Bertinotti e ad Achille Occhetto, a un gruppo di parlamentari del ppi. In una rincorsa di colloqui che le ha lasciato appena il tempo per mangiare un piatto di pasta. Senza sale, per la sua dieta. «A tutti ho detto la stessa cosa, perché quando si parla di pace non ci sono parole diverse per l'uno o per l'altro». Ma il caso Ocalan ha anche un delicato aspetto giudiziario. Quello sul quale stanno lavorando proprio in queste ore le diplomazie europee. E' il problema del processo. Ne ha parlato con il capo del Pkk? «No. Con Ocalan ho parlato delle basi sulle quali si può costruire una trattativa: l'autonomia della regione curda, senza modificare l'attuale assetto territoriale della Turchia, la fine di una guerra che ha già fatto trentamila morti. Ma se volete la mia personale opinione su un eventuale processo, eccola. Non è con un processo che si può cominciare il cammino della pace. Sarebbe un brutto segno. Potrebbe anche scatenare violenze. E credo che l'opinione pubblica europea cominci a capire che Ocalan è il prodotto di un terrorismo di Stato esercitato da tem- po contro i curdi». E' dura Danielle Mitterrand con il «terrorismo di Stato» che innesca altro terrorismo. Ricorda vicende umane che ha vissuto personalmente quando ha visitato la Turchia. Quella del poeta curdo Musa Anter, arrestato e torturato più volte soltanto perché scriveva in curdo. «Mi disse: lei mi vede qui adesso, ma forse domani non sarò più libero. L'hanno trovato ucciso in un fossato a Diyarbakir». 0 quella di una donna che aveva tentato il suicidio col fuoco di fronte al carcere nel quale erano stati portati i suoi due figli e la più piccola, una bambina di sei anni, era morta sotto la tortura. Ma tra le vittime, non ci sono anche tanti civili uccisi dal Pkk? «Ho fatto la resistenza durante la guerra e i partigiani avevano le armi, hanno ucciso. Non soltanto tedeschi, anche i francesi collaborazionisti. E' la guerra. E' proprio questo che non vogliamo più. Non vogliamo più la guerra». Secondo Danielle Mitterrand, ora che una delle parti in conflitto ha scelto la via del negoziato, sarebbe uno sbaglio lasciar cadere l'occasione. Ma le dichiarazioni di pace di Ocalan sono accettate da tutto il Pkk? 0 la disponibilità a lasciare il campo, ripetuta negli ulti- mi giorni, nasconde una lotta intestina? Danielle Mitterrand, su questo, non si vuole sbilanciare: «Mi ha detto che è pronto a farsi da parte, ma questo non significa che domani sarà sostituito. E sarebbe un errore». Uno dei curdi arrivati con lei dalla Francia suggerisce un'ipotesi: «Ocalan vuole sganciarsi dal Pkk per diventare un Mandela del popolo curdo, il leader di una specie di consiglio nazionale che riunisca anche le altre organizzazioni che si battono per l'autonomia. Il suo non sarebbe un ritiro, ma un rilancio». Enrico Singer «Il governo italiano è sulla via giusta: il problema non riguarda solo voi» «Autonomia della regione curda senza modificare i confini turchi» Danielle Mitterrand ha incontrato ieri a Roma il capo del Pkk poi è stata ricevuta da Violante Mancino dai ministri Laura Balbo e Fassino da Bertinotti Occhetto e dal ppi