«Non poteva stare agli arresti nemmeno un minuto in più»

«Non poteva stare agli arresti nemmeno un minuto in più» «Non poteva stare agli arresti nemmeno un minuto in più» IL PRESIDENTE DELLA CORTE PROMA RESIDENTE Figliuzzi, perché avete liberato Ocalan? «Perché in quarantadue anni di professione io non ho mai tenuto una persona in carcere o sotto altri vincoli un minuto più del dovuto. Appena ci è giunta notizia che il mandato di cattura tedesco a fini estradizionali era stato revocato non potevamo che agire così». Sembra che la vostra decisione abbia infastidito non poco i politici e i diplomatici che stanno lavo- ^ rando per trovare una soluzione al caso Ocalan. «La magistratura non deve e non può fare considerazioni di carattere politico o diplomatico. Ci sono delle leggi, e noi a quelle dobbiamo attenerci. Se avessimo mantenuto l'obbligo di dimora per Ocalan saremmo stati noi giudici a rischiare un procedimento penale, per non averlo liberato». E che fine ha fatto il mandato di cattura turco? «Guardi che noi quel mandato di cattura non l'abbiamo mai ricevuto. Ci siamo fidati della polizia che ne aveva segnalato l'esistenza, ma già con l'ordinanza del 20 novembre avevamo detto che non era applicabile, sia perché il ministro della Giustizia non l'aveva confermato, sia perché i reati contestati, in quel Paese, prevedono la pena di morte, e l'Italia non può estradare una persona che rischia l'esecuzione». La richiesta di estradizione turca, però, è ancora in piedi. «Nemmeno di quella, formalmente, sappiamo niente. Se e quando ci arriverà, la valuteremo. In teoria noi potremmo estradare Ocalan per alcuni reati e non per altri, a seconda che per essi sia prevista o meno la pena di morte. Per adesso, però, non abbiamo ricevuto nulla». Tommaso Figliuzzi, presidente della IV sezione della corte d'appello di Roma, 67 anni, in carriera dal 1957, è un magistrato vecchio stile. Lui rispetta il codice, senza guardare agli effetti collaterali delle sue decisioni. E' stato lui a firmare l'ordinanza che ha reso Abdullah Ocalan un uomo libero: martedì l'Interpol ha comunciato che la Germania aveva dichiarato la sospensione delle ricerche di Ocalan in campo internazionale, rinunciando così all'estradizione, e ieri la corte d'appello l'ha sciolto da ogni vincolo, visto che la pendenza tedesca era l'unico motivo che «consentiva la misura coercitiva in atto». Il provvedimento ha provocato le ire della Turchia e messo in crisi le trattative politico-diplomatiche sul destino del leader curdo. Ma a Figliuzzi e agli altri giudici della corte poco importa di quel che pensano uomini di governo e ambasciatori. «La magistratura - spiega ancora Figliuzzi - serve pro¬ prio a garantire che in nome di altre questioni non si commettano illegalità. Se una persona non deve stare in carcere non ci deve stare e basta. La vicenda dell'estradizione in Germania è definitivamente chiusa, per quella turca si vedrà quando riceveremo gli atti». Proprio ieri - ma la coincidenza con la liberazione è «assolutamente casuale», assicurano in via Arenula - il ministro della Giustizia ha trasmesso alla Procura generale di Roma la domanda di estradizione avanzata dalla Turchia, completa dei filmati e delle fotografie sulle presunte responsabilità del leader del Pkk in attività terroristiche. Su questa richiesta si pronuncerà la Procura e poi deciderà la stessa corte d'appello presieduta da Figliuzzi. Nell'attesa, Abdullah Ocalan può fare ciò che vuole, da ieri mattina non ha più l'obbligo di risiedere all'interno del comune di Roma. Ma per lui la situazione cambia poco o niente. Il capo del Pkk è ancora asserragliato nella villa dell'Infernetto, dove vive e lavora coi suoi arkadaf da quasi un mese. «Ci sono ragioni di sicurezza che gli consigliano di non uscire - spiega Ahmet Yaman, l'esponente del Fronte di liberazione curdo che è andato a prenderlo a Mosca -; del resto lui sarebbe potuto andare in giro per la città anche prima di oggi, e i motivi per cui non l'ha fatto, per ora, rimangono. Poi si vedrà». Il destino di Ocalan si gioca tra il processo per il passaporto falso, la richiesta d'asilo politico, le possibilità di processarlo in Italia o di decretarne l'espulsione, l'ipotesi di estradzione in Turchia. «Ma l'espulsione - avvisano gli avvocati-deputati Luigi Saraceni e Giuliano Pisapia - sarebbe una gravissima violazione del nostro ordinamento costituzionale, e farebbe dell'Italia uno Stato in cui si antepongono le convenienze politiche all'osservanza dei principi fondamentali di ogni Stato democratico». Giovanni Bianconi «Mai ricevuto mandati di cattura turchi Se arriva, torniamo a occuparci del caso ma c'è il rischio della pena di morte» Se manca il suo assenso i tempi possono allungarsi Forse accetterà Stoccolma «I magistrati si attengono solo alle leggi Nessuno li autorizza a fare considerazioni di carattere politico o diplomatico» NTE TE ROMA Figliuzzi, liberato quarantaone io non ersona in vincoli un uto. Appezia che il tedesco a era stato vamo che stra deciidito non plomatici ^ Il leader del Pkk Abdullah Ocalan A destra: t ministro degli Esteri Lamberto Dini Il leader del Pkk Abdullah Ocalan A destra: t ministro degli Esteri Lamberto Dini