Israele in crisi aspetta la tempesta di Aldo Baquis

Israele in crisi aspetta la tempesta Lunedì chiederà al Parlamento un voto sulla sua politica di pace, il «no» è dato per scontato Israele in crisi aspetta la tempesta Netanyahu: fiducia o elezioni TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Benyamin Netanyahu accetta la sfida dell'opposizione laborista ed è pronto ad andare ad elezioni anticipate. Al più presto fra due mesi, al più tardi il 27 aprile: la settimana prima cioè del fatidico 4 maggio 1999 stabilito da Yasser Arafat come il giorno a partire dal quale, allo scadere dagli accordi di transizione, si sentirà libero di proclamare imo Stato indipendente con Gerusalemme Est per capitale. Nel frattempo, la realizzazione degli accordi di Wye Plantation si è arrestata ed è dubbio che riprenderà durante l'infuocata campagna elettorale. L'annuncio della disponibilità del Likud a sciogliere in anticipo la legislatura è avvenuto ieri sera nella «Fortezza Zeev», sede del partito di Netanyahu. Impettito sotto al ritratto di Menachem Begin, fondatore del partito, il primo ministro ha acceso in diretta televisiva le rituali candeline sul candelabro del Hanukà, ha cantato a mezza bocca un canto tradizionale e ha annunciato alla nazione che lunedì tornerà a presentare in Parlamento la propria politica basata sull'asserita volontà di procedere nella realizzazione degli accordi con i palestinesi una volta che questi abbiano adempiuto a tutti gli impegni. Qualora il Parlamento dovesse negargli la fiducia, «sarà il Likud stesso a proporre elezioni anticipate». Pochi istanti dopo, però, lo stesso ministro degli Esteri Ariel Sharon ha pronunciato un discorso di esequie dell'esecutivo di Netanyahu. «Siamo stati sottoposti ad attacchi selvaggi fin dal primo giorno di governo, in primo luogo da forze interne ad Israele - ha detto - l'erosione è arrivata a tal punto che non potevamo più continuare a governare e abbiamo dunque deciso di anticipare le elezioni». Da alcune settimane sia Sharon, sia il ministro della Difesa Yitzhak Mordechai erano giunti alla conclusione che l'estrema risicatezza della maggioranza parlamentare della coalizione (61 seggi su 120) impediva di realizzare non solo gli accordi con i palestinesi, ma anche la politica economica. E infatti la goccia che ha fatto traboccare il vaso è giunta con le dimissioni del ministro delle Fi¬ nanze Yaakov Neeman (un tecnocrate, legato da amicizia personale con Netanyahu) che ieri dalla Svizzera, dove si trova in vacanza, ha inviato una lettera di dimissioni in cui si lamentava dell'impossibilità di far approvare dal Parlamento il bilancio del 1999. Ieri intanto Netanyahu ha provveduto a bloccare la realizzazione degli accordi di Wye Plantation. Nessun ulteriore ridispiegamento avverrà in Cisgiordania - ha chiarito - finché Arafat non avrà rinunciato a proclamare unilateralmente uno Stato indipendente, non avrà rinunciato a richiedere da Israele la liberazione dei palestinesi condannati per omicidio e non avrà svuotato i magazzini in cui secondo Israele - ammassa fucili, mine, razzi anticarro Rpg, missili Low e cannoni antiaerei: «Non possiamo arrenderci oggi alle violenze di piazza dei palestinesi, perché altrimenti in futuro non potremmo più vivere qui». Di fronte alla prospettiva di elezioni anticipate il partito laborista ha ostentato grande soddisfazione. «Finalmente Netanyahu ha dovuto ammettere il fallimento del suo governo», ha detto il leader del partito, Ehud Barak, mentre l'ex premier Shimon Peres ha espresso viva apprensione per il vuoto che sta per crearsi nelle relazioni israelopalestinesi. Una nuova Intifada potrebbe esserne la conseguenza. Ieri Barak era già a colloquio con James Carville, un ex consigliere di Clinton che dirigerà la sua propaganda elettorale. Carville gli ha consigliato di non sferrare attacchi personali a Netanyahu e di intraprendere piuttosto un'«offensiva aggressiva» che metta in rilievo i fallimenti del governo uscente. Aldo Baquis Netanyahu subito prima dell'annuncio con il suo capo di Gabinetto, Naveh

Luoghi citati: Cisgiordania, Gerusalemme Est, Israele, Svizzera, Tel Aviv