L'impeachment rinviato per guerra di Andrea Di Robilant

L'impeachment rinviato per guerra Ossigeno per il presidente, il risultato è scontato perché gli incerti passano tra gli avversari L'impeachment rinviato per guerra Sì dei repubblicani: dopo il blitz la votazione slitta WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un attacco contro Saddam Hussein farà slittare il confronto previsto per stamane sull'impeachment di Bill Clinton. Ieri sera la leadership repubblicana al Congresso si è messa d'accordo con i democratici per rinviare tutto in caso di guerra. E così il Presidente otterrà forse in extremis i «tempi supplementari» quando ormai sembrava spacciato. Clinton è tutt'altro che salvo, anche in caso di uno slittamento. Sulla carta un voto a favore dell'impeachment appare ancora oggi l'esito più probabile quando la Camera sarà chiamata a pronunciarsi. E ieri altri repubblicani moderati che erano ancora incerti hanno rotto gli indugi dichiarando che avrebbero votato a favore dell'impeachment. Ma i drammatici sviluppi di ieri hanno, se non altro, rallentato una dinamica che pareva inesorabile. La giornata era cominciata malissimo per Clinton, che deve convincere almeno altri otto repubblicani a votare contro l'impeachment per salvarsi. Robert Ney, deputato dell'Ohio, ha annunciato il suo voto a favore. Poi è stata la volta di un altro moderato, Brian Bilbray di San Diego. Poi ancora dell'influente Jim Leach, deputato dell'Iowa. C'era insomma un crescendo a sfavore di Clinton proprio mentre il Presidente si riuniva con il suo consiglio di guerra alla Casa Bianca. Poi, a metà giornata, l'intreccio tra i preparativi di guerra del Presidente e i preparativi di voto alla Camera ha prodotto un primo risultato concreto: un accordo di massima raggiunto tra il prossimo Speaker della Camera Bob Livingston e il leader della minoranza democratica Richard Gephardt per far slittare tutto in caso di guerra. Nel pomeriggio Clinton si è dedicato alla questione impeachment, ricevendo alla Casa Bianca un deputato repubblicano ancora incerto, Christopher Shays. La conquista di un solo voto da parte del Presidente - se ci sarà ovviamente non basterà a frenare il trend contro di lui. E se il voto alla fine non dovesse slittare tutto indica che l'impeachment passerebbe, e che Bill Clinton sarebbe «processato» dal Senato a cominciare da gennaio. In caso di attacco ogni previsione diventa più complicata. Fino a quando slitterà il voto alla Camera? La settimana prossima si entra nella settimana di Natale, e una convocazione della Camera appare improbabile. Tra Natale e Capodanno? Non se l'attacco sarà prolungato. E allora si arriva all'anno prossimo. Con la differenza che la prossima Camera avrà sei repubblicani in meno rispetto a quella attuale - dettaglio tutt'altro che irrilevante visto che il voto appare comunque sul filo del rasoio. Nel frattempo, dicono fonti vicine a Clinton, la Casa Bianca continuerà a premere per ottenere che una mozione alternativa di censura venga messa al voto - ipotesi che finora è stata risolutamente negata dalla leadership repubblicana in base alla tesi piuttosto debole che la Costituzione non prevede una simile via d'uscita. Ieri, non appena i venti di guerra hanno aperto uno spiraglio sull'impeachment, il vice presidente Al Gore è ripartito all'attacco esortando la Camera ad abbandonare «l'aspra partigianeria» di questi giorni. «C'è ancora tempo perché repubblicani e democratici si mettano d'accordo su una soluzione di compromesso che abbia l'appoggio dei due partiti». L'altro sviluppo significativo è l'entrata in scena di Bob Livingston, il prossimo Speaker della Camera. Finora se n'era rimasto in disparte, lasciando che la destra repubblicana guidasse l'assalto al Presidente. Ma ieri è stato lui a negoziare con i democratici l'accordo per l'eventuale slittamento del voto in caso di guerra. E a questo punto la Casa Bianca spera che Livingston accetti l'invito di alcuni grandi vecchi del partito repubblicano, a cominciare da Robert Dole, a trovare un compromesso per evitare l'incubo di un «processo» a Clinton. Andrea di Robilant Se si deciderà il prossimo anno la Casa Bianca ha più chance Regista dell'intesa il nuovo speaker repubblicano Livingston

Luoghi citati: Iowa, Ohio, San Diego, Washington